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AssociazioniIn evidenza Mar 03 gennaio 2023

Lobby, una legge attesa da vent'anni: "Non possiamo più rimandare"

Il presidente dell'associazione di lobbisti, Angela Marchese, è urgente una legge sulle lobby. Stop anche alle porte girevoli Lobby, una legge attesa da vent'anni: "Non possiamo più rimandare" Montecitorio
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Lobby, serve una legge per fare chiarezza 

Sono vent’anni che si discute di una legge sulle lobby. E forse è arrivato il momento di metterci mano. Per Angela Marchese, presidente dell’associazione di lobbisti Il Chiostro, il tema non si può più rimandare. Visto quanto accaduto a Bruxelles, c’è bisogno di fare chiarezza. “Innanzitutto precisiamo che nell’intera vicenda Qatargate, ad oggi, non compare un lobbista. Ci sono dei corruttori e qualcuno che ha deciso di farsi corrompere, ma non pare ci siano dei professionisti del settore di cui faccio parte”.

La premessa è necessaria proprio per far chiarezza su ciò che è lecito e consentito e ciò che non lo è, oltre che per identificare quel filo conduttore di opacità che lega l’assenza di una norma sulle lobby alla mancata regolamentazione del revolving doors.

Una norma per inquadrare la professione del lobbista

“In Italia c’è innanzitutto un problema di inquadramento professionale del lobbista che non è certo uno che gira per aperitivi e tesse trame segrete e che non va confuso con chi si occupa di pubbliche relazioni o marketing – spiega. Il lobbista, o più correttamente, il rappresentante di interessi è un tecnico con competenze che spaziano tra una varietà di materie socio-politiche, economiche, giuridiche e numerose altre.

Chiarito questo, un lobbista non si presta a illeciti simili a quelli che hanno recentemente registrato le cronache perché metterebbe a rischio la tutela degli interessi che rappresenta, l’avvenire della sua attività e la sua stessa reputazione”.

Ma allora da dove si dovrebbe partire sulle lobby? 

“Spero che questo governo decida di affrontare il tema della regolamentazione della rappresentanza di interessi identificando innanzitutto la figura del lobbista nei suoi doveri ma anche nei diritti legati alla trasparenza del suo agire e che si definisca sempre meglio il percorso di formazione accademica di base necessario per lo svolgimento della professione” aggiunge.

L’Italia resta uno dei Paesi Ue in cui non c’è norma di inquadramento professionale, con il risultato che chiunque pensa di potersi inventare o riciclare come lobbista. “Una legge sulla professione dei lobbisti consentirebbe anche di affrontare i temi etici relativi alla professione e definirebbe in modo chiaro e trasparente il suo perimetro d’azione”.

Sul tavolo anche le problematiche di inconferibilità e incompatibilità

“Ma va detto che il quadro non sarebbe completo senza un ripensamento della norma sul finanziamento dei partiti ed anche una regolamentazione più puntuale su incompatibilità e inconferibilità”. Basta insomma alle poltrone girevoli fra parlamento e lobby, fra società pubbliche e soggetti portatori di interessi perché altrimenti il contesto resta opaco.

Per Marchese, anche alla luce di quanto accaduto a Bruxelles, un chiarimento è necessario a difesa non solo e non tanto dell’attività dei lobbisti quanto piuttosto di quella dei partiti e della democrazia. “La trasparenza è la chiave di tutto – conclude – E noi vogliamo finalmente chiarire i termini della nostra professione dando un contributo alla crescita della società e del Paese”. Sempre che alla politica non faccia comodo mantenere un cono d’ombra in cui si muovono interessi particolari, ben lontani da quelli del Paese.

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