Il gas vola, Descalzi (Eni) rassicura: "Impatto minimo da Israele" - V&A
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AperturaEnergia Mer 11 ottobre 2023

Il prezzo del gas vola, ma Descalzi (Eni) rassicura: "L'impatto sulla produzione è marginale"

E per il numero uno di Eni dal prossimo anno l'Italia non avrà più bisogno di forniture di gas dalla Russia. Il prezzo del gas vola, ma Descalzi (Eni) rassicura: "L'impatto sulla produzione è marginale"
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Continuano le tensioni sul prezzo del gas in Europa e questa volta in scia ai sospetti della Finlandia per un possibile atto di sabotaggio dietro la perdita del gasdotto Baltic Connector, che la collega con l’Estonia.

I future Ttf sono balzati sul mercato di Amsterdam del 12% a 49,31 euro al megawattora, con il guasto che riaccende i timori sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche in Europa, a poco più di un anno di distanza dall’esplosione che ha danneggiato il Nord Stream. Rumors si sono sommati alle tensioni sui prezzi derivanti dalla guerra in Israele che ha portato alla chiusura dei due maggiori giacimenti di gas del paese.

La guerra ha impatto marginale

L’Italia pare al riparo dalle tempeste. A sostenerlo è stato Claudio Descalzi, il ceo dell’Eni, secondo cui “la guerra è terribile ma l’impatto sulla produzione di gas è marginale, ma c’è il tema degli schemi delle possibili conseguenze che preoccupano i mercati che è ovviamente molto prudente ma bisogna capire come sarà l’evoluzione”.

Fuori dal gas russo il prossimo inverno

Per quanto riguarda l’Italia “l’anno scorso abbiamo rimpiazzato il 50% del gas russo, quest’anno ci stiamo avvicinando all’80% di rimpiazzo e confermiamo che nel 2024-25 arriveremo al 100%. Io parlo di Eni ma rappresentiamo come import del gas una percentuale molto importante di importazione italiana” a continuato il ceo dell’Eni durante il suo intervento al Green&blu talk di rcs Academy.

Continuare a lavorare con i paesi che forniscono il gas

“C’è un lavoro da fare sulle infrastrutture e sugli stoccaggi e poi c’è un un aspetto molto diverso di continuare a lavorare con i Paesi che ci forniscono il gas che nel caso di Eni sono quelli su cui noi investiamo per produrre gas ed esportarlo – ha proseguito – c’è una manutenzione a livello di interazione coi Paesi in termini di investimenti, di contratti che è molto più frammentata, laboriosa e che deve incontrare il riconoscimento da parte del mercato della sua sostenibilità”.

Domanda petrolio cresce anno su anno, vicini a 102 milioni barili

“La domanda di petrolio è in aumento anno su anno di più di 2 milioni di barili: stiamo toccando i 102 milioni di barili al giorno di consumo, rispetto alla media è un aumento 2,2 milioni di barili anno su anno che è considerevole”, ha aggiunto Descalzi. Questi barili “non trovano una corrispondenza in termini di offerta un po’ per l’OPEC un po’ perché veniamo da anni otto anni di sottoinvestimenti che ora sono la metà di quelli del 2014 che hanno creato una situazione di stress tra domanda e offerta anche perché nei due anni di Covid gli investimenti sono stati molto bassi”.

Scorte in Europa oltre il 97%

A confermare che per ora non ci sono tensioni sul gas è che le scorte hanno superato il 97% della capacità di stoccaggio in Italia e nell’Ue. E’ quanto si legge nei dati diffusi dalla piattaforma Agsi di Gie, l’Associazione europea dei gestori delle reti del gas. Allo scorso 8 ottobre nell’Ue risultano stoccati 1.103,19 TWh di gas, pari al 97,01% della capacità complessiva. In Italia le scorte sono al quota 190,24 TWh, pari al 97,22% della capacità dei serbatoi. Prima per stoccaggi è come sempre la Germania (97,28% a 247,33 TWh), e terzi i Paesi Bassi (96,68% a 137,68 TWh). Segue la Francia (95,82% a 128,33 TWh).

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