Scordamaglia (Filiera Italia) attacca i media sulle carni sintetiche
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AperturaVino & Cibo Gio 08 giugno 2023

Scordamaglia (Filiera Italia) denuncia: "Pressioni sulla stampa per sostenere le carni sintetiche"

Le pressioni dei grandi capitali condizionano i media sulle carni sintetiche. Per Scordamaglia, l'obiettivo Ue è smantellare l'agroalimentare Scordamaglia (Filiera Italia) denuncia: "Pressioni sulla stampa per sostenere le carni sintetiche" Carne coltivata
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Per Scordamaglia, il dibattito sulle carni sintetiche non è trasparente

Bruxelles vuole smantellare l’agroalimentare italiano ed europeo. E lo fa anche attraverso forti pressioni sulla stampa eccessivamente sbilanciata a favore delle carni prodotte in laboratorio. Ci va giù duro Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia, fondazione nata per sostenere e valorizzare il cibo 100% italiano. La prova è nel numero di articoli comparsi da quando si è iniziato a parlare di carni sintetiche: “Solo nel 2020, ci sono state più di 12.000 pubblicazioni su questo argomento! Tuttavia, nello stesso periodo di tempo, solo pochi articoli scientifici, circa 300, hanno trattato la questione. Una disconnessione che dà un’immagine di parte del dibattito” spiega.

LUIGI SCORDAMAGLIA FILIERA ITALIA

In ballo ci sono 25 miliardi di investimenti in cinque anni. “E se per la questione di un Paese Arabo (il Qatar, ndr) è accaduto quello che è accaduto a Beruxelles, immaginiamo cosa può accadere quando si muove una tale massa di denaro e come può essere condizionata la stampa” chiarisce Scordamaglia nel suo intervento a Roma nel corso della presentazione del libro “Carni e salumi: le nuove frontiere della sostenibilità“, edito Franco Angeli. Un testo scritto dalla nutrizionista Elisabetta Bernardi, dal professore di Chimica Agraria (università Sacro Cuore) Ettore Capri e dal professore di etica e sostenibilità degi Allevamenti (Università di Sassari) Giuseppe Pulina  con l’obiettivo di analizzare la questione su più fronti: dall’ambiente alla salute per arrivare alla sicurezza, alla cultura. all’economia e all’etica.

I rischio ci sono. Lo dicono Oms e Fao

Dal suo punto di vista la verità è che “la gente ama la tecnologia, ma non vuole mangiarsela“. Tanto più che non c’è evidenza del fatto che i cibi in laboratorio non facciano male. Anzi per la verità “la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno riscontrato la presenza di 53 potenziali pericoli per la salute nell’ambito del processo di produzione della carne coltivata” chiarisce.

Il meccanismo di produzione è del resto complesso parte dal liquido fetale, ottenuto uccidendo un animale. Poi vengono utilizzate cellule staminali in un bioreattore con un brodo di coltura. Con tanto di uso di ormoni, vietati nella produzione zootecnica, e anche una massiccia dote di antibiotidici. Tutt’altro che bio, insomma. Per questo, secondo Scordamaglia, il processo di autorizzazione per l’introduzione sul mercato di carni sintetiche dovrebbe essere quello utilizzato per i farmaci.

Inoltre anche sull’impatto ambientale delle carni sintetiche i numeri non tornano

Oltre ai rischi per la salute umana, infatti, c’è poi da prendere in considerazione l’aspetto ecocompatibilità. Secondo le stime di Scordamaglia, l’impatto ambientale della carne coltivata è dalle 4 alle 25 volte superiore rispetto a quello di un prodotto tradizionale proveniente da allevamenti. Così per produrre i 44 milioni di carni sintetiche al 2030, come richiesto dalla domanda globale, si produrrebbero 354 milioni di tonnellate di Co2 contro i 150 degli allevamenti. Il tutto utilizzando 150mila bioreattori.

Anche tenendo conto di questi numeri, il governo italiano ha deciso di vietarne la produzione in Italia. Questo significa bloccare l’innovazione? Per il numero uno di Filiera Italia la risposta è no dal momento che 2la ricerca va avanti”. Non solo: “Siamo favorevoli alle innovazioni positive che però non mettano a rischio la biodiversità. Ma intendiamo salvare il principio di precauzione” aggiunge.

La lobby delle carni sintetiche è in pressing

A Bruxelles la tensione è alta. “La Commissione Ue sta provando a smantellare l’agroalimentare europeo senza peraltro avere dati certi, ma solo sulla base di un approccio ideologico” precisa Scordamaglia. “E’ in atto una vera e propria sanificazione del dibattito” in un clima che definisce “sovietico”. Obiettivo: far arrivare beni alimentari prodotti in laboratorio sugli scaffali dei supermercati.

La carne, in primis, per conquistare anche solo una piccola fetta di un mercato che vale in Europa 170 miliardi di euro e impiega più di 4 milioni di persone. Ma il progetto è più ampio: in loboratorio si producono infatti anche uova, formaggi, pesce, oltre alle farine di insetti. Una partita da miliardi di dollari dietro cui si celano i grandi nomi della finanza internazionale fra cui Bill Gates.

 

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