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AperturaEnergia Sab 03 giugno 2023

Petrolio, le azioni festeggiano l'accordo negli Stati uniti e attendono la decisione dell'Opec+

Le azioni petrolifere festeggiano l'accordo negli Stati uniti e attendono la decisione dell'Opec+ di domani Petrolio, le azioni festeggiano l'accordo negli Stati uniti e attendono la decisione dell'Opec+
Redazione Verità&Affari
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Petrolio, le azioni festeggiano l’accordo Usa e attendono la decisione dell’Opec+

I titoli legati al petrolio come Saipem, Eni e Tenaris hanno chiuso in bellezza la settimana con rialzi significativi. Dopo giorni di flessione si sono risvegliati grazie alla firma dell’accordo sul tetto al debito degli Stati Uniti e in attesa delle decisioni dei produttori dell’Opec+, il cui meeting si svolge questo week end e si chiuderà domani. La riunione è importante perché si discuterà se ridurre ulteriormente la produzione di petrolio per sostenere il prezzo. Quattro fonti dell’alleanza hanno dichiarato che è improbabile che l’OPEC+ ampli i tagli alla produzione nella loro riunione ministeriale di domenica e questo nonostante il calo dei prezzi del petrolio verso i 70 dollari al barile.

Però, questi livelli di prezzo non sono affatto confortevoli per i membri dell’OPEC+, secondo Ole Hansen, responsabile della strategia delle materie prime presso Saxo Bank, e la mancata adozione di misure a sostegno dei prezzi durante la riunione potrebbe far scendere ulteriormente i prezzi del petrolio.

L’OPEC+, che comprende l’OPEC e gli alleati guidati dalla Russia, rappresenta circa il 40% del petrolio mondiale e fornisce circa il 60% del mercato delle esportazioni di petrolio. Per questo le decisioni del gruppo possono avere un impatto significativo sui prezzi del petrolio.

Già tagliati quasi 4 milioni di barili al giorno

Tra i tagli volontari di alcuni Paesi e quelli del cartello, il totale dei tagli alla produzione è salito a 3,66 milioni di barili al giorno, pari a circa il 4% del consumo globale. Misure prese a seguito delle limitazioni di capacità di produttori come la Nigeria e l’Angola. Un’indagine Reuters ha, infatti, rilevato che i due Paesi hanno mancato i loro obiettivi di produzione per un totale di 600mila barili al giorno a maggio, mentre le interruzioni nella regione del Kurdistan, nel nord dell’Iraq, hanno fatto sì che il mese scorso il paese producesse 220mila barili al giorno in meno rispetto al proprio obiettivo.

Ma sull’andamento futuro del prezzo del petrolio aleggia l’incognita Cina. «Con la prospettiva di un default americano che ora sembra molto improbabile, i mercati hanno tirato un sospiro di sollievo, il che si è tradotto in una maggior propensione al rischio, offrendo supporto ai prezzi del petrolio. Tuttavia, eventuali guadagni sembrano limitati dalle persistenti preoccupazioni sulla domanda proveniente dalla Cina», avverte Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades, osservando che l’attività manifatturiera del più grande importatore mondiale di petrolio è diminuita a maggio (l’indice Pmi del settore manifatturiero è sceso a 48,8 a maggio dai 49,2 di aprile), rafforzando le aspettative di un rallentamento economico nel paese e ostacolando le prospettive della domanda di greggio

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