L'agricoltura green riapre i giochi dell'auto elettrica
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AperturaAuto Ven 26 maggio 2023

Il doppio schiaffo a Bruxelles sull'agricoltura green riapre i giochi dell'auto elettrica

Dopo l'altolà degli Stati membri al provvedimento Ue sul "ripristino della natura", che fissa obblighi al 2030 per terreni agricoli. Il doppio schiaffo a Bruxelles sull'agricoltura green riapre i giochi dell'auto elettrica Ricarica auto elettrica
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Dopo la commissione Agricoltura. anche la commissione Pesca del Parlamento Europeo  ha bocciato la proposta sul ‘Ripristino della natura’, provvedimento che fissa diversi obblighi di recupero al 2030 di un’ampia gamma di ecosistemi, dalle foreste e terreni agricoli alle aree urbane, fiumi e habitat marini. E contestualmente mira alla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura.

All’origine del “no”,  che ha visto per la prima volta d’accordo un fronte che va  dai Popolari e liberali ai conservatori e sovranisti, c’è  “la forte preoccupazione per le ricadute negative sull’industria e sull’agricoltura del Vecchio Continente con la messa a rischio di decine di migliaia di posti di lavoro”.

Messo in questi termini, ovvero la difesa della nostra industria e dei posti di lavoro, lo stop alla commissione  in sede agricola non potrà non avere effetti significativi anche riguardo ai diktat sull’auto imposti da Bruxelles. E non solo riguardo alla tecnologia Euro 7, in discussione in questi giorni, e contro cui un gruppo di 7 Stati, tra cui l’Italia si è  detta contraria, ma  più in generale su tutto il pacchetto “green” con il divieto di vendita di auto diesel e benzina dal 2035.

L’inutilità della tecnologia euro 7

Il passaggio da euro 6 a euro 7 che la Commissione vuole forzatamente imporre viene giudicata dall’intera filiera dell’automotive “inutile, controproducente per la transizione green, e fortemente penalizzante per l’industria“. A Certificarlo é l’Anfia, l’associazione dei produttori di veicoli europei che spiega: “La decisione sarebbe  inutile, in quanto già con Euro 6 le emissioni sono ad un livello estremamente basso e il nuovo salto tecnologico migliorerebbe in misura infinitesimale la situazione.

Controproducente, perché imporrebbe enormi investimenti alle Case, che verrebbero distolti dalla ricerca sul fronte elettrico e di altre tecnologie green” “In più – spiega l’Anfia – si tratta di promuovere una tecnologia che comunque verrebbe vietata dal 2035“. Contro Euro 7 è sceso in campo lo stesso vicepremier Salvini che ha promesso battaglia “contro decisioni che non tengono conto degli interessi dei produttori e dei lavoratori”.

L’ultimatum contro benzina e diesel

Contro l’ambientalismo ideologico di Bruxelles,  l’Italia ha giocato un ruolo significativo anche sul fronte dell’intero pacchetto green per l’auto. Alla vigila dell’ultimo voto per la messa al bando dei motori endotermici in favore della sola auto elettrica, si era infatti formata una “minoranza di blocco” con capofila Roma, che aveva fermato il provvedimento. Erano seguiti giorni di trattative con la Commissione che alla fine aveva dovuto fare una parziale retromarcia aprendo anche agli E-fuel (ma non ai biocarburanti come chiedeva il nostro governo).

Tra un anno il voto

Sul pacchetto “auto green” il prossimo step è la verifica prevista nel 2026. In quella sede l’Italia tornerà a chiedere di inserire i biocarburanti nelle tecnologie permesse dal 2035. Ma in mezzo c’è il voto, e già oggi  il “partito ursula” che ha sempre appoggiato l’ambientalismo più intransigente, sta perdendo pezzi.  La costituzione dell’asse di centrodestra sull’ambiente, dopo la consultazione europea, potrebbe avere un rilevante peso specifico nell’assemblea di Strasburgo.

“Non si tratta di rimettere in discussione l’intera strategia sul green e sull’elettrico – ha più volte spiegato il ministro Pichetto Fratin – ma di agire con buonsenso, senza ideologici strappi nei confronti di tecnologie che ancora sostengono l’industria europea e in particolare italiana. Non bisogna poi penalizzare i consumatori alle prese con auto dai prezzi proibitivi e favorire soltanto la Cina”.

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