Ex Ilva: l'indotto aspetta 120 milioni, cresce la protesta a Taranto
Blocchi stradali e rallentamenti a Taranto per la manifestazione dei fornitori. Urso e Calderone incontrano i rappresentati delle impreseSono 120 milioni i debiti accumulati da Acciaierie d’Italia nei confronti delle imprese dell’indotto dello stabilimento di Taranto. Anche di questo si è parlato oggi nel corso dell’incontro tra i rappresentanti delle imprese fornitrici dello stabilimento e i ministri delle Imprese, Adolfo Urso, e del Lavoro, Marina Calderone.
La cifra di 120 milioni arriva da Aigi, l’associazione nata da una scissione di Confindustria alla quale aderisce l’80% delle imprese che lavorano con l’ex Ilva di Taranto. Che oggi ha alzato il livello della protesta, con un corteo che nella mattinata di oggi, venerdì 19 gennaio, si è mosso dallo stabilimento verso il centro della città causando blocchi e rallentamenti al traffico. L’associazione chiede garanzie sul pagamento dei crediti maturati dalle imprese, 120 milioni di euro, temendo che possano svanire con il ricorso all’amministrazione straordinaria.
La mobilitazione è partita ieri, 18 gennaio, con la sospensione ad oltranza delle attività nello stabilimento e il sit-in di fronte alla portineria dello stabilimento. Le imprese hanno garantito esclusivamente le prestazioni necessarie alla sicurezza degli impianti. Aigi chiede il pagamento di tutte le fatture emesse al 31 dicembre 2023 e l’esposizione di un “credibile piano industriale” che garantisca la continuità produttiva.
L’incontro con i ministri
Alle 13 di oggi, in videoconferenza, le associazioni delle aziende fornitrici e dell’indotto di Acciaierie d’Italia sono sentite dal governo per un aggiornamento sulla situazione dell’ex Ilva e i provvedimenti assunti dall’esecutivo. Nei prossimi giorni i ministri convocheranno le rappresentanze sindacali per aggiornarle sull’evoluzione della procedura.
L’intenzione del governo, secondo quanto emerso dal vertice di ieri con i sindacati, è quella di procedere a un commissariamento temporaneo per chiudere l’esperienza con la multinazionale, cercando i migliori partner privati per difendere continuità produttiva, occupazione e sicurezza dei lavoratori. Nel decreto è previsto anche un prestito di 320 milioni di euro per garantire il proseguimento delle attività del gruppo.