Mps, il Cda si candida alla riconferma, ma vuole l'aumento
Gli orientamenti del consiglio in vista dell'assemblea: serve continuità ma la remunerazione è inadeguata per l'impegno
Il cda uscente di Mps
Il cda uscente del Monte dei Paschi si candida a una parziale riconferma e sottolinea però come l’attuale politica di remunerazione sia “inadeguata“. È quanto emerge dalla documentazione depositata in vista dell’assemblea del prossimo 20 aprile, che dovrà tra le altre cose rinnovare il cda.
“Compensi inadeguati”
Nel documento intitolato “Orientamenti del cda agli azionisti su dimensione e composizione del nuovo cda” si legge tra l’altro una valutazione di “inadeguatezza” per gli emolumenti pagati dalla banca reduce da una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi. La presidente incassa 110 mila euro lordi l’anno, i consiglieri 65 mila.
L’impegno richiesto
“L’attuale remunerazione prevista per l’incarico risulta inadeguata – si legge nel documento – in considerazione dell’elevatissimo impegno di tempo richiesto per espletarlo adeguatamente e del raffronto con altre istituzioni comparabili, e non contribuisce a favorire l’attrattività della banca per le migliori professionalità“.
Il testo non dettaglia a quali competitor del settore si faccia riferimento per la remunerazione. Il cda aggiunge di aver stimato l’impegno di tempo necessario per svolgere in modo “corretto” l’incarico in 200 giorni annui per la figura del presidente e in 50-60 giorni l’anno per il consigliere “senza contare”, ovviamente, “l’impegno nei comitati”.
“Garantire la continuità”
Il cda uscente avanza anche una sorta di autocandidatura alla riconferma almeno parziale. Nel documento si legge infatti che il cda attuale “auspica” che “per garantire stabilità e continuità d’azione alle attività dell’Organo, in questa fase particolare della vita della Banca, sia valutata la conferma di una parte degli attuali componenti sulla base del contributo attivo fornito ai lavori consiliari nell’arco del mandato”. La presidente della banca, Patrizia Grieco, ha già annunciato di non essere disponibile per un nuovo mandato.
Il nodo di Lovaglio
Il tema della remunerazione era emerso nei mesi scorsi in relazione alla posizione dell’ad Luigi Lovaglio. Una norma inserita nella legge dei bilancio ha infatti tagliato i compensi dei vertici di alcune partecipate statali. Se applicata anche a Mps, la norma avrebbe avuto l’effetto di dimezzare di fatto il compenso del manager.
A inizio febbraio però fonti del Mef hanno fatto sapere che la norma in questione non si applica a Mps. In settembre, l’assemblea dei soci aveva votato una serie di modifiche allo statuto per eliminare i limiti di età e di fatto rendere possibile la riconferma di Lovaglio come amministratore delegato.