L'inflazione balla da sola. Da Fed a Bce a Goldman Sachs nessuno capisce
Le banche centrali alzano i tassi per far scendere la febbre dell'economia ma i prezzi della produzione stanno scendendo come mai dal 2009 INFLAZIONE PALLONCINI SALVADANAIO 1 EUROLe banche centrali fanno salire i tassi nonostante la recessione in arrivo
E se l’inflazione si stesse divertendo a giocare a nascondino con i banchieri centrali? Oppure per dirla in maniera più cruda. Non è per caso che né alla Bce né alla Fed né altrove stanno capendo bene quello che accade? Avevano sbagliato la prima volta un anno e mezzo fa sostenendo che la fiammata dei prezzi era destinata a spegnersi. Così avevano lasciato che la liquidità continuasse ad alimentare il fuoco. Tranne poi chiamare i pompieri perché l’incendio era fuori controllo.
Adesso il contrario: continuano a raffreddare l’economia senza accorgersi che è iniziata l’era glaciale. La prima volta si erano giustificati con la guerra in Ucraina che aveva fatto esplodere i prezzi dell’energia. (ma in realtà la corsa dei prezzi era cominciata da prima). E stavolta? E’ stato annunciato che la corsa dei tassi non si fermerà nonostante la Fed abbia alzato il costo del denaro dieci volte nell’ultimo anno e mezzo e la Bce otto volte in un anno. Altri due sono in programma tanto a Washington che a Francoforte.
I mercati guardano e non capiscono
I mercati un po’ ci credono e un po’ no. Nella settimana del Giudizio Universale con le riunioni in sequenza di Fed (14 giugno) e Bce (15 giugno) sono andati avanti con il turbo: ottava settimana consecutiva di rialzo per il Nasdaq, quinta per l’S&P 500 e terza per il Ftse Mob di Milano. Venerdi scorso, 23 giugno, la frenata: bilancio settimanale negativo dell’1,5% per S&P 500 e del 2% per il Ftse Mib di Milano. In mattinata erano stato pubblicato l’Indice Pmi che misura l’attività economica.
Poco soddisfacente l’Eurzona, male la Francia, malissimo la Germania. Un campanello d’allarme: i costi di produzione sono diminuiti al ritmo più rapido dalla metà del 2009, nonostante la riduzione dei prezzi delle fabbriche per il secondo mese. Vuol dire che l’aumento dei salari, tanto temuto dai banchieri centrali perché esplosivo sui conti non è una tigre ma un gattone. I costi di produzione a giugno sono scesi al ritmo più rapido dalla metà del 2009. Tradotto vuol dire che la discesa dei prezzi dell’energia lascia ampio spazio ai salari. Ed ecco perché l’occupazione sale (anche in Italia) e i prezzi alla produzione crollano aprendo la strada verso la riduzione dei prezzi al consumo.
Le previsioni (sbagliate) di Goldman Sachs
I mercati guardano e non capiscono. Una confusione che avvolge anche i piani alti e altissimi della finanza mondiale. Secondo Goldman Sachs, gli investitori dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di consolidare il rally dell’S&P500 (+16% negli ultimi tre mesi) per proteggersi dai rischi legati alla probabile recessione. In proposito ha citato diversi indicatori, che comprendono un eccesso di posizioni rialziste sulle opzioni, il forte rally registrato in un brevissimo lasso di tempo, le valutazioni fondamentali elevate, le aspettative di crescita eccessivamente ottimistiche.
Gli analisti in confusione
Peccato che l’autore della ricerca, David J.Kostin, avesse dichiarato a febbraio che le azioni europee e asiatiche avrebbero performato meglio delle azioni statunitensi a causa di un calo dei profitti aziendali. Una chiamata che si è rivelata un flop alla luce dei risultati.
Parla Carlo Bonomi (Confindustria)
Così un po’ di saggezza arriva da un punto di vista laterale rispetto alle Borse. Carlo Bonomi, in questi giorni negli Usa dove ha inaugurato la sede di Confindustria, non ha usato mezzi termini: “La Bce deve decidere se essere la Banca centrale di tutta Europa o la Banca centrale della Germania”, intimorita da un po’ di inflazione e non si accorge che ormai è in fase calante.