Fondi pensione, Covip al governo: "Intervenire a tutela dei giovani"
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AperturaGoverno Mer 07 giugno 2023

Fondi pensione, Covip al governo: "Intervenire a tutela dei giovani"

Il sistema dei fondi pensione ha tenuto. Ma lo scenario è a tinte fosche per via degli squilibri demografici, di genere e intergenerazionali. Fondi pensione, Covip al governo: "Intervenire a tutela dei giovani" Fondi pensione
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Per la Covip c’è bisogno di interventi ad hoc per i fondi pensione dei giovani

La previdenza complementare ha retto all’onda della pandemia e del rallentamento dell’economia. Tuttavia le prospettive non sono rosee e fiori. Non solo per effetto della crisi, ma anche per gli squilibri geografici, demografici e di genere che caratterizzano già oggi i fondi pensione. Inoltre non si può non prendere atto del fatto che, complici le turbolenze sui mercati azionari, i rendimenti sono calati.

Di qui la richiesta dell’autorità di vigilanza sui fondi pensione, Covip al governo: sono necessari “interventi mirati sul sistema degli incentivi all’adesione e alla contribuzione per agevolare, in particolare, l’inclusione nel sistema previdenziale delle fasce più deboli di lavoratori e per raggiungere una maggiore equità intergenerazionale”. L’obiettivo? Evitare che siano penalizzati i giovani. 

Sono loro infatti che rischiano di pagare il prezzo più alto di uno squilibrio previdenziale legato a doppio filo non solo con la demografia, ma anche con la maggiore precarietà esistente sul mercato del lavoro. “La crescente incidenza di carriere discontinue e frammentate, spesso
accompagnate da curve salariali piatte, evidenzia che chi più avrebbe bisogno di un’integrazione del reddito pensionistico è paradossalmente
meno in grado di partecipare alla previdenza complementare” si legge nelle considerazioni del presidente, Francesca Balzani, alla relazione 2022.

I numeri parlano chiaro

Alla fine del 2022, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari sono ammontate a 205,6 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto all’anno precedente a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari: un ammontare pari al 10,8% del pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.

Sono concentrate in trecentotrentadue forme pensionistiche, 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (PIP) e 191
fondi preesistenti. “E l
a tendenza al consolidamento del sistema prosegue, in particolare nel settore dei fondi preesistenti, il cui numero è meno della metà di quello esistente nel 1999″ spiega Covip. Gli iscritti ammontano a 9,2 milioni di lavoratori, il 5,4 per cento in più rispetto all’anno precedente. In percentuale delle forze di lavoro, gli iscritti ai fondi pensione sono pari al 36,2 per cento. Gli iscritti ai fondi negoziali sono 3,7 milioni, il 9,9 per cento in più rispetto al 2021.

Rendimenti in calo

Quanto ai rendimenti, “le turbolenze dei mercati finanziari hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari, tanto per le linee di investimento a maggiore contenuto azionario quanto per quelle obbligazionarie. I comparti azionari hanno registrato perdite in media pari all’11,7% nei fondi negoziali, al 12,5 nei fondi aperti e al 13,2 nei Pip. Per le linee bilanciate i rendimenti medi sono stati negativi in tutte le forme pensionistiche: 10,5% nei fondi negoziali, 11,5 nei fondi aperti e 12,3 nei Pip” prosegue il documento.

Ma a medio termine. Gli obbligazionari misti hanno perso il 10,3% nei fondi negoziali, il 7,6% nei fondi aperti; gli obbligazionari puri hanno registrato perdite del 3,5% nei fondi negoziali e del 10,9% nei fondi aperti. “Se si considerano gli ultimi dieci anni però il rendimento è stato superiore al 2% per tutti i fondi in linea con la rivalutazione del Tfr” spiega la relazione.

Quanto alle casse previdenziali, alla fine del 2022, le attività complessivamente detenute ammontano, a valori di mercato, a 107,9 miliardi di euro, in aumento di 7,2 miliardi rispetto all’anno precedente (7,1%). Un piccolo tesoro che il governo vorrebbe in parte spingere verso il finanziamento dell’economia reale.

I dati mostrano uno squilibrio fra giovani e lavoratori adulti

Secondo l’età prevalgono le classi intermedie e più prossime al pensionamento. Il 48,9 per cento degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni e il 32,3 per cento ha almeno 55 anni. La percentuale degli iscritti al di sotto dei 35 anni è del 18,8 per cento, 1,1 punti percentuali in più rispetto a cinque anni prima. Anche per questi ultimi incide la minore partecipazione nel mercato del lavoro” si legge nella relazione.   “Le differenze di partecipazione alla previdenza complementare si riflettono anche sull’entità dei versamenti alle forme pensionistiche, persistendo gap salariali e di continuità lavorativa tra i generi e tra le classi di età nonché tra le diverse aree geografiche del Paese” prosegue il testo. Tradotto: esistono differenze importanti fra il Nord e il Sud del Paese, fra giovani e adulti, nonchè fra donne e uomini (il 68% del totale iscritti).

Di qui l’appello Covip all’esecutivo

“L’innalzamento del limite di deducibilità appare strumento poco incisivo considerando che solo i lavoratori delle fasce di reddito più elevate sono in grado di dedurre i contributi fino al limite massimo (pari a circa 5.164,57 euro, escluso il TFR indirizzato alla previdenza complementare, quando invece il contributo medio è di 2.770 euro)” spiega il presidente. 

“La crescente incidenza di carriere discontinue e frammentate, spesso accompagnate da curve salariali piatte, evidenzia che chi più avrebbe bisogno di un’integrazione del reddito pensionistico è meno in grado di partecipare alla previdenza complementare” aggiunge. “In queston contesto gli attuali incentivi fiscali andrebbero rimodulati in funzione del reddito degli iscritti, eventualmente prevedendo un intervento diretto dello Stato a sostegno di determinate categorie, e in particolare dei più giovani” precisa.

“Andrebbe inoltre valorizzata la possibilità – oggi prevista solo nella fase di ingresso nel mercato del lavoro – di riportare in anni successivi la deducibilità dei contributi non goduta in un determinato periodo di imposta” precisa. 

Il governo ritiene strategica la previdenza

“La necessità di investire nella previdenza complementare è davvero strategica” ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, annunciando a breve un regolamento per le casse previdenziali. Testo con cui Durigon sta lavorando con il sottosegretario Freni. “Daremo la possibilità di essere più forti ed esaustive. Sappiamo che qualche cassa ha una carenza di base, che dobbiamo colmare. Quello che dobbiamo evitare, e con Covip lo possiamo fare, sono nuovi casi Inpgi, sarà un nostro obiettivo: devono essere eliminati prima” ha rimarcato il sottosegretario leghista.

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