Investimenti, mercati emergenti nella visione di Dpam
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AperturaMercati Lun 26 giugno 2023

Investimenti, le mille opportunità dei mercati emergenti. La visione di Dpam

Sui mercati emergenti ci sono opportunità per le emissioni critiche da parte di Paesi che hanno bisogno di liquidità a breve termine Investimenti, le mille opportunità dei mercati emergenti. La visione di Dpam Spesa sanitaria
Gianluca Baldini
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Gianluca Baldini

Per Dpam i mercati emergenti offrono buone occasioni di investimento

L’inflazione sta colpendo in egual misura le economie sviluppate e i Paesi emergenti? Verità &Affari ne ha parlato con Michael Vander Elst, gestore di Dpam.

Michaël Vander Elst

L’inflazione è sicuramente tra le protagoniste di questa fase economica, ma è vero anche per i Paesi emergenti?

Sì. La differenza principale si è vista nella reazione dei diversi paesi: la maggior parte delle banche centrali dei Paesi emergenti ha infatti aumentato i tassi più rapidamente e a livelli molto più elevati. Questo si è reso necessario perché molti di questi hanno visto i livelli di inflazione salire oltre i propri tassi di riferimento, portando a tassi reali negativi. Se ciò potrebbe non rappresentare un problema per i mercati sviluppati diventa invece un problema per le economie emergenti che hanno bisogno di tassi reali positivi per creare un ambiente valutario stabile, capace di sostenere i flussi di portafoglio e gli investimenti esteri nel lungo periodo. Oggi i tassi sono ai massimi, e i differenziali dei tassi reali sono tornati positivi in molti paesi: si tratta di un dato importante soprattutto per i mercati emergenti, che potranno così sostenere le proprie valute.

Qual è lo scenario per i mercati emergenti?

Su questi Paesi si possono fare diversi ragionamenti partendo da alcuni punti chiave. Intanto, l’allentamento dei prezzi dei generi alimentari e dei carburanti dovrebbe ridurre le spese per le importazioni per i Paesi più vulnerabili. In secundis, l’indebolimento del dollaro e i tassi statunitensi più bassi aiuteranno gli emittenti sovrani dei mercati emergenti con elevate passività esterne. Mentre i mercati Eurobond rimangono pressoché chiusi per gli emittenti di frontiera più deboli e la propensione al rischio si è recentemente inasprita a causa dei problemi del settore bancario dei Paesi sviluppati, è lecito aspettarsi mercati più tranquilli in futuro. Ciò dovrebbe creare opportunità per le emissioni critiche da parte di Paesi che hanno bisogno di liquidità a breve termine. I rischi peggiori restano insiti nei Paesi sovrani con problemi di lunga data (ad esempio Bolivia, Pakistan, Ecuador).

L’Asia rimane il continente di riferimento in questo senso?

In Asia le valutazioni risultano sempre più interessanti in termini assoluti e relativi, e le società godono di forti fattori di crescita a breve e lungo termine. Le finanze delle aziende e dei Paesi sono per lo più solide, con buone prospettive, e la leva finanziaria nella regione è gestibile. Mentre il debito delle famiglie cinesi in rapporto al PIL è simile a quello del Belgio, quello dell’India è la metà (35%) e quello dell’Indonesia un quarto (17%). Quest’anno, avviata ormai la fase post-Covid, si prevede una crescita economica di circa il 6% in India e del 5% in Indonesia e Cina. Tale sviluppo dovrebbe essere sostenuto dalle spese legate ai cicli elettorali. A più lungo termine, le aziende asiatiche godranno di una forte spinta alla sostenibilità e dovrebbero beneficiare dei cambiamenti geopolitici. Dall’aumento della spesa sanitaria alla diversificazione della catena di approvvigionamento, la regione offre interessanti opportunità di investimento.

In un contesto asiatico di questo tipo viene naturale chiedersi quale sia il ruolo della Cina…

Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a un’ampia disponibilità di finanziamenti da parte della Cina e delle istituzioni bilaterali e multilaterali occidentali, in gran parte dovuta alla competizione per l’influenza in questi Paesi o alla corsa per l’accesso alle risorse (materie prime) negli stessi. È probabile che tali finanziamenti rallentino soprattutto a causa delle realtà fiscali (né i Paesi industrializzati né la Cina hanno a disposizione denaro come in passato). Tuttavia, dovrebbero rimanere significativi per i Paesi ritenuti strategicamente importanti

Le scelte di Pechino potrebbero quindi ripercuotersi in senso positivo per alcune realtà emergenti?

La Cina è un importante motore per la crescita di altri mercati emergenti. Anche se i mercati finanziari sembrano essere positivi sulla crescita della Cina, noi siamo più ribassisti in una prospettiva di più lungo termine, in quanto la demografia rappresenta un problema per la crescita nel lungo periodo e i livelli salariali risultano più bassi altrove. Questo, in associazione con l’attuale tendenza alla riduzione delle delocalizzazioni e alla volontà di dipendere meno dalla Cina per le importazioni critiche, favorirà Paesi come Messico, Indonesia e India. Nei nostri fondi sovrani sostenibili, escludiamo la Cina dagli investimenti in quanto Paese non democratico.

Quali settori/Paesi risultano quindi più interessanti?

Il cambiamento della geopolitica favorisce ulteriori opportunità di investimento in tutta l’Asia. Date le dimensioni della Cina, anche una limitata diversificazione della catena di approvvigionamento può conferire un enorme impulso a Paesi come India, Indonesia, Thailandia e Vietnam. Questa tendenza è destinata ad accelerare, sia nel settore farmaceutico che in quello elettronico. Nonostante il COVID, gli investimenti in stabilimenti del settore dell’elettronica nel Sud-Est asiatico sono aumentati di 7 volte tra il 2019 e il 2021, arrivando a toccare i 14 miliardi di dollari. In questo momento, l’India sta progettando il suo primo impianto di semiconduttori e l’Indonesia sta costruendo il primo impianto di produzione di veicoli elettrici nel Sud-est asiatico.

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