Letta prende soldi dal re degli yacht, Meloni ringrazia Paola Ferrari
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CronacaPrimo piano Mer 05 ottobre 2022

Letta prende soldi dal re degli yacht, la Meloni ringrazia Paola Ferrari

Sono tre i finanziatori dei partiti che hanno buttato in questa campagna elettorale tutto quello che era possibile secondo la legge. Letta prende soldi dal re degli yacht, la Meloni ringrazia Paola Ferrari GIORGIA MELONI POLITICO ENRICO LETTA POLITICO
Franco Bechis
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Franco Bechis

I finanziamenti ai pariti

Sono tre i finanziatori dei partiti che hanno buttato in questa campagna elettorale tutto quello che era possibile secondo la legge: 100 mila euro di contributi in un anno solare. Quella cifra in questi anni era arrivata a un solo partito, Forza Italia, in genere grazie al contributo massimo dato da Fininvest, da Silvio Berlusconi, dai manager di casa o da un membro della famiglia. Nel 2022 fino a qui a quel tetto nessuno di loro è arrivato: il massimo è stato il contributo di 50 mila euro di Fininvest erogato lo scorso 14 giugno.

A battere tutti questa volta è stato un imprenditore che era anche candidato: Gianfranco Librandi, ex di molte forze politiche (l’ultima Italia viva), che si era presentato nel proporzionale con Emma Bonino e la casacca di +Europa e nell’uninominale con il centro sinistra unito.

Librandi non ce l’ha fatta, e il suo è stato il peggiore investimento che si ricordi nella storia della politica italiana. Perché ha versato 100 mila euro a +Europa in un solo colpo e poi altri 100 mila euro pure al Pd, in parte (40 mila euro) direttamente, e in parte (60 mila euro) attraverso una sua società, la Milano Krea design. Ha puntato 200 mila euro sul rosso, ed è uscito il nero facendogli perdere tutto.

Il Partito democratico

A ricevere un altro assegno da 100 mila euro è stato sempre il Pd di Enrico Letta. A puntare sul Nazareno questa volta però era un imprenditore che ha fatto il parlamentare nella sua vita ma non era più candidato: Francesco Merloni. Il terzo finanziatore da 100 mila euro era come Librandi in lista, ma a differenza sua ha erogato quella somma a un solo partito e soprattutto ha ottenuto i voti necessari ad entrare nel nuovo parlamento.

È una donna – Giulia Cosenza – che ha già fatto il parlamentare per due legislature, una con la casacca di Alleanza Nazionale e l’altra iniziata con il Pdl è proseguita qualche mese con Futuro e Libertà per l’Italia nata dallo strappo di Gianfranco Fini, ma è terminata poi sempre con la maglia del Pdl.

Ora la Cosenza è stata eletta in Fratelli di Italia che è erede naturale di quella precedente esperienza e ha voluto omaggiare il partito di Giorgia Meloni con due contributi da 50 mila euro l’uno. Il primo personale e il secondo attraverso una società – la Milano investimenti spa – di cui la sua famiglia è azionista e lei amministratore unico. A differenza di Librandi, la Cosenza ha puntato 100 mila euro sul nero ed è uscito proprio il nero.

C’è un Lupo nel Terzo Polo

Gli unici altri grandi finanziatori della politica si sono divisi fra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il più generoso qui è stato Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli: ha versato il massimo consentito – 100 mila euro – sia ad Azione che a Italia viva. Anche Davide Serra si è diviso fra i due, ma con proporzioni diverse: 50 mila euro a Renzi e 25 mila a Calenda.

Un po’ qua e un po’ là il contributo dato ai due da un vecchio lupo della finanza come Ruggero Magnoni, ex Lehman Brothers Italia, che ha versato 25 mila euro a testa sia a Renzi che a Calenda. Un altro nome di grido della finanza, come Gianni Tamburi ha invece scelto di finanziare solo Italia viva con 50 mila euro. Altro finanziatore su due fronti è San Lorenzo spa, che dovrebbe essere il noto marchio di yacht (ma nella documentazione non ci sono informazioni sufficienti): contributo di 15 mila euro a Calenda e di 25 mila euro al Partito democratico.

I finanziamenti per Letta

Letta ha potuto contare sui regolari contributi dei suoi parlamentari (compreso il suo), che sotto elezioni sono diventati più generosi del solito versando fra 13 e 15 mila euro al partito. In quell’elenco però il campione è stato Pierferdinando Casini che ha staccato un assegno da 20 mila euro. Stessa cifra raggiunta da due finanziatori esterni: la Confederazione generale dell’Agricoltura che ha finanziato solo il Pd e Federfarma che quegli stessi 20 mila euro ha fatto versare metà ciascuno a due società da lei promosse.

Per la prima volta anche alla Meloni sono arrivati i primi finanziamenti da persone giuridiche: 26 mila euro sono arrivati dal Twiga srl, e lì c’è ovviamente lo zampino di Daniela Santanché. Ma ci sono anche i 30 mila euro della Ms Packaging srl di Margherita Lombardi, i 10 mila euro di Alma steel service di Nazario Francisconi e anche i 10 mila euro di Red Lions srl (gruppo Mutti conserve di pomodoro), che però con Calenda erano stati più generosi versando 25 mila euro.

Fra i contributi alla Meloni merita di essere segnalato quello di 30 mila euro versato il 4 agosto da Paola Francesca Ferrari, volto noto dello sport Rai (ha condotto la Domenica Sportiva) e moglie di Marco De Benedetti, nonché nuora di Carlo De Benedetti.

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