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AperturaAuto Mar 19 dicembre 2023

Al via il Tavolo automotive, pressing del governo su Stellantis

Riunioni dei gruppi "tecnici" per tornare a produrre un milione di auto in Italia. Ma la strada è in salita e nasconde una beffa Al via il Tavolo automotive, pressing del governo su Stellantis
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Si parte oggi con i cinque gruppi  tecnici del Tavolo sviluppo automotive, istituito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy , che vede   la partecipazione di Stellantis, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi del comparto auto, dei sindacati e di Anfia, che rappresenta la filiera di settore. Sino a giovedì si riuniranno quindi in sequenza tutti i gruppi di lavoro decisi alla riunione del 6 dicembre che ha dato il via libera al piano che dovrebbe far ripartire l’industria dell’auto nel nostro Paese. Obbiettivo è tornare a produrre un milione di vetture all’anno in Italia (ora siamo a quota 470 mila). Il prossimo incontro del “Tavolo”, in seduta plenaria, è previsto entro il mese di gennaio 2024.

Un progetto in salita

Dopo mesi di promesse, ma anche di rinvii, da parte del gruppo Stellantis  ora dunque si entra nel vivo. Le premesse però non sono incoraggianti. Anche perché è ormai chiaro che il gruppo franco-italiano è totalmente sbilanciato su Parigi. Per più di una ragione. La più importante sta nel fatto che il governo francese detiene il 7% delle azioni Stellantis con diritto di veto sui piani strategici. E dunque il Ceo, Carlos Tavares, per la sua stessa sopravvivenza, non potrà mai chiudere stabilimenti in Francia, mentre ha mano libera in Italia, cosa che negli ultimi anni è avvenuta a ritmo sempre più preoccupante. Ma a giocare sul disimpegno nel nostro Paese c’è anche il fatto che Fca, ora Stellantis ha spostato la sua sede in Olanda ed ha poi ribilanciato la fideiussone di Fca da banche vicine al governo italiano ad altre meno interessate all’ occupazione made in Italy.

Una ripartenza in salita

Il risultato è che se nel Duemila i lavoratori Fiat in Italia erano 74.300, nel 2023 i lavoratori Stellantis sono 45.000 di cui 26.000 nell’auto. La maggior parte di questi tra l’altro è in cassa integrazione una o due settimane al mese. Dal 2021 si sono persi 7.000 posti di lavoro. A fine 2021 Stellantis ha venduto il Call center Fca che si trovava prima ad Arese e poi a Vimodrone, promettendo che nulla sarebbe cambiato, ma alcuni mesi dopo ha portato molte commesse Fca in Marocco. E’ poi stata la volta dello stabilimento di Grugliasco dove si producevano le Maserati, con lo sfregio di averlo messo addirittura in vendita via internet. Ha poi mandato 15 mila lettere a progettisti e impiegati per sollecitare l’uscita incentivata. Anche parte della progettazione sarà spostata in Marocco. E’ poi stato detto ai principali fornitori degli stabilimenti italiani che per restare competitivi avrebbero dovuto spostare parte della produzione in Paesi low cost. Da ultimo, proprio alla vigilia della riunione al ministero, è arrivato l’annuncio che la Panda elettrica non verrà prodotta nel nostro Paese ma in Serbia.

Altri soldi  in cambio di lavoro

Stellantis pochi giorni fa ha comunque riconfermato la volontà di porsi come obbiettivo la produzione di un milione di vetture in Italia. “Vetture” e non auto.  si badi bene. Dunque, come ha paventato la Cisl, potremmo trovarci di fronte all’ ennesimo  gioco di prestigio di Tavares che ora  intenderebbe sommare la produzione di auto a quella di veicoli commerciali, aggirando le promesse della primavera scorsa. Non è tutto:  in perfetto stile Fiat, il gruppo automobilistico ha fatto intendere di vincolare il progetto di ripartenza della produzione in Italia a sostegni da parte del governo. A partire dagli incentivi per l’acquisto di auto elettriche.  A questo punto ci si potrebbe trovare nella situazione paradossale che il governo italiano dà soldi agli automobilisti per comprare vetture prodotte in Serbia. Già oggi gli incentivi su endotermico ed elettrico riguardano solo il 20 % delle vetture uscite dagli stabilimenti italiani. E la situazione potrebbe peggiorare.

Ma come affrontare la situazione? Una strada l’hanno tracciata gli Stati Uniti con il loro Inflaction reduction act. In quel caso gli incentivi, fino a 7.500 dollari, vengono erogati solo se le vetture acquistate hanno il 75% dei componenti realizzati negli Usa. E poi, come giustamente paventato dal ministro Urso, occorre aprire le porte ad altri produttori. Negli ultimi 40 anni a Fiat, Fca e poi a Stellantis lo Stato ha elargito 200 miliardi di euro. In sostanza la cassa integrazione Fiat, legata a modelli che non hanno avuto successo, l’hanno pagata gli italiani. Se una lezione è arrivata da un Paese come la Germania, dove Mercedes, Bmw, Volkswagen e Audi hanno fatto in pochia anni un salto qualitativo epocale, è che non sono gli aiuti di Stato ma la concorrenza che crea sviluppo ed occupazione. Prendiamo atto della buona volontà di Stellantis a sedere al tavolo al ministero. Ma che si parli di sviluppo, industria ed occupazione e non di mercato delle vacche.

 

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