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AperturaEconomia Sab 07 gennaio 2023

Tim, il governo vuol accelerare sulla rete pubblica. Nel fine settimana nuovo vertice: resta la distanza tra Cdp e Vivendi

Nel fine settimana nuovo incontro tra governo, Cdp e Vivendi sul progetto della rete pubblica. I dubbi sull'ipotesi di un'offerta Tim, il governo vuol accelerare sulla rete pubblica. Nel fine settimana nuovo vertice: resta la distanza tra Cdp e Vivendi PER GOOGLE CLOUD EVENTO DI LANCIO DELLA CLOUD REGION DI MILANO E TORINO, STAND, TIM
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Nuovo incontro nel fine settimana. Sarà presente anche Labriola?

Finite le feste una delle priorità del governo è quella di accelerare sul dossier Tim. L’obiettivo è di individuare entro la fine del mese una strada maestra per arrivare alla rete pubblica (Meloni dixit) che non per forza di cose vorrà dire rete unica. Le parti (Palazzo Chigi, ministeri competenti, Cdp e Vivendi) si erano lasciate prima di Natale con un nulla di fatto. “Clima positivo” era il mood che tutte gli stakeholder in causa lasciavano intendere alla fine dell’ultimo vertice, ma se ancora non è stata trovata la quadra un motivo ci sarà. Il punto è che la partita si è ancora una volta incartata intorno alla divergenza di interessi tra Cdp – il secondo azionista di Tim (10%) e primo di Open Fiber (60%), la società che sta realizzando la fibra –  e Vivendi. Cassa Depositi e Prestiti spinge per un’offerta sulla rete Tim spalleggiata dal fondo Macquarie (secondo azionista di Open Fiber con il 40%) che le ultime danno pronto ad entrare come mero finanziatore e non come socio. Il primo azionista francese, invece, preferirebbe l’ipotesi della separazione di Tim in una una società dei servizi e in una della rete entrambe quotate con il mercato che quindi ne dovrebbe determinare i valori.

Ma il problema resta quello che ha fatto impantanare il Mou, l’accordo tra le diverse parti interessate che avrebbe dovuto portare a un’offerta di Cdp e Open Fiber sull’infrastruttura, mai però realmente arrivata. Il nodo è quello della valutazione della rete. Con Cdp che continua a restare ferma su una valutazione che non supera i 18 miliardi, con la NetCo che terrebbe in pancia una decina dei circa 25 miliardi di debiti di Tim e 21 mila dei 42 mila dipendenti. Come ormai arcinoto Vivendi valuta l’infrastruttura in capo a Tim (comprenderebbe anche la società della rete secondaria di Tim, Fibercop, dove il fondo Kkr ha acquistato il 37,5% per 1,8 miliardi di euro) più di 30 miliardi. Del resto Antitrust – sia nazionale che europeo – potrebbe mettersi di traverso a un’offerta che certo non arriva più da Open Fiber, ma comunque è strutturata dal primo e dal secondo socio del gruppo di tlc che si occupa della realizzazione dell’infrastruttura in fibra. 

Ecco perché sembra difficile da ipotizzare che il prossimo incontro, quello che potrebbe tenersi il 13 gennaio, possa essere risolutivo. Si spera che il maggior coinvolgimento del management di Tim (l’ad Labriola per poter partecipare dovrebbe essere autorizzato dal Cda, quindi è probabile uno scambio di informazioni con il governo propedeutico al vertice) possa aiutare a sbloccare l’impasse. 

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