Oro supera 2.100 dollari dopo nuove tensioni in Medio Oriente - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Economia/Apertura
AperturaEconomia Lun 04 dicembre 2023

Oro supera 2.100 dollari dopo nuove tensioni in Medio Oriente, mentre il petrolio scivola ancora

Il greggio continua a essere debole nonostante i tagli promessi dall'Opec. Nei prossimi mesi tanta volatilità. Oro supera 2.100 dollari dopo nuove tensioni in Medio Oriente, mentre il petrolio scivola ancora
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Il prezzo dell’oro ha registrato un nuovo massimo storico, superando l’importante livello di 2.100 dollari l’oncia durante la sessione asiatica di oggi, lunedì 4 dicembre. Il prezzo ha poi rintracciato leggermente, per inevitabili prese di beneficio dopo il nuovo balzo.

A spingere il prezzo dell’oro giallo sono le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Dopo la tregua di qualche giorno, l’esercito israeliano sta infatti espandendo le sue operazioni nella Striscia di Gaza. Mentre i funzionari statunitensi sollecitavano il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu a garantire la sicurezza dei civili, ieri le parti meridionali di Gaza sono state colpite da attacchi aerei israeliani.

Inoltre, sempre nella giornata di ieri, i ribelli Houthi dello Yemen hanno colpito tre navi commerciali nel Mar Rosso e una nave da guerra americana ha risposto abbattendo tre droni. “Questi attacchi rappresentano una minaccia diretta al commercio internazionale e alla sicurezza marittima – hanno detto le autorità statunitensi – Abbiamo anche tutte le ragioni per credere che questi attacchi, sebbene lanciati dagli Houthi nello Yemen, siano pienamente consentiti dall’Iran”.

Secondo gli strategist di Goldman Sachs il metallo giallo potrebbe posizionarsi intorno a 2.050 dollari, con rischi al rialzo. A loro parere infatti «il potenziale aumento dei prezzi dell’oro sarà strettamente legato ai tassi reali statunitensi e ai movimenti del dollaro, ma prevediamo anche una forte e persistente domanda dei consumatori da parte di Cina e India, insieme agli acquisti delle banche centrali, per compensare le pressioni al ribasso derivanti dalle sorprese al rialzo della crescita e dalla rivalutazione del taglio dei tassi. Nel complesso, ci aspettiamo che eventuali vendite siano di portata limitata a causa di una Fed accomodante, del rallentamento della crescita salariale e della resilienza degli acquisti da parte della banca centrale».

L’Opec non frena il calo del greggio

Continua, invece, il calo del prezzo del petrolio. Stamane il Brent sta perdendo un altro 0,7% a 78,3 dollari nonostante l’annuncio la scorsa settimana dei tagli di produzione dell’Opec. Le diminuzioni di produzione annunciate sono di natura volontaria e questo dettaglio ha sollevato dubbi sulla concreta possibilità che i produttori attuino realmente la restrizione. La proposta ha fatto seguito inoltre a un vertice controverso, che ha visto divergenze interne e uno slittamento nella data di incontro.

“È probabile che i trader restino cauti visti i disaccordi dell’Opec e l’aumento della produzione petrolifera non-Opec”, ha affermato Charu Chanana, stratega di mercato di Saxo Capital Markets Pte.

Secondo RBC Capital Markets LLC, il greggio rimarrà probabilmente volatile e potenzialmente senza direzione, finché il mercato non vedrà dati chiari sui tagli volontari alla produzione del gruppo, che entreranno in vigore dal mese prossimo.

“Ci ritroviamo in un mercato guidato dall’offerta…piuttosto che in uno guidato dalla domanda visto nell’era post-pandemia”, ha detto in una nota l’analista di RBC Michael Tran. “E questi tipi di mercati sono spesso pieni di trappole per i rialzisti”, ha aggiunto.

Condividi articolo