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Commento Gio 22 dicembre 2022

Politiche monetarie e inflazione, ecco cosa possiamo imparare dal confronto con 20 anni fa

La politica monetaria stabilita dalle Banche Centrali non solo ha spaventato i mercati, ma anche l'economia reale. Nel 2002... Politiche monetarie e inflazione, ecco cosa possiamo imparare dal confronto con 20 anni fa Il presidemte della Bce, Christine Lagarde
Giuseppe Giusto
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Giuseppe Giusto

Che spavento per i mercati finanziari

La politica monetaria stabilita dalle Banche Centrali non solo ha spaventato i mercato finanziari mondiali, ma ha anche causato un danno economico reale a tutti i risparmiatori, famiglie comprese, che dovranno pagare importi più elevati per prestiti e mutui. Anche gli Stati e le imprese saranno penalizzati in generale sul tema dei tassi dovendo pagare un costo più elevato per potersi indebitare nel medio periodo. Prendiamo ad esempio lo spread (differenziale Btp/Bund): dopo le decisioni prese dalla Fed lo scorso 15 dicembre, il costo del finanziamento è risalito da 183 a 218 punti base. La tenuta del debito pubblico italiano, che ad ottobre 2022 ha registrato un record pari a 2.771 milioni nel breve periodo non è a rischio, ma con il rendimento del Btp decennale al 4,45 % il futuro sarà ostacolato da molte incognite. Una notizia positiva è rappresenta dall’aumento del risparmio delle famiglie italiane che nel 2022 si riporta a livelli pre pandemia, a livello di sistema ha raggiunto la cifra record di 1.800 miliardi. Risparmi cosiddetti improduttivi o congelati, depositati sui conti correnti bancari e postali  che non generano nessun valore aggiunto nel coacervo degli investimenti potenziali.

Costo del denaro ancora su

Parliamo di breve periodo perché le Banche Centrali sono decise ad aumentare ulteriormente il costo del denaro per contrastare l’effetto dell’ulteriore impennata dell’inflazione che dovrebbe assestarsi, in area euro, all’11,8% nel 2022. I rischi derivanti dalle strategie delle banche centrali sono essenzialmente quelli di una recessione che si concretizzerà nel 2023 e quelli di una mancata crescita che influenzerà in modo negativo il Pil mondiale. Per pura curiosità andiamo a raffrontarci con il 2002 ,vent’anni fa.
 
Nel corso del 2002 il risparmio delle famiglie italiane ammontava a 95 miliardi riscontrando rispetto al 2001 una flessione importante a causa principalmente dell’introduzione dell’euro e da vari ulteriori scenari avversi. Il tasso medio di interesse dei titoli decennali del Tesoro era pari al 5,04%. L’inflazione media in Italia era pari al 2,46%. Il debito pubblico era pari a 1.436 miliardi.  Il 2023 sarà un anno importante per tutta l’Europa è principalmente per l’Italia che dovrà superare moltissimi ostacoli, ma vale la pena ogni tanto di guardare al passato per evitare di commettere errori proiettandosi verso il futuro, purtroppo estremamente incerto.
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