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BancheIn evidenza Mer 14 febbraio 2024

Mps, il Mef al bivio tra nuova cessione e terzo polo

La corsa del titolo favorisce il ritorno del Mef sul mercato con una nuova tranche di azioni. Ma il calo dei tassi cambia lo scenario per l'aggregazione Mps, il Mef al bivio tra nuova cessione e terzo polo
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Da un lato, il titolo che continua la sua corsa galvanizzato dai risultati del 2023 e dal ritorno al dividendo. Dall’altro, la volontà dell’esecutivo di favorire la nascita del terzo polo bancario con Mps protagonista. In mezzo, l’impegno del governo a incassare 20 miliardi dalle privatizzazioni nei prossimi tre anni. Ancora nessuna decisione è stata presa, spiegano le fonti interpellate, ma l’ipotesi di una nuova tranche di azioni sul mercato si fa più probabile anche a breve. Mentre l’atteso calo dei tassi d’interessi favorisce, in un’ottica di medio periodo, l’auspicata nascita aggregazione di Mps.

La corsa del titolo continua

Dal 21 novembre scorso, primo giorno di scambi dopo la cessione del 20% del capitale da parte del Tesoro, le azioni di Monte dei Paschi sono salite di oltre il 28%. Ieri la banca senese è stata di nuovo protagonista in Piazza Affari, con un +2,85%, chiudendo a 3,65 euro. Un’ottima occasione per il Tesoro per ridurre ancora la partecipazione. Il prossimo 20 febbraio scade il lockup stabilito al momento dell’accelerated bookbuilding di novembre. Sul mercato potrebbe andare un ulteriore 14%, lasciando al Mef una soglia di blocco del 30% che metterebbe l’istituto al riparo da operazioni ostili o comunque non gradite al governo. Ipotizzando uno sconto del 6% sul prezzo del titolo, lo stesso della vendita del 20 novembre scorso, dalla cessione del 14% il Mef incasserebbe oltre 600 milioni di euro. Poco meno dei 700 milioni incassati dal Mef con la vendita del 20% in novembre. Un’ottima opportunità: non a caso sul mercato si sono riaffacciate le voci di un’imminente nuova operazione di vendita da parte del Tesoro. 

Il calo dei tassi e l’ipotesi Banco Bpm

D’altra parte, l’ipotesi del terzo polo stenta a decollare. Le banche interessate, da Banco Bpm a Bper Banca, non perdono occasione per smentire ogni interesse. Lunedì scorso è stata la volta di Flavia Mazzarella, presidente di Bper, che ha ribadito di non aver nessun interesse a una operazione con Siena mente la banca è impegnata nel consolidamento interno. La prevista discesa dei tassi d’interesse, riducendo la massa di utili realizzati nel 2023 dalle banche italiane, e la frenata dell’economia con il conseguente, possibile, aumento delle sofferenze potrebbero dare una mano al Mef. E convincere uno dei due istituti a muovere d’anticipo e realizzare la fusione con Mps. Il principale indiziato, secondo quanto ricostruito, è Banco Bpm. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna, che ha più volte smentito ogni interesse, sarebbe tornato a guardare verso Siena, spiega una delle fonti interpellate, anche se ancora nessun passo formale è stato fatto. Ma questo scenario, nel caso possa realizzarsi, potrebbe diventare una realtà non prima della fine dell’anno. Per questo, spiegano le fonti interpellate, non è escluso che il Mef approfitti dell’occasione che si presenta sul mercato. E torni sul mercato con una nuova tranche, anche senza aspettare l’incasso del dividendo.

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