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In evidenzaMercati Lun 30 gennaio 2023

Il braccio di ferro Cdp-Vivendi sulla rete spinge il titolo Tim in Borsa: più 4,5%

Indiscrezioni di stampa parlano di una possibile offerta da 24 miliardi di Cdp per la rete. Vivendi dice no e il titolo Tim vola Il braccio di ferro Cdp-Vivendi sulla rete spinge il titolo Tim in Borsa: più 4,5%
Redazione Verità&Affari
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Botta e risposta tra Vivendi e Cdp

Il botta e risposta a mezzo stampa (indiretto) tra Cdp e Vivendi scalda il titolo Tim che a inizio mattinata è arrivato a guadagnare poco meno del 5%. Tutto è partito dalle indiscrezioni di stampa che davano Cassa Depositi e Prestiti (secondo azionista di Tim e primo di Open Fiber) pronta a mettere sul piatto fino a 24 miliardi per la rete Tim in un’offerta che sarebbe stata formulata insieme ai fondi Macquarie (secondo azionista di Open Fiber) e probabilmente Kkr. Vivendi (primo azionista di Tim) a stretto giro ha bollato come “lontanissima” questa valutazione rispetto a quello che sarebbe il valore congruo dell’infrastruttura.

Un braccio di ferro che che sta spingendo il titolo a Piazza Affari. Dubbi sulla nuova valutazione della rete da 24 miliardi arrivano comunque dagli analisti di Equita. “La cifra – spiegano – è decisamente superiore rispetto a quanto informalmente circolato fino a oggi – si era parlato di una forchetta di valutazione tra i 17 e i 19 miliardi. Vero è che il governo ha mostrato disponibilità a introdurre una serie di interventi a supporto del settore, ma ci sembra difficile che questi possano portare a un incremento di valore come quello indicato e in particolare che possa avvenire in tempi così rapidi, trattandosi di proposte normative che richiedono tempi di implementazione e garanzie di copertura non banali”.

Aiuti di Stato per le tlc

Parliamo degli aiuti di Stato al centro dei due tavoli sulle tlc. Il primo è quello dedicato alle aziende  del settore dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti e il secondo è quello voluto fortemente dal governo per arrivare a una soluzione sulla rete pubblica. Tra le misure in ballo c’è anche la possibilità di tagliare l’Iva al 10% o addirittura al 5% per le imprese del settore e inserire le telco tra le società energivore con le conseguenti implicazioni fiscali. Misure per le quali però servono coperture e tempi probabilmente non brevissimi. Per questo è difficile ipotizzare che una soluzione al problema della diversa valutazione sulla rete possa arrivare da qui. 

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