"Crepe nel telaio di Tesla". Negli Usa scoppia il caso
Fanno discutere le foto di un pezzo fessurato messe in rete da un automobilista. Nuove indagini sull'autonomia delle Tesla.Nuove ombre su Tesla. Mentre il Wall Street Journal torna a puntare l’indice (anticipando le richieste delle autorità federali) sulle discrepanze tra l’autonomia dichiarata dalla Casa e l’effettivo chilometraggio possibile con un “pieno elettrico”, sui social scoppia il caso delle possibili crepe nel telaio di alcuni modelli dell’azienda di Elon Musk.
A creare scompiglio tra i possessori del marchio Usa è stato Nizar Kamel, il proprietario di una Tesla Model Y (il Suv elettrico) che ha diffuso in rete delle preoccupanti fotografie che mostrano delle crepe nella fusione anteriore del telaio, in prossimità delle sospensioni (una parte della vettura che su questo modello di Tesla è realizzato da un unico pezzo di alluminio).
Il telaio Tesla e una risposta insoddisfacente
L’azienda impiega un metodo di produzione particolare per queste parti di telaio, le quali vengono ottenute tramite fusione in un unico pezzo. Tale procedura semplifica il processo di realizzazione dell’auto e ne abbassa i costi. Tuttavia, è importante che dopo la fusione non emergano imperfezioni che potrebbero compromettere l’integrità della struttura. La richiesta di assistenza è stata inoltrata, a detta del proprietario, nel mese di maggio e solo dopo una lunga attesa vi è stata un’ispezione condotta da un tecnico specializzato.
Il responsabile del centro assistenza ha quindi rassicurato il cliente
A quel punto il proprietario dell’auto ha condiviso le immagini delle crepe su internet, cercando pareri sulla natura del problema. Ne è emerso che sino ad ora sono una decina i casi segnalati per lo stesso problema per la Tesla Model Y prodotta nello stabilimento di Austin in Texas. Va sottolineato che sino ad ora non vi sono stati casi di cedimento strutturale di un telaio Tesla, ma le immagini pubblicate da Kamel sono effettivamente inquietanti.
La bugia sull’autonomia
In questi stessi giorni, Tesla si trova ad affrontare nuove indagini da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sulle autonomie dichiarate dall’azienda che, secondo la denuncia di molti automobilisti, sarebbero ben superiori al reale. In sostanza sarebbe emerso che grazie ad un algoritmo, al momento del “pieno elettrico” la batteria segnalerebbe una autonomia elevata, ma il dato cambierebbe repentinamente verso il basso quando la carica tocca il 50%. E’ pur vero che percorrenze effettive inferiori a quelle pubblicizzate o indicate dal computer di bordo sono la norma nel mondo dell’auto, ma per l’elettrico il problema diventa ben più preoccupante rispetto all’endotermico vista la rete insufficiente dei punti di ricarica.
E spunta pure un progetto segreto
Sempre secondo il Wall Street Journal, ci sarebbero poi delle indagini su un misterioso progetto interno, denominato Project 42, che avrebbe messo in allerta anche lo stesso consiglio di amministrazione di Tesla. L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan e la Sec, il massimo organo di controllo dei mercati finanziari statunitensi, avrebbero deciso di indagare sull’utilizzo di fondi aziendali per la costruzione di quella che, internamente, viene descritta come un’abitazione per l’amministratore delegato Elon Musk nei pressi della fabbrica di Austin in Texas. L’inchiesta, spiega il quotidiano finanziario, è ancora nelle fasi preliminari e ha l’obiettivo di verificare se le risorse aziendali siano state utilizzate in modo improprio.
Ma la corsa di Tesla non si ferma
Un tris di problemi, quello di Tesla, che però non ferma la corsa delle vetture di Elon Musk. Andando a vedere la classifica del modelli elettrici più venduti in Italia ad agosto (dato pubblicato in queste ore) , si ha la sensazione che solo i concessionari Tesla abbiano tenuto accese le insegne, mentre tutti gli altri erano chiusi per ferie. Dietro a Model 3 (1.192 auto consegnate) e Model Y (931) c’è infatti il vuoto. Al terzo posto c’è la Renault Megane, ma con appena 172 pezzi, seguita dalla 500e (135) e dalla Smart ForTwo (129). L’elettrico, che nel nostro Paese resta ancorato ad un misero 5% del totale del venduto, parla dunque quasi soltanto texano.