Negli Usa molti Stati, a guida repubblicana, chiedono un allentamento del legame tra finanza e tematiche Esg, ossia i criteri green dei bilanci aziendali dato che l’acronimo sta infatti per ambiente, sociale e governo societario. Nel 2023, secondo un articolo del Financial Times che riprende uno studio di Ropes & Gray, almeno 49 disegni di legge anti-Esg sono già stati introdotti.
I politici accusano i gestori patrimoniali, tra cui BlackRock, Vanguard e State Street, di non aver onorato il loro dovere fiduciario. Hanno sostenuto che l’applicazione dei criteri Esg alle decisioni aziendali hanno compromesso i rendimenti finanziari. BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo e sostenitore dell’Esg, è stato preso di mira dai tesorieri statali repubblicani di Arkansas, Utah, Texas, Florida, Louisiana, Missouri, Arizona, North Carolina e West Virginia, che hanno ritirato miliardi di dollari dai suoi fondi. A marzo 2023, Joe Biden ha posto il veto all’iniziativa guidata dai repubblicani per impedire ai gestori di fondi pensione di basare le decisioni di investimento sui fattori Esg. Sebbene alcuni fondi di investimento abbiano festeggiato la decisione di Biden, hanno cominciato a riconsiderare gli investimenti Esg.
Vanguard si è ritirato dall’iniziativa Net Zero Asset Managers
Vanguard, il secondo gestore patrimoniale più grande del mondo, si è ritirato dall’iniziativa Net Zero Asset Managers, una coalizione di 301 investitori impegnati a ridurre le emissioni di gas serra. Vanguard ha sostenuto di non aveva il diritto di dire alle società in cui ha investito cosa fare. Allo stesso modo, BlackRock ha rimosso il più grande fondo sostenibile negli Stati Uniti da una delle sue popolari strategie di allocazione del portafoglio.
Nel New Hampshire vorrebbero bandire gli investimenti in aziende sostenibili
Addirittura, nel Parlamento del New Hampshire è arrivata una proposta di legge che punta a identificare gli investimenti sostenibili come reato penale. Il motivo sarebbe che soggetti istituzionali come i fondi pensione si basano su un mandato fiduciario e quindi hanno l’obbligo di perseguire il rendimento più alto per i propri aderenti.
In Europa gli operatori Usa devono uniformarsi ai criteri dettati dall’Ue
Se gli Usa potrebbero fare un passo indietro sui criteri Esg per gli investimenti finanziari le istituzioni comunitarie hanno ribadito, anche di recente, di voler confermare obiettivi e tempistiche del Green Deal e lo stesso vale per le autorità di controllo dei mercati finanziari. A gennaio l’Ue ha adottato la direttiva sulla rendicontazione societaria sulla sostenibilità, che richiede alle società che operano in Europa o che hanno titoli quotati nel blocco di divulgare le loro attività Esg, imponendo la rendicontazione non solo a 50mila aziende con sede nell’Ue, ma anche ai loro fornitori, comprese le società con sede negli Stati Uniti. E dunque gli operatori finanziari Usa che vogliono continuare a operare nel Vecchio Continente devono uniformarsi ai criteri più restrittivi delle nostre latitudini.
Il cambiamento climatico priorità per l’Ue
Europarlamento e Commissione europea continuano a evidenziare che i rischi per l’ambiente sono da considerare rilevanti per gli investitori quanto i rischi che l’azienda deve affrontare a causa del cambiamento climatico. In sostanza, non si tratta solo di fare business in maniera responsabile ma è nell’interesse delle stesse aziende considerare questi rischi nell’ambito dei propri piani di sviluppo a medio-lungo termine. La direttiva comunitaria Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive) ha previsto un calendario che tenderà ad aumentare sempre più il numero di imprese tenute a pubblicare report dettagliati sui loro dati di sostenibilità. L’obiettivo di Bruxelles è “ridurre il greenwashing, rafforzare l’economia sociale del mercato Ue e gettare le basi per standard di trasparenza sulla sostenibilità a livello mondiale”. La Csrd va a integrare quanto già previsto da un’altra direttiva, la Nfrd (Non-Financial Reporting Directive), che è unanimemente percepita come insufficiente.
Entro il 2024 l’obbligo di disclosure dovrà essere onorato dalle aziende con più di 500 dipendenti. Nel 2025 sarà invece la volta delle grandi imprese non ancora soggette alla Nfrd (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali). Da ultimo saranno coinvolte le Pmi e le altre imprese quotate per le quali è stata fissata la scadenza nel 2027 mentre le Pmi potranno però scegliere di non partecipare fino al 2028.