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Imprese ItalianePrimo piano Mer 14 giugno 2023

Made in Italy, per l’87,5% delle Top PMI investire in tecnologia aiuta a competere

Tecnologie e flessibilità sono il segreto del Made in Italy. Anche per il futuro Qual è il nesso tra il digitale e il modo in cui il Made in Italy compete sui mercati internazionali? Semplice: la tecnologia aiuta la flessibilità che è uno dei fattori di successo del sistema produttivo del nostro... Made in Italy, per l’87,5% delle Top PMI investire in tecnologia aiuta a competere FOOD FARM 4.0
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Tecnologie e flessibilità sono il segreto del Made in Italy. Anche per il futuro

Qual è il nesso tra il digitale e il modo in cui il Made in Italy compete sui mercati internazionali? Semplice: la tecnologia aiuta la flessibilità che è uno dei fattori di successo del sistema produttivo del nostro Paese. Ed è il segreto per sopravvivere in un contesto di turnolenza come quello che stiamo vivendo. Lo racconta il risultato di un’indagione promossa da Calicantus, BigCommerce e Upskill 4.0, con l’intervento del professor Stefano Micelli, presentata al Campus Scientifico dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Lo scenario non è infatti dei più facili, ma gli strumentyi per restare competitivi ci sono e diverse imprese italiane dimostrano di averne intuito le potenzialità. 

La global economy è in ritirata

Come ha spiegato il professor Miceli, la narrativa che abbiamo ereditato dai decenni passati corrisponde ad un’idea di mondo completamente aperta agli scambi commerciali, fondata sull’annullamento progressivo delle differenze tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, tra ideologie politiche, tra paesi occidentali e orientali. Un approccio cavalcato per molto tempo da imprese globali, che proponevano prodotti indifferenziati e raccontavano un universo composto da consumatori omogenei.

L’evoluzione della storia, condizionata dagli avvenimenti degli ultimi 20 anni, ha però proiettato le aziende in uno scenario ben differente: alcuni eventi internazionali hanno portato ad una rapida interruzione di questo processo. A sfatare il mito della globalizzazione sono infatti eventi recentissimi, come l’ostruzione del Canale di Suez, la chiusura di Mc Donald in Russia, la crisi in Sri Lanka.

La metamorfosi è iniziata nel 2008

L’attuale crisi della Global Economy era però tutt’altro che inaspettata: già il crash finanziario del 2008 ha segnato un profondo mutamento nel movimento del capitale a livello internazionale. Pandemia e Guerra hanno inoltre messo a dura prova la libera circolazione di merci e persone negli ultimi 3 anni. Tutti elementi che hanno portato a riconsiderare il problema della distanza tra i Paesi, non solo da un punto di vista geografico ma amministrativo, economico e politico.

A questo punto fella storia, sono solo tre i modelli di aziede che possono sopravvivere al nuovo contesto: le multinazionali, le aziende tecnologiche e le imprese di nicchia come il mondo del Made in Italy. A patto però per queste ultime di sviluppare la tecnologia per competere sui mercati internazionali.

“L’Italia oggi ha imparato a competere dismettendo l’economia di scala e intraprendendo un percorso di adattamento alle richieste della clientela che oggi vengono amplificate dall’utilizzo consapevole e intelligente della tecnologia – sostiene il prof. Micelli – il valore della relazione mette in moto una dinamica di scambio, apprezzamento e ideazione di un prodotto personalizzato, così com’è insito nel modello italiano.”

Valentino Bergamo, ad Calicantus

Il Made in Italy sta sfruttando il digitale per essere più a misura di cliente

Secondo uno studio di Banca IFIS e l’Università, le Top PMI sono competitive nell’84,4% dei casi grazie all’elasticità produttiva su richiesta del cliente; nel 58,1% per prodotti unici e distintivi e nel 45% per un’offerta più ampia rispetto alla concorrenza. Limitata l’attenzione per prezzi inferiori alla concorrenza, che scende al 13,1% per le imprese Top, rispetto all’opinione delle PMI Medie (26%).

In questo scenario l’87,5% delle Top PMI afferma che le tecnologie svolgono il ruolo di abilitatore per competere in termini di flessibilità e personalizzazione dell’offerta, il 76% nell’efficienza del processo produttivo e nel 64,6% migliora la competitività internazionale. Anche il tema dell’ecologia inizia ad avere un ruolo rilevante nell’opinione delle imprese: il 35,4% sostiene che la digitalizzazione possa migliorare la sostenibilità ambientale.

La soluzione è nella valorizzazione della nostra capacità di dialogare e comunicare: investendo in un’infrastruttura digitale che consenta di monitorare e quantificare i dati, sistemi CRM, leve per gestire le interazioni, analiticità per analizzare la capacità di presidiare il dialogo e come convertire in valore economico.

Non a caso l’82% delle aziende si è già dotata di un sistema CRM o è in fase di implementazione e il 67% dei dirigenti marketing ritengono l’utilizzo di marketing analytics essenziale per la competitività, con un aumento di profitto che si aggira dal 5 al 15%.

Non solo tecnologia, ma anche personale e formazione

Per gestire comunità e spiegare la complessità di un prodotto è indispensabile attrezzarsi con un backoffice strutturato: un sistema di tecnologie che assicuri regole, efficienza e sia in grado di gestire un’economia di scala. Dalla documentazione fiscale ai servizi di reso, dal supporto tecnico alla logistica, dalla gestione dei pagamenti al packaging, alla customer care, il servizio di Outsourcing è fondamentale per creare il rapporto con il cliente finale e aprirsi anche a nuovi mercati, B2B e B2C.

“La trasformazione digitale dell’e-commerce è in continua evoluzione: oggi infatti non si distingue più tra B2B e B2C ma si tende a parlare di B2X per valorizzare tutta la catena dei soggetti coinvolti – sostiene Valentino Bergamo, CEO di Calicantus – la crescita di Calicantus nell’ultimo anno è aumentata del 50% e gestiamo più di 70 e-commerce in oltre 100 Paesi del mondo”.

Secondo Calicantus, la leva per poter attivare la crescita sono dati, numeri ma anche le persone: oggi Le PMI trovano nella disponibilità di competenze adeguate l’ostacolo principale nell’adozione delle nuove tecnologie. La lunghezza dei tempi di implementazione dei sistemi tecnologici, probabilmente determinata dalle limitate competenze specifiche in azienda, è un altro fattore determinante per l’evoluzione delle aziende al 4.0.

 

 

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