Søndergaard (Capital group): "Il dollaro Usa vicino a fine corsa"
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AperturaMercati Lun 29 maggio 2023

Søndergaard (Capital group): "Il dollaro americano potrebbe essere vicino alla fine della sua corsa"

Le prospettive di crescita di Cina, Vecchio continente, Giappone e mercati emergenti evidenziano un miglioramento Søndergaard (Capital group): "Il dollaro americano potrebbe essere vicino alla fine della sua corsa" Tassi-dollaro
Gianluca Baldini
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Gianluca Baldini

Il dollaro americano potrebbe essere vicino alla fine della sua corsa

Intanto le previsioni per i mercati sembrano incoraggianti. La Verità&Affari ne ha parlato con Jens Søndergaard, Analista valutario di Capital Group. Quali previsioni avete per il mercato europeo, cinese e giapponese?

Jens Sondergaard, Capital Group

Le prospettive di crescita di Cina, Europa, Giappone e mercati emergenti evidenziano un miglioramento. Soltanto pochi mesi fa, l’economia cinese era frenata dalla politica zero-Covid del governo, l’Europa stava affrontando una potenziale crisi energetica invernale, l’economia giapponese registrava una contrazione imprevista nel terzo trimestre e il rischio di una recessione globale incombeva sui mercati emergenti. La riapertura anticipata dell’economia cinese migliora le prospettive di crescita per il 2023 del paese e del resto dell’economia mondiale. Il governo cinese sta fornendo miliardi di dollari per sostenere il mercato immobiliare in crisi e sembra più vicino a varare riforme per le società tecnologiche del settore privato. I dati economici europei evidenziano minori rischi di profonda recessione, poiché i dati dell’Indice dei Responsabili degli Acquisti (PMI) del settore dei servizi e manifatturiero indicano un miglioramento delle condizioni. Anche l’economia giapponese si sta dimostrando resiliente. La domanda di consumi sta tenendo, nonostante l’aumento dell’inflazione.

Il dollaro americano è a un punto di svolta?
A fronte del crollo di fine 2022, molti si chiedono se, dopo dieci anni, la corsa al rialzo del biglietto verde stia giungendo al termine. L’affermarsi di un andamento ribassista sarebbe una notizia positiva per gli investitori in obbligazioni e azioni internazionali, i cui rendimenti totali sono stati erosi dagli effetti di cambio. Sotto molti aspetti, una correzione è attesa da tempo. Questi sono alcuni elementi che stiamo monitorando e che potrebbero influenzare l’andamento del dollaro.

Che impatto hanno i tassi di interesse in salita continua?
Nell’era pre-Covid, i tassi di interesse erano bassi in tutte le principali economie, ma negli Stati Uniti erano più elevati rispetto a Europa, Giappone e altri mercati sviluppati. Questo è stato il principale fattore che ha spinto al rialzo il dollaro rispetto alla maggior parte delle valute. Gli investitori a livello mondiale potevano ottenere tassi di interesse più alti e, allo stesso tempo, trarre beneficio dallo status di investimento rifugio. Grazie a tassi di interesse a termine elevati, gli investitori potevano inoltre acquistare obbligazioni denominate in euro e yen, coprirle in dollari americani e ricevere un tasso di interesse più elevato. Oggi lo scenario sta cambiando, soprattutto per quanto riguarda l’euro. Complessivamente, ci attendiamo una diminuzione del differenziale dei tassi di interesse tra Stati Uniti ed Europa, che potrebbe togliere parzialmente sostegno al dollaro. Tra i motivi di una potenziale riduzione vi è il fatto che la BCE ha avviato il ciclo di rialzi più tardi rispetto alla Fed. Allo stesso tempo, gli interventi della BoE hanno contribuito a un apprezzamento della sterlina nei confronti del dollaro americano del 15%, dopo il minimo storico toccato a settembre 2022 a causa dei problemi del governo britannico. Cosa accadrà in futuro alla valuta probabilmente dipenderà più dai potenziali ulteriori aumenti dei tassi che da altre variabili.

Quali sono i rischi a livello globale?
Se l’economia mondiale dovesse indebolirsi più del previsto per l’impatto prodotto dalla stretta monetaria sul sistema, il dollaro americano potrebbe essere sostenuto dalla sua natura di valuta rifugio e ciò potrebbe verosimilmente ritardare il repricing del dollaro al fair value. La svalutazione del dollaro a lungo termine richiede inoltre un sostanziale miglioramento dei fondamentali economici – inclusi aumento della produttività e riforme economiche a sostegno di libera impresa e investimenti di capitali – di Europa, Giappone, Cina e altri mercati emergenti. Negli ultimi dieci anni, l’economia statunitense ha acquisito un vantaggio grazie alle innovazioni nei settori tecnologico e sanitario e a un sistema di incentivi economici che sostiene l’imprenditorialità. Anche se è ancora presto, ravvisiamo moderati segnali di cambiamento.

E l’Eurozona?
In Europa, l’Italia ha predisposto un piano di ripresa e resilienza post-pandemia che, se correttamente attuato, sarebbe significativo, poiché il paese rappresenta un ostacolo alla crescita europea da molti anni. La Germania sta abbandonando il consolidato conservatorismo fiscale e intende sostenere consumatori e industrie, anche se questo significa avere un debito più elevato come altri paesi membri dell’Ue. E se da un
lato l’aumento della spesa fiscale europea dovrebbe stimolare la crescita, dall’altro non è chiaro quale sarà l’impatto su inflazione e azione della Bce. Anche altre condizioni in Europa appaiono più favorevoli. I timori di una crisi del debito periferico o di una dissoluzione dell’Eurozona si sono attenuati. Le risposte dell’Eurozona a Brexit, pandemia e invasione russa dell’Ucraina sembrano aver contribuito a rassicurare gli investitori che oggi la regione è un luogo più sicuro in cui investire rispetto a dieci anni fa.

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