L'Italia nel mirino dei mercati, il Tesoro prova a salvarsi col buyback
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Cronaca Ven 10 giugno 2022

Il Tesoro adesso prova col buyback ad arginare la valanga del debito

Il Tesoro da alcuni mesi fa operazioni di buyback - l’ultima tre giorni fa per 3 miliardi - per cercare di tagliare le punte del debito Il Tesoro adesso prova col buyback ad arginare la valanga del debito
Carlo Cambi
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Carlo Cambi

Le operazioni del Tesoro per tagliare il debito

Mentre Mario Draghi invoca un Sure energetico (una sorta di debito comune europeo) per consentire ai Paesi più esposti di compensare in qualche modo i danni da rincaro di petrolio e gas (sarà debito buono?) i mercati stanno mettendo l’Italia nel mirino. Il Tesoro lo teme e da alcuni mesi fa operazioni di buyback – l’ultima tre giorni fa per 3 miliardi – per cercare di tagliare le punte del nostro debito: le scadenze tra quest’anno e il prossimo sono impressionanti per quantità di titoli in rimborso: dobbiamo rinnovare in un anno il 15% della nostra esposizione. E si fa strada l’idea che il nostro debito sia ai limiti della sostenibilità. Per questo via XX Settembre sta cercando di arginare con “mezzi propri” il possibile attacco speculativo.

Le robuste avvisaglie di queste ultime settimane con lo spread sempre su livelli molto alti (oltre 200 punti) e il rendimento del Btp decennale oltre il 3,5% lo confermano. Le stime sull’economia italiana diffuse da Eurostat sono pessime; siamo i peggio messi in Europa. Da quel che s’intuisce Christine Lagarde ha capito che per i nostri conti ci sono poche speranze di robusta ripresa, tali da abbassare significativamente il rapporto debito/Pil. Qualcosa forse si riuscirà a fare sul deficit/Pil, ma è segnale debolissimo.

Il sostegno sui titoli

Pare perciò che ci daranno un sostegno sui titoli al di fuori delle strategie ordinarie dell’Eurotower (sospensione acquisto titoli e graduale rialzo dei tassi) per evitare che affondando l’Italia- un Titanic che si sta avviando verso l’iceberg della recessione senza che nessuno faccia nulla, anzi c’è chi festeggia la morte dell’unica industria vera che ci è rimasta: quella dell’auto – affondi anche l’euro.

Quanto ci faranno pagare questo sostegno lo sapremo in autunno ed è già cominciato tra i partiti il gioco del cerino per vedere chi s’intesta la prossima finanziaria. Peraltro Draghi ha scelto la sede forse meno adatta per lanciare la sua ideona che è così concepita: siccome non ce la facciamo da soli a difenderci dal caro energia l’Europa faccia debiti e ci dia una mano, poi mettiamoci d’accordo sul price cap del gas perché così stiamo tutti più comodi. L’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi gli ha dato manforte: andiamo verso il nuovo ordine energetico mondiale, ma intanto mettiamo un prezzo al tetto del gas perché altrimenti in autunno sarà durissima.

Ora secondo Draghi in Europa, che si mette d’accordo solo sulle prese dei telefonini, dovrebbe succedere che l’Olanda, dove sono basate tutte le multinazionali dell’energia che non pagano tasse, rinunci ai miliardi del gas market, che la Norvegia rinunci agli utili multimiliardari del suo fondo sovrano legato alle estrazioni, che la Germania accetti una riduzione di Pil per stare al passo con gli altri, che la Francia che si fa l’energia con l’atomo (e ce la vende) vada allo scontro con mezzo mondo per i nostri fornelli e la Spagna che compra felicemente dall’Algeria dica ai suoi fornitori: mi dispiace, ma dovete guadagnare meno. In più l’Europa dovrebbe mettere debito comune per sostenere la nostra energia e infine la Bce dovrebbe frugarsi in tasca per sostenere i nostri titoli. Se Christian Linder – ministro delle Finanze tedesco liberale e ultra rigorista – e Mark Rutte – il mastino olandese dei conti – si alzano e se ne vanno al grido di “Ma chi siamo noi, Babbo Natale?!” forse hanno anche ragione.

Perché proprio dalla tribuna da cui Draghi ha lanciato le sue proposte Eurostat ha bocciato l’economia italiana. Due giorni fa ha diffuso i conti del primo trimestre: tra gennaio e marzo, il Pil italiano è cresciuto dello 0,1%, come l’Estonia. Solo la Francia ha un risultato ancor più negativo -0,2%, mentre i Paesi Bassi (quelli che dovrebbero rinunciare alle fee sul gas se scatta il prezzo bloccato) sono fermi. L’Italia – si balocca col salario minimo – è messa malissimo anche sul piano dell’occupazione: non c’è alcun incremento nei primi tre mesi dell’anno, solo l’Irlanda fa come noi. Con questi indicatori il Tesoro sta cercando fermare il vento della crisi con le mani. Il 16 febbraio si è ricomprato 7 miliardi tra Btp a sette anni con scadenza a settembre 2022, il decennale con scadenza novembre, i Ctz scadenza 28 settembre 2022 e i Cct-Eu al 15 dicembre 2022. Tre giorni fa ha messo altri 3 miliardi che paga oggi per togliere dal mercato il Btp Italia scadenza novembre 2023, il BTp Italia scadenza aprile 2024 e il Btp Italia scadenza a maggio 2025.

La decisione dell’Italia

Il buyback largamente usato a Wall Street serve a sostenere il prezzo di un’azione, a fare provvista per remunerare i manager con le stock option, ma quando riguarda gli Stati è spia che si sente odore di ristrutturazione del debito. Nel caso dell’Italia si cerca di mediare le punte più alte dei rendimenti dei titoli a scadenza (dunque degli interessi che lo Stato paga) e di sostenere il titolo nell’immediatezza dell’allargamento dello spread. Ma è come svuotare il mare con un cucchiaio. Pochi prestano attenzione alla massa di debito che l’Italia deve rinnovare. Da qui all’aprile 23 scadono 400 miliardi. Unimpresa ha fatto i conti: ci sono in giro 2.215,2 miliardi, dei quali 1.927,7 miliardi sono costituiti da Btp, 106,9 miliardi da Bot, 151,3 miliardi da Cct e 29,2 miliardi da Ctz. Ovviamente su questi vanno caricati altri 122 miliardi di debito che abbiamo fatto con il Pnrr, più le nuove emissioni dell’ultimo periodo per sostenere una massa complessiva di debito che sfonda i 2.750 miliardi.

In attesa del rialzo dei tassi e dell’esaurirsi dell’acquisto titoli di Bce (ci ha comprato interamente il deficit del 2020, del 2021 e circa metà di quello di quest’anno per un totale di 370 miliardi) il Tesoro porta a casa delle bricioline per evitare che l’incendio divampi istantaneamente. Questo il senso delle operazioni di buyback compiute nelle scorse settimane dal Tesoro. Ma sono un ombrello bucato se i fondamentali dell’economia non si rafforzano. A meno che i mercati non credano alla favola del debito buono raccontata da Draghi.

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