L'Olanda in recessione tecnica, cosa può cambiare per l'Europa
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EuropaIn evidenza Mer 16 agosto 2023

L'Olanda in recessione rimette in discussione il Patto di stabilità europeo. E anche i falchi della Bce ora dovranno volare bassi

L'Olanda entra in recessione tecnica, la prima volta dalla pandemia. Pesa sui dati, il calo delle esportazioni e anche dei consumi interni. L'Olanda in recessione rimette in discussione il Patto di stabilità europeo. E anche i falchi della Bce ora dovranno volare bassi
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Secondo calo trimestrale consecutivo, l’Olanda entra in recessione tecnica, la prima volta dopo la pandemia. Pesa sui dati, il calo delle esportazioni e anche dei consumi interni, che non marciano più con lo stesso ritmo dello scorso anno. L’ufficio nazionale di statistica ha certificato che Pil nel secondo trimestre è calato dello 0,3% annuo e dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Quindi, il secondo segno negativo trimestrale consecutivo, dopo la contrazione dello 0,4% dei primi tre mesi dell’anno. E gli analisti non parlano di un miglioramento in tempi brevi. 

Una notizia che casca come una tegola sulla testa dell’economia europea, ancora provata dal caro energia e dall’inflazione, più in generale, iniziata a crescere da dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Un ennesimo campanello d’allarme per Bruxelles, dove ancora si cerca una quadra per le regole del nuovo Patto di stabilità. E per i falchi della Bce, che non vedono di buon occhio l’allentamento dell’austerità sui tassi d’interesse.

Il governatore della banca dell’Olanda, Klaas Knot, è da sempre considerato un super falco a Francoforte. È stato tra i più convinti sostenitori della lotta all’inflazione alzando il costo del denaro. Ma già il mese scorso, forse intuendo l’inizio della recessione del suo Paese, si era dimostrato più accomodante. “Per il mese di luglio è una necessità, per qualsiasi cosa che vada oltre luglio sarebbe al massimo una possibilità, ma sicuramente non una certezza – aveva detto il banchiere centrale – Dobbiamo guardare con attenzione a ciò che i dati ci diranno”. Parole che avevano sorpreso anche le stesse colombe per la loro mitezza.

Per quanto riguarda la riforma del patto di stabilità, Germania e Paesi Bassi avevano chiesto di fissare degli obiettivi di riduzione del debito per tutti gli Stati. Diversamente da quanto vorrebbe la Commissione europea, che sta cercando una linea più morbida. Linea che ora potrebbe fare comodo proprio ad Amsterdam, che una manica più larga sui conti per rilanciare la sua economia.

Tutto questo in attesa, ovviamente, in Olanda delle elezioni del prossimo 22 novembre dall’esito quanto mai incerto. Il Paese, infatti, è senza governo, dopo le dimissioni del primo ministro Mark Rutte e il suo addio alla politica dopo 13 anni. Rutte aveva cercato di negoziare un pacchetto di misure per ridurre il flusso di nuovi migranti in arrivo. Il nulla di fatto su questo tema aveva messo in crisi il mandato del suo esecutivo, portandolo ad elezioni anticipate.

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