Intesa Sanpaolo, Profumo verso la presidenza ma c'è sciogliere il nodo della Compagnia
Nel 2025 scade il mandato di Gros Pietro. Il divieto di "porte girevoli" tra banca e azionista e la successione al vertice dell'ente torinese FRANCESCO PROFUMO PRESIDENTE COMPAGNIA DI SAN PAOLOForse non sarà oggi, in occasione dell’evento della Compagnia di San Paolo dedicato al futuro dell’ente torinese, come pure si sussurra da qualche giorno. Ma l’addio di Francesco Profumo alla presidenza della fondazione prima azionista di Intesa Sanpaolo prima della scadenza del suo mandato è data per certa negli ambienti torinesi. L’ambizione dell’ex ministro è quella di andare alla presidenza di Intesa Sanpaolo, il cui board scade nell’aprile del 2025.
Passaggio spericolato
Le regole di governance vietano però le “porte girevoli” e il passaggio dall’azionista alla partecipata se non è trascorso un anno tra i due incarichi. Ma il mandato di Profumo alla Compagnia di San Paolo scade solo con l’approvazione del bilancio, tra aprile e giugno, rendendo quantomeno spericolato se non impossibile il passaggio ambito dall’attuale numero uno dell’ente torinese. La soluzione è appunto quella delle dimissioni anticipate rispetto alla scadenza del mandato.
La successione alla Compagnia
A complicare lo scenario, il fatto che il processo per il rinnovo degli organi della Compagnia è ormai in pieno svolgimento. Con l’approvazione del bilancio 2023 dell’ente infatti si dovrà insediare anche il nuovo consiglio. Le norme che regolano il processo di nomina affidano proprio al presidente uscente un ruolo chiave. I nomi circolati finora vanno dagli economisti Giorgio Barba Navaretti e Pietro Garibaldi alla ex parlamentare di Forza Italia Claudia Porchietto. Indicazioni chiare per la successione però al momento non ce ne sono. Anche perché il limite di età di 70 anni tiene fuori dalla corsa un nome di prestigio come l’ex ministro Elsa Fornero.
L’accordo che dura da 18 anni
D’altra parte, quello di Profumo è il nome più spendibile per la successione all’economista Gian Maria Gros Pietro alla presidenza di Intesa Sanpaolo da parte della componente torinese della banca. E mantenere l’equilibrio dell’asse Milano-Torino stabilito al momento della fusione tra Banca Intesa e il Sanpaolo Imi, nel 2006. Allora, venne varato un modello di governance duale anche per far sì che i due architetti dell’operazione, Giovanni Bazoli e Enrico Salza, andassero a guidare il primo il consiglio di sorveglianza e il secondo il consiglio di gestione. Il ritorno al sistema monistico ha lasciato la presidenza a Torino. Un equilibrio che dura ormai da 18 anni e che nessuno dei protagonisti ha interesse a intaccare.