Tutti i segreti della Meloni e il suo piano per cambiare l'Europa
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CronacaPrimo piano Mar 27 settembre 2022

Tutti i segreti della Meloni e il suo piano per cambiare verso all'Europa

Per fissarsi in mente le idee e imparare la Meloni deve prima scriverle su un notes. Dove ci sono i suoi piani sull'Europa. Iniziando dal Ppe Tutti i segreti della Meloni e il suo piano per cambiare verso all'Europa
Franco Bechis
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Franco Bechis

Il piano di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni ha vinto più di quel che si immaginava le elezioni politiche italiane e si avvia alla successione di Mario Draghi a palazzo Chigi. Sa bene che il percorso davanti non sarà in discesa. Probabilmente peggiore di quello che temeva, dovendolo affrontare con una coalizione più ammaccata del previsto per il brutto risultato della Lega che crea difficoltà alla leadership di Matteo Salvini. Ecco tutti i segreti della Meloni e il suo piano per cambiare verso all’Europa.

 

Questa estate si è preparata

Sapendo da tempo che l’eventualità di salire alla guida del governo sarebbe stata molto concreta, la Meloni si è preparata per farlo. Questa estate non l’ha trascorsa solo inseguendo i vari comizi della campagna elettorale, ma anche incontrando personalità del mondo dell’economia, delle imprese, delle istituzioni per appuntarsi qualche consiglio o anche la semplice descrizione dei dossier che dovrà affrontare.

Gli appunti di Giorgia

Ha riempito quaderni fitti di appunti, che è il suo modo per memorizzare e imparare le cose che ascolta (se ne porta sempre dietro uno anche durante i dibattiti pubblici). È riuscita anche a tenere un filo aperto con Mario Draghi che le sarà molto utile soprattutto nel prossimo mese quando il governo ancora non sarà pronto però ci saranno cose importanti da preparare come la legge di bilancio per cui può essere decisiva la collaborazione con il premier uscente.

 

Draghi c’è, Mattarella no

Fra i due il rapporto è franco e cortese, e non c’è dubbio che quel che sarà possibile istituzionalmente fare, da Draghi arriverà. La leader di Fratelli di Italia ha provato a costruire un analogo rapporto con il presidente della Repubblica, che ha incontrato questa estate in un’occasione. Non è scattata la chimica sperata, perché i due mondi sono troppo diversi sia per storie personali che per carattere.

Sergio Mattarella e Giorgia Meloni

L’equivoco main stream

Sarà un ostacolo in più, ma non insormontabile. È un terreno su cui la Meloni non si è mai mossa da quando ha fondato Fratelli di Italia, perché è sempre stata all’opposizione. Ma sa farlo. Qualcuno si è sorpreso nelle ultime settimane di campagna elettorale per i suoi toni “istituzionali”, quasi a prefigurarne un suo piegarsi alle esigenze del sistema main stream per quieto vivere. Semplicemente la Meloni sa stare a tavola se invitata a palazzo. Ma non cambierà né idee né programmi che da anni racconta.

Sempre stata atlantista

Ha stupito la linea atlantista sulla guerra all’Ucraina: non è una novità, è sempre stata da quella parte della barricata. Ma sarà molto diverso per quello che riguarda i rapporti con la commissione europea. Anche qui per capire bisogna uscire un po’ dalle bandierine sventolate ideologicamente e ricordare il percorso che ha fatto la Meloni in questi anni.

Leader dei conservatori europei

MELONI PRESIDENTE DI ECR PARTY

Non ha senso discutere di suo europeismo o meno: è stata eletta alla guida di una formazione politica continentale, quella dei conservatori europei. Quando avvenne spiegò che guardava con simpatia ai paesi di Visegrad (Polonia e Ungheria in testa), ma con il suo gruppo voleva proprio mettersi in mezzo fra loro e l’asse fra popolari e socialisti in Europa. Il suo intento era fare saltare quell’asse, staccandone parte dei popolari per riportare il confronto in Europa a quel bipolarismo fra conservatori e progressisti esistente da sempre nei singoli paesi.

Cambiare verso

Non cambierà quel programma ora che avrà qualche chance in più da premier italiano di modificare il verso tradizionale dell’Europa. Può riuscire o no, ma la strada che seguirà resterà la stessa con molto pragmatismo: “Tutti i paesi sono sovranisti”, mi disse in un’intervista, “per fare accordi bisogna semplicemente fare capire l’interesse dell’interlocutore nel farlo e fare uno scambio di reciproci interessi”.

La coerenza è stata la forza della Meloni nella crescita che l’ha portata dal due per cento del primo sbarco in Parlamento a diventare la leader del primo partito in Italia e probabilmente la prima donna capo del governo nella storia del Paese.

Quel che prende da Salvini

Quindi è semplice capire che farà il suo governo: quel che ha sempre detto. Riformerà il reddito di cittadinanza, riservando il sussidio solo a chi è inabile al lavoro per età o per condizioni fisiche. Allungherà la vita dei decreti aiuti di Draghi perché li condivide e non può fare altro. Cercherà di introdurre se possibile in questa legge di bilancio almeno un intervento di riduzione del cuneo fiscale un terzo per le imprese e due terzi per i suoi dipendenti. Anche se Salvini non tornerà alla guida del ministero dell’Interno, lo spirito dei suoi decreti sicurezza sulla immigrazione entrerà nei primi provvedimenti del nuovo governo.

L’inciampo della agenda

C’è una ragione anche politica per continuare su quella strada: la coerenza adattata ovviamente alla realtà che ogni tanto cambia è quella che più viene premiata dagli elettori italiani. Averla piegata a ragioni di Stato o un’inesistente e fantasiosa agenda Draghi è stato l’errore che ha punito nelle urne molte altre forze politiche.

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