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AperturaTlc Lun 25 marzo 2024

Tlc, aprile cruciale: Tim scorpora la rete, Open Fiber cerca finanziamenti

Mese chiave per l'infrastruttura digitale: il 23 il piano di Labriola al vaglio dei soci. Alla società di Cdp e Macquarie servono nuovi fondi Tlc, aprile cruciale: Tim scorpora la rete, Open Fiber cerca finanziamenti SEDE OPEN FIBER ROMA
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Tempi difficili per il settore delle tlc in Italia con il mese di aprile che sarà cruciale per le società che si occupano dell’autostrada dei dati, ossia la rete in fibra e  in  parte ancora in rame che entra nelle case degli italiani. Le società in questione sono due: Tim e Open Fiber. La prima nel mezzo di una non certo semplice rivoluzione che dovrebbe vedere lo scorporo della rete in fibra decisione che potrebbe essere presa il 23 aprile in occasione dell’assemblea dei soci,  mentre la seconda è alla ricerca di nuovi finanziamenti, oltre ai 7,2 miliardi già incassati dalle banche, per sostenere lo sviluppo della rete nelle aree grigie e bianche, quella a semi e a fallimento di mercato.

La rete unica è la soluzione per creare una infrastruttura digitale sostenibile

Tutto è partito dalla creazione di Open Fiber, un’idea del governo Renzi del 2016, società nata per far concorrenza a Telecom a livello infrastrutturale. Una missione impossibile che ha acuito la difficile posizione debitoria dell’ex-monopolista, diventata tanto insostenibile da dover decidere la vendita della rete per ripagarlo (almeno in parte), e ha creato un concorrente ovviamente più agile e tecnologico ma che necessita di ampie iniezioni di capitale per realizzare l’infrastruttura. Per questo, nelle intenzioni del governo ma anche del fondo Kkr che si appresta a rilevare la rete Telecom per 22 miliardi, c’è l’idea di far convergere le due infrastrutture in una rete unica.

Per Open Fiber l’obiettivo è trovare finanziamenti per 2,9 miliardi 

Quanto a Open Fiber ha ormai raggiunto con la sua rete quasi 14 milioni di case ma gli abbonati sono scarsi, circa 2 milioni, e quindi anche i ricavi, 500 milioni nel 2022. La società non ha ancora comunicato il nuovo piano industriale e neppure il bilancio 2023 in attesa che le banche e il governo si accordino per garantire altri 2,9 miliardi di finanziamento: circa 2 miliardi dalle banche e altri 900 milioni da parte dei soci (Cdp e Macquarie) e di Infratel per il riconoscimento di extra costi per la realizzazione della rete nelle aree bianche dovuti all’inflazione.

Fondi necessari per portare a termine la rete nelle aree grigie entro il 2026

I fondi, il cui importo potrebbe anche essere un po’ inferiore, sono necessari per proseguire i lavori e portare a termine la realizzazione della rete nelle aree grigie entro il 2026, tempo utile per poter usufruire dei fondi del Pnnr.  Per far questo il governo ha promesso un  emendamento al decreto Pnrr che consentirà a Open Fiber (ma anche Tim che ha riscontrato lo stesso problema)  di sostituire i numeri civici più lontani con alcuni più vicini tra loro nei lotti vinti per le aree grigie. Se questo emendamento non ci fosse Oper Fiber  dovrebbe posare 20 mila chilometri di fibra in più con extra-costi di 800 milioni e un anno aggiuntivo di lavori rischiando dunque di perdere i fondi del Pnrr.

Incontri tra banche, soci e management per sbloccare la situazione

Quanto agli extra costi richiesti a Infratel per le aree bianche la richiesta sarebbe di 800 milioni tra liquidità e l’estensione della concessione. Intanto oggi a Milano è previsto un ennesimo incontro tra tutti gli attori interessati, ossia banche, vertici della società, tra cui l’ad Giuseppe Gola, soci ossia Cdp che ha il 60% di Open Fiber e Macquarie con il 40% e advisor per cercare di sbloccare la situazione dei finanziamenti: il paradosso è che le banche vorrebbero essere certe della buona volontà del governo  e dei soci e viceversa.

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