Conti record di Stellantis: perché l'Italia è meglio che aspetti a brindare
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AperturaAuto Gio 15 febbraio 2024

Conti record di Stellantis: perché l'Italia è meglio che aspetti a brindare

Utili stellari, nuove promesse a Roma e premio ai dipendenti. Ma restano le incognite sul futuro dei nostri stabilimenti senza 500, Panda, Maserati e con la cig che prosegue Conti record di Stellantis: perché l'Italia è meglio che aspetti a brindare STELLANTIS
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Ma allora le risorse o per dirla più terra terra, i soldi, ci sono. Di fronte al bilancio record approvato  dal cda di Stellantis una domanda sorge spontanea:  l’amministratore delegato del gruppo automobilistico franco-italiano  Carlos Tavares, nei rapporti con il governo italiano “c’è o ci fa”? . Nel senso che sino a ieri in manager, ad ogni incontro con il ministro Urso (che gli ha messo di fronte lo smantellamento degli stabilimenti del gruppo in Italia),  si è sempre appellato alle  difficoltà di mercato

Di più: il contrattacco di Tavares sul fatto che la produzione di auto in Italia è scesa in pochi anni da 1,2 milioni a 500 mila vetture all’anno, era legato al fatto l’esecutivo, a suo dire,  non avrebbe la dovuta sensibilità verso il settore. In parole povere: gli incentivi per il green sarebbero insufficienti. Dato per altro smentito dai fatti, visto che i nuovi bonus riguardano per la maggior parte l’auto elettrica. Con pure una minaccia finale: “E’ questione di vita o di morte – ha detto Tavares non più tardi di dieci giorni fa, – o ci date di più, o a rischio c’è l’intero comparto automobilistico italiano”.

Faccia tosta

Ebbene oggi scopriamo invece un  consuntivo con   ricavi netti  a 189,5 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2022. Un utile netto  in crescita dell’11% a 18,6 miliardi di euro, e un  risultato operativo rettificato in aumento dell’1% a 24,3 miliardi di euro, con un margine sui ricavi del 12,8%. Poi le vendite di veicoli sono aumentate del 31% nel complesso, del 27% quando si parla di veicoli a basse emissioni e del 21% per quelle elettriche. Numeri superiori alle attese, snocciolati da Tavares con una faccia tosta (almeno nei riguardi di governo, lavoratori e famiglie italiane) degna del miglior Elon Musk.

Noi aspettiamo a brindare

Per carità, non vogliamo essere fraintesi. Ci uniamo ai festeggiamenti per i risultati raggiunti. Anche perché contestualmente ai dati di bilancio è stato annunciato un premio di risultato per i dipendenti italiani pari al 7.2% della retribuzione, che corrisponde in media a 1812 euro lordi, a cui si aggiungerà il riconoscimento straordinario di 300 euro lordi, che porterà ad una erogazione complessiva pari all’8,5%.

E’ vero che  il bonus ai  dipendenti è il frutto positivo dell’accordo siglato lo scorso anno con i sindacati che hanno poi dovuto ingoiare altre rinunce, ma intanto i soldi arrivano ed in questo periodo non facile  sono una manna per tanti nuclei familiari. Poi il Ceo del gruppo, nell’ambito della presentazione dei numeri, ha ribadito che c’è l’impegno di “tornare a produrre un milione di vetture all’anno in Italia entro il 2030”

Detto questo però permetterci di aspettare a brindare

Perché, al di là delle promesse il piano non regge. E le rassicurazioni di Tavares non fugano minimamente  la preoccupazione sulla situazione degli stabilimenti del gruppo nel nostro Paese. Restano inalterati i timori su ridimensionamento della produzione e dei posti di lavoro. In ballo c’è il futuro di Mirafiori (che ha già perso la metà dei posti di lavoro), di Pomigliano, di Melfi, i tempi di realizzazione della gigafactory di Termoli, il destino  degli altri siti produttivi e delle migliaia di piccole aziende dell’indotto. E sembra non reggere  il progetto-Italia dopo che negli ultimi mesi si è vista migrare verso l’estero la produzione dei veicoli Fiat più venduti ovvero la 500 e la Panda.

E  si è assistito alla quasi sparizione di Maserati. Il tutto con l’impegno di  implementare nel nostro Paese la piattaforma Stla Medium per vetture di cilindrata superiore (ma meno vendute delle piccole)  e soprattutto elettriche.  Stesso discorso per gli investimenti di questi ultimi mesi che sono andati dalla Francia alla Polonia, dalla Serbia all’Ungheria, sino al Marocco. Ma quando si è trattato del nostro Paese ci è stato presentato in pompa magna il solo ‘”Hub di studio sull’elettrico” a Torino che, al di là delle parole altisonanti, si traduce nell’assunzione di qualche decina di tecnici ed ingegneri.

Il Re è nudo

La buona notizia  è che però ora i numeri parlano chiaro. Il Re è nudo. Tavares non può più trincerarsi dietro le difficoltà nei conti e di mercato  per snobbare l’Italia e minacciare il governo. Proprio il confronto tra Stellantis ed esecutivo sarà al centro al centro dell’assemblea nazionale dei delegati Fim del gruppo automobilistico che si svolgerà domani (venerdì 16 febbraio) nella sede regionale Cisl di Torino.

”In questa fase di grande incertezza per lo stabilimento torinese – spiega la Fim-Cisl Torino – abbiamo deciso di riunire la nostra base per affrontare non solo il tema  della fabbrica di Mirafiori, ma anche per parlare di prospettive e di proposte da mettere in campo in vista della cabina di regia che dovrebbe riunirsi a breve in Comune, alla presenza del sindaco Lo Russo e dei principali soggetti istituzionali, economici e sociali della città”.

A Torino la situazione è di allarme rosso. Nel 2014 i lavoratori a Mirafiori erano oltre 19mila, nel 2022 meno di 12mila. Alle sole Carrozzerie, si sono più che dimezzati, da 5.300 agli attuali 2.200.  Lunedì scorso  sono partite altre sette settimane di cassa integrazione a rotazione, fino al 31 marzo, giorno in cui si fermerà la produzione della Maserati Levante. Questi i numeri del capoluogo piemontese. Stessa musica a Pomigliano e e Melfi. Il resto, purtroppo,  sono buoni propositi.

 

 

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