Commento Mer 07 dicembre 2022
Cosa ci ha lasciato il crac Lehman? Troppe operazioni opache, a cosa serve la figura del Cro (controllore dei rischi)?
Dal crac Lehman è nata la figura del controllore dei rischi. Ma le operazioni opache continuano: com'è adesso serve ancora il Cro Inghilterra Londra Lehman Brothers Finanza EsterniTutto è partito dal crac della Lehman
Nel settembre 2008 una delle più grandi società del mondo finanziario dichiarò il proprio fallimento. La caduta della Lehman Brothers provocò la peggior crisi finanziaria a livello mondiale dopo la Grande Depressione degli anni trenta. Questa premessa é necessaria per identificare il motivo per il quale le Autorità di Regolamentazione e di Vigilanza abbiano chiesto alle imprese di costituire, soprattutto nell’ultimo decennio, nell’ambito della propria organizzazione aziendale una figura professionale in grado di garantire trasparenza nella gestione e valutazione dei rischi. Si ribadisce che l’obiettivo prioritario delle autorità di vigilanza era quello di consentire alle aziende di prevenire eventuali crisi , come quella che si é verificata nel corso del 2008.
A cosa serve la figura del CRO
Ovvio che per svolgere questo particolare ruolo il Cro deve entrare nel merito delle strategie programmate dalle società siano esse banche, assicurazioni, società Finanziarie ecc. e di riuscire ad anticipare , misurare e quantificare i rischi che le aziende possono assumere, anche di tipo reputazionale e sistemico. Il Cro, per svolgere con piena autonomia il proprio ruolo deve avere una visione ampia dell’intera organizzazione societaria, non solo per anticipare le ipotetiche minacce potenziali, ma deve anche essere in grado di determinare ed influenzare i processi decisionali. Nell’ambito bancario, come analizzato dalla circolare n. 263 della Banca d’Italia, il CRO ricopre un ruolo autonomo e riporta direttamente ai vertici dell’Istituto di Credito nel quale svolge la propria attività professionale.
L’area di Governo del Chief Risk Officer é collocata a diretto riporto del consigliere delegato e Ceo con il compito di studiare, definire e attuare gli indirizzi e le politiche aziendali in materia di gestione dei rischi e contemporaneamente ne coordina e controlla l’attuazione dei progetti coinvolgendo attivamente tutte le componenti aziendali per misurare concretamente l’esposizione ai rischi sia interni all’Impresa, sia verso il mercato.
Troppe operazioni poco trasparenti
Ma veniamo al dunque. Perché abbiamo sviluppato questo argomento? In questi ultimi mesi abbiamo assistito a varie operazioni finanziarie, a qualche Opa amichevole e non e a proposte di aggregazione societarie. Alcune di queste hanno provocato, sui mercati mondiali veri disastri sia a livello di immagine che di credibilità verso le funzioni manageriali che hanno promosso iniziative molto discutibili. Valutazioni da parte delle aziende che hanno determinato e provocato consistenti perdite economiche ed un calo significativo dei valori azionari penalizzando sia i singoli risparmiatori che gli investitori istituzionali. Indubbiamente la creazione della cultura del rischio (particolarmente importante per identificare le aree di attenzione nel governo delle regole già descritte), fortemente voluta dagli organismi di vigilanza, non solo non ha ottenuto nessun risultato, ma non ha interrotto la strategie che stavano portando le aziende verso il rischio della continuità aziendale. La domanda é questa: l’attuale quadro normativo di riferimento é sufficiente a garantire una piena autonomia della funzione del Cro in Azienda?