Auto elettrica, flop di vendite. Stellantis e Renault s'aggrappano agli incentivi
De Meo: "Indietro non si torna, ma serve un piano Ue per sostenere la transizione al green". Tavares: "L'Italia pilastro del gruppo, ma sono necessari aiuti di Stato" auto elettricaGrandi strategie, annunci roboanti, previsioni da brindisi di San Silvestro, ma alla fine alle case automobilistiche che stanno puntando tutto sull’elettrico non resta che aggrapparsi agli incentivi di Stato. E’ questo, in soldoni, che emerge dalle due lunghe interviste rilasciate a poche ore di distanza a due importanti quotidiani finanziari dal Ceo di Stellantis, Carlos Tavares e dal Ceo del gruppo Renault e presidente di Acea, Luca De Meo. In realtà quella di De Meo è una posizione più sfumata rispetto a quella del manager del gruppo franco-italiano. De Meo infatti tra le altre cose critica apertamente la decisione dell’Unione europea sul divieto di vendita di auto diesel e benzina dal 2035, lasciando spazio ad un pur parziale ripensamento verso l’endotermico.
Diversa, ma ormai risaputa, invece la posizione di Tavares che nonostante il flop di vendite di auto a spina e la scelta obbligata di lasciare sul mercato alcuni modelli endotermici destinati alla pensione, prosegue ostinatamente con il piano del tutto green a cavallo del 2030. Da qui l’aut aut al governo italiano: il futuro di Stellantis in Italia è strettamente legato all’entità degli aiuti da parte dell’esecutivo. Un diktat inaccettabile e per certi versi risibile se formulato in altri Paesi dove c’è concorrenza e sono presenti più costruttori di auto (in Germania gli incentivi sono stati eliminati come pure in altre nazioni europee) , ma non in Italia dove il monopolista ex-Fiat, ormai a guida francese, può fare la voce grossa.
“L’Italia pilastro di Stellantis, se ci date i soldi”
“L’Italia è uno dei tre pilastri di Stellantis nel mondo, insieme e Francia e Stati Uniti. E resterà tale” ha esordito nell’intervista Tavares. “Tra il 2019 e il 2022 Stellantis ha investito 5 miliardi, di cui 2 a Torino – ha aggiunto il Ceo. – Sono stati avviati 240 milioni per Mirafiori con il Battery tecnology center, Circular economy, eDCT e grEEn Campus. E 2,4 miliardi di investimenti a Termoli, per una delle tre gigafactory di batterie europee realizzate in consorzio con Mercedes-Benz e Total, Acc. Più gli investimenti per mettere in produzione i nuovi modelli elettrici sulle 2 piattaforme di ultima generazione, Stla large e Stla medium negli impianti di Cassino e Melfi.
Altri investimenti riguarderanno i veicoli commerciali, in particolare la nuova famiglia Ducato, ad Atessa”. Tutto bene, per Tavares anche a Mirafiori. “In Italia siamo al 63% della nostra capacità produttiva e che saremmo pronti a raddoppiare la produzione della 500 elettrica a Torino” dice il Ceo di Stellantis. In realtà i lavoratori di Mirafiori sono in cassa integrazione da settimane perché la 500 elettrica non si vende e pensare oggi ad raddoppio della produzione è forse prematuro. Ed il paradosso è che per far funzionare l’impianto Tavare è stato costretto a rimettere in funzione la catena della 500 endotermica.
Sta di fatto che per Tavares il problema è un altro: “L’Italia ha un problema, riscontrabile nella struttura del suo mercato: ha la quota di segmento utilitarie più grande, se confrontata con quella degli altri Paesi europei. Questo ci dice che la questione dell’accessibilità è molto importante per le famiglie italiane’. Eccoci dunque al punto: lo Stato deve sostenere con fondi pubblici l’acquisto di automobili, specie le elettriche che nessuno vuole. E sull’arrivo di un secondo produttore, forse cinese, di veicoli (la Germania ne ha otto) Tavares si straccia le vesti: “Noi non abbiamo paura della sfida cinese – è la chiosa, – ma indebolire Stellantis in Italia non aiuterebbe l’Italia’”. Parola di un francese.
Anche per De Meo incentivi indispensabili
De Meo ribadisce che sull’elettrico “indietro non si torna” perché “abbiamo fatto enormi investimenti che non possono essere vanificati”. Ma in questo caso la critica all’Europa è più forte. “Un approccio politico orientato a fissare divieti, a partire dal bando dei modelli endotermici nel 2035, senza un piano comune di sostegno della transizione del settore – spiega il manager – è sbagliato e rischia di avere pesanti conseguenze per l’industria europea”. Anche il gruppo Renault è tra quelli che spinge di più sul green, tanto da aver creato per primo una divisione dell’elettrico che in questi mesi ha subito un brusco colpo di freno. Allora anche per De Meo “sarebbero necessari fondi comuni europei per gli incentivi e zone economiche speciali con agevolazioni fiscali a favore dei lavoratori”. “Se vuoi accelerare sull’elettrico – termina De Meo, – non puoi ritrovarti con la Norvegia al 90% di elettriche e la Spagna al 4%”.
La rabbia dei sindacati italiani
Tornando a Tavares, nella sua intervista elogia “il senso di responsabilità dei sindacati nell’affrontare la difficile situazione”. In realtà i sindacati, nelle ultime settimane, di fronte alle promesse mancate, non si mostrano più tanto accomodanti. E’ stato infatti indetto uno sciopero congiunto (dopo 15 anni di divisioni) negli stabilimenti torinesi del gruppo. E le parole della Fiom lasciano spazio a pochi dubbi: “Le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, non corrispondono alla realtà che vivono ogni giorno le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti italiani. Stiamo assistendo a una lenta dismissione degli stabilimenti Stellantis attraverso uscite incentivate e il continuo utilizzo degli ammortizzatori sociali”. Per Cassino, sottoutilizzato come tutti gli altri stabilimenti, e’ stato annunciata la piattaforma elettrica Large, ma ci sono ancora molte incertezze su modelli e su volumi – spiega la Fiom, – a Melfi è in arrivo la piattaforma elettrica Medium anche se risulta al momento indeterminato il numero di modelli. A Mirafiori, dove lo scorso anno sono state prodotte solamente 80.000 vetture, continua la cassa integrazione, fino al 20 aprile sulla 500 elettrica, mentre per quanto riguarda la Maserati è stata prodotta l’ultima vettura del modello Levante e questo comporterà contratti di solidarietà fino alla fine dell’anno. Quanto alla gigafactory di Termoli, viene detto che entrerà a pieno regime non prima del 2029, comportando la necessità di utilizzare ammortizzatori sociali.