La prima cosa che fa Calenda in Senato è vedere gli affreschi
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In evidenzaPolitica Mar 11 ottobre 2022

Calenda fine intellettuale, la prima cosa che fa in Senato è vedere gli affreschi

Carlo Calenda è un fine intellettuale. Appena ha messo piede in Senato, ha fatto capire quanto sia profondo il suo amore per la cultura. Calenda fine intellettuale, la prima cosa che fa in Senato è vedere gli affreschi
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Il primo giorno di Calenda in Senato

Carlo Calenda è un fine intellettuale. E anche oggi, non appena ha messo piede in Senato, ha fatto capire quanto sia profondo il suo amore per la cultura e la storia. Specie quella più antica. Dopo aver svolto di operazioni di accreditamento a Palazzo Madama, ovvero prendere possesso della sua nuova carica guadagnata con le scorse elezioni politiche, il leader di Azione ha deciso di entrare nello spirito che talvolta anima quelle stanze. E si è recato a vedere l’affresco della Congiura di Catilina, che troneggia in Sala Maccari, che prende il nome proprio dall’autore dell’opera. 

L’affresco rappresenta il grande Cicerone mentre pronuncia la requisitoria contro Catilina, reo di aver ordito una congiura. Calenda è andato subito ad ammirarlo. Perchè “sono un grande appassionato di storia romana antica”, ha confessato il leader di Azione e dal Senato “nasce il concetto stesso di Repubblica”.
 
A chi lo ha interrogato ulteriormente sulla sua passione, ha proseguito sfoggiando la stessa sicumera di un professore universitario. Il “Senato della repubblica, per me, dal 509 a.C. in poi, cioè quando sono stati cacciati i tarquini, è diventato il punto di riferimento della Repubblica e lo è stata nel corso degli anni fino al 27 a.C. con Augusto” quando “è stato il momento più alto della civiltà umana”. Acculturato ed emozionato: “Per me è una grandissima emozione e cercherò di onorare. Mi fa molta impressione quando mi chiamano senatore, penso a Cicerone, ad Appio Claudio Cieco”.
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