L'Indice della Pastasciutta al top storico. L'olio d'oliva è l'oro verde
Mentre l'inflazione cala l'indice della Pastasciutta che rappresenta la Dieta Mediterranea è arrivato ai massimi storiciDieta Mediterranea vs junk food
Nel 1986 l’Economista aveva inventato l’indice Big Mac per misurare le differenze del potere d’acquisto tra diverse economia. Il team della piattaforma di trading e Toro, invece ha ha elaborato l’indice della Dieta Mediterranea che, per comodità chiameremo Indice della Pastasciutta prendendo spunto dal piatto che rappresenta il simbolo di questo tipo di alimentazione
Indice al top
Il paniere -spiega Gabriel Debach, analista di eToro- include alimenti come pane, riso, cereali, pasta, frutta, verdure, olio d’oliva, latticini, pesce fresco, frutta secca, pollame, uova, vino e acqua minerale. Questo indice si trova ai massimi storici mentre l’inflazione tende a scendere. Perchè?
Il boom dell’olio d’oliva
“La Dieta Mediterranea -spiega l’esperto- cè aumentata più velocemente quando comparato ai prezzi del ristorante e del junk food o cibo spazzatura”. A incidere maggiormente l’evoluzione degli ultimi 8 anni dei prezzi del riso (+52%), delle verdure (+42%) e frutta (+40%) ma soprattutto dell’olio di oliva +90%. Proprio il prezzo dell’olio d’oliva emerge come il bene con la variazione percentuale tendenziale più alta tra i beni monitorati dall’Istat, registrando un aumento del +46,2% a febbraio 2024
Aumento record
L’aumento dei prezzi ha determinato una crescita significativa dell’indice della Dieta Mediterranea, che ha registrato un incremento del +34% a gennaio 2024. Questo valore si confronta con un aumento del +20% dell’inflazione generale, del +30% dell’inflazione alimentare e, in particolare, del +19% dei fast food.
Prezzi alimentari
Ciò che risulta particolarmente rilevante è il divario sempre più ampio e su massimi tra il costo del paniere della dieta mediterranea e l’inflazione, che ha raggiunto un picco del +13,8%. Anche il divario con l’inflazione alimentare si è ampliato, registrando un +3,51%. Questo fenomeno evidenzia in modo sempre più chiaro che l’adozione di un’alimentazione salutare comporta un costo.
Vino e pesce low cost
Anche se ci concentriamo sul periodo dal 2020 fino ad oggi, gennaio 2024, emergono chiaramente i fattori che hanno contribuito agli aumenti dei prezzi relativi alla dieta mediterranea. In questo arco temporale, gli aumenti più significativi sono stati registrati nell’olio d’oliva (+73%), nel riso (+47%), nella pasta (+33%) e nei vegetali (+31%), superando persino l’incremento medio del costo complessivo del paniere (+28%). Tuttavia, a mitigare tali aumenti, hanno contribuito i più modesti rincari nel prezzo del vino da tavola (+7%), della frutta secca (+8%) e del pesce (+16%).
Patrimonio dell’Unesco
La dieta mediterranea, dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO nel 2010 e ritenuta da molti nutrizionisti come standard alimentare, viene pertanto ad essere messa in pericolo dagli aumenti vertiginosi dei prezzi.
Cambiamenti climatici
Se in passato ad incidere erano i rincari del gas, degli effetti della guerra in Ucraina e dei cambiamenti climatici, ad oggi il Nino è il nuovo colpevole. Un elemento significativo è stato il clima eccezionale. Il 2023 ha segnato l’anno più caldo mai registrato a livello mondiale e il 2024 sta seguendo questo percorso. Il Servizio Copernicus sui Cambiamenti Climatici (C3S) ha confermato che il 2023 è stato l’anno solare più caldo nei dati di temperatura globale disponibili, risalenti al 1850. La temperatura media globale è stata di 14,98°C, superando di 0,17°C il precedente record del 2016. Le condizioni climatiche legate a El Niño hanno amplificato l’attenzione, rappresentando un rapido riscaldamento dell’Oceano Pacifico dopo tre anni consecutivi di perturbazioni climatiche opposte legate a La Niña.
La corsa inizia nel 2022
A soffrire maggiormente questa evoluzione il prezzo del “nuovo oro verde”, ossia l’olio d’oliva. I dati provenienti dal Fondo Monetario Internazionale indicano che il prezzo dell’olio di oliva ha raggiunto livelli record. Questo aumento vertiginoso ha avuto inizio nel 2022 e nel corso del tempo ha continuato ad intensificarsi.In Italia, i prezzi dell’olio di oliva extravergine hanno superato i 9,5 € al chilogrammo all’origine, registrando un aumento del 57,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Previsioni allarmanti
Le previsioni non sono ottimistiche per il futuro del settore. La produzione mondiale di olio di oliva prevista nel 2023/24 è in diminuzione rispetto alla campagna olearia precedente, registrando un calo del 6,3%. Inoltre, i volumi complessivi sono al di sotto di oltre il 20% rispetto ai target minimi considerati necessari per un corretto equilibrio tra domanda e offerta. Questo scenario rischia di prosciugare gli stock globali prima dell’inizio della nuova stagione di raccolta delle olive per la produzione di olio, secondo quanto riportato dalla Commissione europea sul mercato dell’olio.