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LavoroPrimo piano Sab 07 ottobre 2023

Due milioni di disoccupati ma le imprese non trovano lavoratori

Per la ricerca della Cgia di Mestre cresce il divario tra potenziali lavoratori e le ricerche delle aziende in Italia. Due milioni di disoccupati ma le imprese non trovano lavoratori
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Due milioni di disoccupati ma le imprese non trovano lavoratori

I paradossi presenti nel nostro mercato del lavoro sono evidenti e uno di questi viene evidenziato in questa nota dall’Ufficio studi della CGIA: se i disoccupati in Italia sono poco meno di due milioni, di cui 800 mila circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni, secondo il nostro ministro del Lavoro, invece, sarebbero un milione i posti che le imprese non riescono a trovare.
Sia chiaro, non è una novità; nel nostro Paese da sempre la domanda e l’offerta faticano a incrociarsi. Non solo. Chi è alla ricerca di un’occupazione spesso presenta un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle attività economiche. Detto questo, rimane il fatto che abbiamo ancora molte persone, soprattutto giovani, senza una occupazione, mentre tante aziende, anche nel Mezzogiorno, sono costrette a rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte a queste nuove commesse.

Tante famiglie in stato di bisogno

Il risultato di questa situazione ci consegna un quadro preoccupante: tante famiglie continuano a rimanere in condizioni di fragilità economica e altrettante
imprese, non potendo incrementare l’attività produttiva, non possono crescere dimensionalmente e creare nuova ricchezza da distribuire.

Grazie ai dati che emergono dalla periodica indagine Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani dall’Unioncamere-Anpal, l’Ufficio studi della CGIA ha elencato le prime 50 figure professionali di difficile reperimento. Praticamente introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, gli ingegneri elettronici/telecomunicazioni, gli intonacatori (che includono anche gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e i dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private). Di questo primo blocco, in 8 casi su 10 la ricerca degli imprenditori (privati e pubblici) si tramuta in fallimento.

I lavoratori che non si trovano

Altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. Di questo secondo blocco in 7 casi su 10 le richieste imprenditoriali rimangono scoperte.

“Per contrastare il disallineamento tra scuola e lavoro – commenta il segretario della CGIA Renato Mason – dobbiamo investire sull’orientamento, spiegando agli insegnati, alle famiglie e ai ragazzi che nella vita professionale ci si può affermare anche come lavoratori autonomi. Più in generale, comunque, bisogna ridare dignità al lavoro manuale, pagarlo di più e ricordare a tutti che gli istituti professionali e quelli tecnici non sono scuole di serie B, ma realtà che sono in grado di formare gli operai e i tecnici del futuro, molti dei quali lavoreranno in camice bianco e in dotazione avranno strumentazioni tecnologiche dal
valore economico di migliaia e migliaia di euro”.

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