Non trovava lavoro, ora con le sue ricerche ridarà la vista ai ciechi
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ApprofondimentiLavoro Mar 12 luglio 2022

In Italia non trovava lavoro, ora con le sue ricerche ridarà la vista ai ciechi

Sta sperimentando una nuova tecnologia che verrà testata anche sull’uomo e permetterà di ridare la vista ai ciechi. In Italia non trovava lavoro, ora con le sue ricerche ridarà la vista ai ciechi
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

La ricerca per dare la vista ai ciechi

In Italia, dopo una laurea a pieni voti in medicina, come molti dei nostri giovani, non trovava uno sbocco decente. Ora è la numero uno in Italia, in Europa e tra le più ricercate al mondo per le patologie dell’occhio, in particolare le malattie della retina. E sta sperimentando una nuova tecnologia che, come annunciato in questi giorni, verrà testata anche sull’uomo e permetterà di ridare la vista ai ciechi.

Chi è Grazia Pertile che ridarà la vista ai ciechi

La storia di Grazia Pertile è quella dei tanti cervelli italiani che per trovare la giusta considerazione devono fuggire all’estero. Nel suo caso la svolta professionale è stato un contratto in Olanda dove si sperimentavano nuove tecniche nel campo dell’oculistica. In pochi anni la dottoressa era già un punto di riferimento. Solo a quel punto il ritorno in Italia all’ospedale veronese di Negrar come direttore del reparto di Oculistica. Una struttura che oggi è diventata meta di pellegrinaggio per tutti coloro che hanno patologie all’occhio difficilissime da curare.

I risultati ottenuti in questi anni da Grazia Pertile? Lo testimoniano le pubblicazioni, ma soprattutto la pagina Facebook a lei dedicata dai pazienti che sono stati operati e guariti. Migliaia di «grazie» a una persona votata alla sala operatoria, comunque schiva fino alla modestia e restia ad apparire, se non in presenza di risultati significativi come nel caso della retina artificiale che promette di ridare la vista a tanti di coloro che vivono nel buio.

In quanti soffrono di ipovisione

Attualmente nel mondo 25 milioni d’individui hanno perso la vista in modo irreversibile, mentre 227 milioni di persone soffrono d’ipovisione grave. In Italia si stima che ci siano circa 362 mila non vedenti e oltre un milione gli ipovedenti. I costi della perdita della vista e delle cure delle principali patologie oculari nel nostro Paese si aggirano attorno ai 2 miliardi di euro l’anno, di cui il 68% per l’assistenza ai non vedenti. Quattro le principali patologie oculari: cataratta, retinopatia diabetica, glaucoma e maculopatia senile essudativa. Nel nostro Paese – grazie a interventi di prevenzione mirati – si potrebbero risparmiare fino a 1,2 miliardi di euro l’anno.

Come può riavere la vista chi è cieco

La malattia è di quelle che solo il nome mette paura: retinite pigmentosa. Si tratta di una patologia che conduce alla perdita progressiva della vista. Prima si vede come un cavallo che ha i paraocchi, poi come chi spia dal buco della serratura. Infine nulla. Un neonato su mille ne è colpito, non sempre, per fortuna, nella forma peggiore. Ma se prendiamo in esame la fascia che ha più di 65 anni scopriamo che un anziano su tre sviluppa degenerazione maculare legata all’età e retinite pigmentosa che spesso portano alla cecità. Considerando l’allungamento della vita, il costo sociale ed economico è altissimo. Sino ad oggi i rimedi non erano mai risolutivi.

Da subito si è capito che per combattere con successo la retinite pigmentosa la strada era quella della retina artificiale. Da qui anni di tentativi. Ora la svolta, certificata dalla pubblicazione dei risultati della sperimentazione, eseguita appunto da Grazia Pertile, sulla prestigiosa rivista Nature Communications . Un annuncio che apre la strada alla sperimentazione sull’uomo. «Si tratta – ci viene spiegato dalla dottoressa Pertile – di un modello di retina artificiale di “seconda generazione”, biocompatibile, ad alta risoluzione. È costituita da una componente acquosa in cui sono sospese nanoparticelle polimeriche fotoattive realizzate ad hoc nei laboratori Iit del Politecnico di Milano, delle dimensioni di circa un centesimo e del diametro di un capello che prendono il posto dei fotorecettori danneggiati. Rispetto ad altri approcci già esistenti, la nuova natura liquida della protesi assicura interventi più brevi e meno traumatici».

Lo studio sulle nanoscintille

In sostanza si effettuano microinieizioni delle nanoparticelle direttamente sotto la retina, dove queste restano intrappolate prendendo il posto dei fotorecettori degenerati. Lo studio, soprannominato Nanosparks, letteralmente “nanoscintille”, oltre all’equipe dell’ospedale di Negrar ha visto in prima linea i ricercatori dell’Iit guidati da Fabio Benfenati presso il Policlinico San Martino di Genova e il Center for nanoscience and nanotechnology dell’Iit di Milano, diretto da Guglielmo Lanzani. A supporto del progetto la Fondazione 13 Marzo, Fondazione Cariplo, oltre a finanziamenti europei come Marie Curie Training Network e EuroNanoMed3.

I tempi della sperimentazione

Ma torniamo alla sperimentazione. Si è partiti da situazioni dove la parte del cervello addetta alla visione (corteccia visiva) era praticamente compromessa. Ebbene, in seguito all’iniezione delle nanoparticelle polimeriche fotoattive “made in Italy” si sono registrati nuovi segnali fisiologici, la corteccia visiva si è riattivata e sono tornate a formarsi memorie visive. «Avere dimostrato – afferma Grazia Pertile – che le nanoparticelle fotovoltaiche rimangono efficaci in stadi di avanzata degenerazione della retina cioè uno scenario che mima fedelmente la situazione dei pazienti candidati a un intervento di protesi retinica, apre la porta all’applicazione di questa strategia alle patologie umane».

Tra sperimentazioni, attesa di permessi e passaggi burocratici ci vorranno almeno due anni per le prime operazioni sull’uomo. Un tempo non breve ma accettabile da chi vive nel buio o sta perdendo la vista. Nel frattempo la dottoressa Pertile ogni mattina è in sala operatoria ad affrontare ogni tipo di patologie dell’occhio. Quasi sempre le più gravi e complesse. In lista d’attesa in maggioranza ci sono bambini. O casi disperati di chi dopo operazioni fallite o scarse speranze arriva da lei come ultima spiaggia. Al suo fianco anche molti giovani neolauretati senza raccomandazioni o «santi» in paradiso. Anche questo, come ridare la vista, è un piccolo miracolo nella sanità italiana.

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