Ferragni e il caso delle promozioni degli influencer
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AperturaDigitale Dom 07 gennaio 2024

Ferragni e il caso delle promozioni degli influencer: "Servono regole chiare per un mercato da 1,5 mld"

Gianluca Perrelli ad di Buzzoole società che opera nel settore dell'Influencer Marketing Ferragni e il caso delle promozioni degli influencer: "Servono regole chiare per un mercato da 1,5 mld" CHIARA FERRAGNI
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

“Il caso Ferragni è una occasione di crescita per il mercato dell’influencer marketing che ha bisogno di regole chiare”. Lo spiega un esperto del settore, Gianluca Perrelli ad di Buzzoole società che opera nel settore  dell’Influencer Marketing. “L’episodio legato alla falsa beneficenza deve accelerare il percorso e partorire regole più trasparenti per questa industria. E questo vale anche per i brand e le piattaforme. Del resto abbiamo visto che l’Authority è intervenuta recentemente sulla pubblicità del gioco d’azzardo online  e, nel 2017, sui prodotti per perdere peso. Si tratta di un settore in continua crescita, in Italia vale già 1,5 miliardi di euro, dato che Millennial e Gen Z  seguono molto i canali social soprattutto Tik Tok mentre sono praticamente indifferenti a stimoli pubblicitari più tradizionali”.

Secondo lei dove ha sbagliato Ferragni?

“Non conosco le carte e quindi è difficile dare una spiegazione. Certo le attività di charity devono essere molto riconoscibili e aggiungo che devono essere esplicitate in maniera trasparente. Come avviene per i regolamenti dei concorsi a premi.  Inoltre Ferragni non è più solo una influencer ma un personaggio pubblico quindi deve avere molta attenzione a ciò che fa.  L’influencer marketing è ancora una industria giovane. Inoltre c’è un’altra complicazione che riguarda le piattaforme social che evolvono ogni 18-24 mesi. Insomma non è un mercato statico come quello televisivo e dunque bisogna fare ancora più attenzione”.

Ad esempio?

“Tik Tok ha riscritto regole e ora ha un tasso crescita imponente.  In prospettiva la piattaforma Tik Tok vuole essere più vicina a Netflix, ossia fare intrattenimento ma con contenuti realizzati dai creator stessi che riescono mettere insieme una loro audience di utenti fedeli e a monetizzarla”.

Quindi anche gli influencer e i creator sono cambiati?

“Fino a poco tempo puntavano a essere pagati dai brand  ora vogliono diventare brand. Ossia  ci sono creator “intrattenitori” in grado di decifrare gusti del pubblico e su questo realizzano un loro brand. Insomma si creano iniziative imprenditoriali che nascono intorno a un creator e vendono prodotti e servizi con il brand del creator”.

Qualcuno è già partito con queste iniziative?

“Si può forse già parlare di “industry”. I casi sono molti come Amabile Juwel, un marchio nato da giovane creator da soli 800 mila follower. E molti altri casi come questo tra cui Vera Lab marchio nato da Estetista cinica. Il fenomeno si sta consolidando anche perchè l’influencer marketing è entrato nella dieta mediatica degli italiani e ha i numeri della televisione. Oggi i brand devono pianificare le attività di marketing e advertising anche sui canali social. Secondo la ricerca condotta da Bva Doxa in collaborazione con Mondadori e Buzzoole 27 milioni di italiani  seguono almeno 1 influencer.

E il caso  come finirà?

“Ferragni per ora  ha perso solo pochi follower.  Il contraccolpo ci sarà ma c’è una audience che si affeziona ai personaggi e, alla fine, perdona.”

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