Rete Tim, niente cessione delle aree nere a Macquarie - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Mercati/Primo piano
MercatiPrimo piano Mar 13 giugno 2023

Rete Tim, ecco perché la cessione delle aree nere a Macquarie non si farà

Cdp e il fondo australiano ne hanno parlato senza arrivare a dama. I rapporti tra i due soci di Open Fiber sono ora più tesi Rete Tim, ecco perché la cessione delle aree nere a Macquarie non si farà SEDE OPEN FIBER ROMA
Tobia De Stefano
di 
Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

La cessione delle aree nere

Nel groviglio di voci che girano intorno all’operazione sulla rete Tim, da un paio di giorni circola un’ipotesi suggestiva e a dir il vero assai complessa che riguarda tutti gli attori della partita: il fondo Usa Kkr che ha presentato l’offerta al momento più sostanziosa, Cdp e Macquarie, l’altra cordata che ha messo sul piatto qualcosa in più di 19 miliardi per l’infrastruttura, e ovviamente Tim. Nella sostanza il fondo australiano Macquarie acquisterebbe le aree nere (che fanno riferimento ai grandi centri e quindi sono più profittevoli) di Open Fiber, di cui detiene il 40%, e lascerebbe a Cdp (che oggi ha il 60% di Of) le altre aree quelle grigie e bianche (piccoli e piccolissimi centri dove e previsto anche l’intervento economico dello Stato).

L’operazione avrebbe un doppio effetto, da un lato eliminerebbe in parte se non in toto i potenziali conflitti di interesse di Cdp nell’operazione sulla rete Tim (il faro antitrust Ue è uno dei principali nodi del deal che Cassa non è mai riuscita a sciogliere), dall’altra potrebbe consentire alla stessa Cassa di partecipare con Kkr all’affare sulla NetCo.

La lettera di diffida

Facile a dirsi, alcune ricostruzioni parlano anche una sorta di assenso del governo, ma impossibile a farsi. Secondo quanto risulta a Verità&Affari, infatti, l’ipotesi è stata oggetto di discussioni tra le parti che però non hanno portato a nessun risultato positivo, al punto che al momento i rapporti tra i due soci in Open Fiber risultano essere decisamente tesi. Va ricordato, infatti, che meno di un mese fa Macquarie ha inviato una lettera in via Goito nella quale diffidava Cdp dal chiudere accordi in solitaria con Kkr tenendo conto del vincolo di esclusiva e del fatto che il fondo americano è anche azionista con oltre il 37% di FiberCop, la società della fibra di Tim che è diretta concorrente di Open Fiber. Quella missiva faceva in realtà riferimento a un’altra ipotesi di lavoro rispetto alla quale si sono poi perse le tracce: la grande ammucchiata per la rete con la presenza anche di F2i, il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli. Anche in quel caso ci sarebbe stato avallo del governo e anche di quella complessa architettura non si è saputo più nulla.

Il cda per decidere il consigliere 

Va inoltre ricordato che non esistono veti a collaborazioni da parte di Kkr, ma a quanto trapela il fondo Usa vuol avere bene in mano le redini di comando di un’eventuale cordata che si fa avanti per la rete e che quindi anche un accordo (al di là di tutte le altre difficoltà) con Cdp pare assai complesso. Partita difficile che domani potrebbe avere una schiarita. E’ previsto un consiglio di amministrazione per la cooptazione del 15esimo consigliere Tim che manca dalle dimissioni del ceo di Vivendi (il primo azionista di Tim) Arnaud de Puyfontaine. In pole position c’è l’ex presidente di Leonardo, Luciano Carta, profilo di alto livello istituzionale proposto proprio dal primo azionista francese, ma molto probabilmente alla candidatura di Carta verranno affiancate altre due figure alternative presentate dall’head hunter che sta lavorando sui nomi.

I cda per rispondere alle offerte sulla rete

La decisione sull’ultimo consigliere potrebbe essere decisiva in vista degli appuntamenti del 19 e del 22. I due consigli di amministrazione convocati per valutare e dare una risposta alle ultime offerte non binding per la rete. I 19,3 miliardi della cordata Cdp-Macquarie e i 23 a cui sarebbe arrivato Kkr, anche se i due miliardi aggiuntivi rispetto ai 21 dell’ultima giro di proposte (4 maggio) sarebbero legati a numerosi vincoli e a determinate condizioni relative alla struttura del deal. Il consiglio sarebbe infatti abbastanza diviso sul da farsi e ogni singolo voto può indirizzare il deal in un verso o nell’altro.

Condividi articolo