Argentina, crisi senza fine. Il futuro con Milei
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AperturaEconomia Dom 20 agosto 2023

Argentina, crisi senza fine. Inflazione record dopo la svalutazione del peso. Quale futuro con Milei

Il Paese è sull'orlo del collasso. Ecco che cosa accade in Argentina dove l'ultraliberista Milei è il preferito alle presidenziali di ottobre Argentina, crisi senza fine. Inflazione record dopo la svalutazione del peso. Quale futuro con Milei BUENOS AIRES, ARGENTINA
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Altro che inflazione poco superiore al 5% nell’Eurozona che tanto è sorvegliata dalla Bce di Christine Lagarde. In Argentina a giugno la corsa dei prezzi ha raggiunto il 113,4%. Dopo la svaltazione del 22% del peso decisa il 14 agosto dalla Banca centrale e il trionfo alle premarie del candidato ultraliberista, Javier Milei, nulla è più come prima. Con il premier in pectore nelle prossime presidenziali (22 ottobre) che dichiara di voler eliminare la banca centrale e adottare il dollaro come moneta nazionale con l’obiettivo di stoppare la corsa dei prezzi. L’economia è al collasso esattamente come nel 2001 quando  migliaia di risparmiatori italiani restarnono con il cerino in mano perchè avevano in portafoglio i tango bond. Difficile in uno scenario simile fare previsioni. Ma gli analisti di tutto il mondo guardano con attenzione ad un Paese che ha molti legami con l’Europa e, in particolare, con l’Italia. 

L’infazione è a livelli record

La corsa dei prezzi è impressionante. Secondo i dati ufficiali dell’Istituto nazionale di statistica (Indec),  a luglio i rincari hanno raggiunto il 113,4% annuo. Il dato mensile riflette infatti una tendenza al rialzo dopo due mesi in discesa con un incremento del 6,3% rispetto al +6% registrato a giugno. Non c’è nulla che il cui prezzo non aumenti. Oltre ai beni di prima necessità diventano un lusso anche comunicazione (+12%), spettacoli e cultura (+11,2%), bevande alcoliche e tabacco (+9%), salute (+9%), ristoranti e hotel (7,5%). Ma il peggio è che la corsa non accenna a fermarzi: ad agosto si prevede un’ulteriore accelerazione. Anche per effetto della svalutazione.

Il governo tenta di correre ai ripari con provvedimenti spot

Il ministro dell’Economia argentino, Sergio Massa, candidato della coalizione di governo Unione por la patria alle presidenziali, ha annunciato che i prezzi dei carburanti saranno congelati fino al prossimo 31 ottobre. La decisione dell’esecutivo è arrivata dopo l’aumento del 12,5% attuato due giorni fa dalla maggior parte delle compagnie petrolifere. E’ stata concordata dalle autorità con le principali aziende del settore, come ha precisato il ministro che punta ad evitare un blocco totale dell’economia ed è legata a doppio filo con la svalutazione del 21,6% del cambio, che si è attestato a 350 pesos per dollaro. 

Gli osservatori internazionali chiedono di fare di più

Il ministro Massa ha spiegato che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha chiesto al governo di Buenos Aires di svalutare il peso del 100% come condizione per ottenere un esborso di 7,5 miliardi di dollari e che la svalutazione del 22% presa all’indomani dell elezioni primarie presidenziali è il risultato dell’accordo raggiunto con l’istituzione multilaterale di credito al termine di un duro negoziato.

“L’Fmi ha chiesto come condizione per l’esborso dapprima una svalutazione del 100%, poi una svalutazione del 60% con l’unificazione dei diversi tipi di cambio in vigore, e alla fine abbiamo concordato un 22%” ha rivelato Massa. “Immaginate cosa sarebbe successo” ha aggiunto il ministro. Massa ha quindi annunciato nuovi interventi in materia di controllo dei prezzi per contrastare gli aumenti di oltre il 20 per cento apparsi nelle liste di consegna della maggior parte dei distributori maggioristi di merci e beni di consumo. Intanto però il mercato valutario è letteralmente impazzito: il dollaro sul mercato nero ha toccato ieri una quotazione record di quasi 800 pesos contro i 600 del venerdì prima delle elezioni con uno spread del 120% rispetto alla quotazione ufficiale di 365 pesos. 

La politica ha un ruolo chiave per adottare le riforme

“Qualunque sia il governo a salire in carica, infatti, si troverà di fronte ad una situazione macroeconomica complessa, con l’inflazione superiore al 110% su base annua, riserve FX nette negative e un’onerosa tabella di ripagamenti al Fondo monetario internazionale nei prossimi anni” ha spiegatoMartina Daga, junior Macro Economist, AcomeA SGR in una nota del 10 agosto scorso. 

“In questo contesto sono necessarie riforme strutturali e un governo il più credibile possibile per portare avanti le negoziazioni con il Fondo monetario internazionale. Già qualche settimana fa l’attuale ministro delle finanze Sergio Massa ha raggiunto uno Staff Level Agreement con il Fondo monetario internazionale, che dovrà essere approvato dal board non prima della seconda parte del mese di agosto, per anticipare esborsi dovuti dall’IMF all’Argentina nella seconda parte dell’anno al mese di agosto e che dia sollievo al Paese almeno fino alle elezioni generali del 22 ottobre” ha aggiunto l’esperta.

C’è poi il giallo delle alleanze internazionali

Ad aprile il governo ha attivato uno swap di divise con la Cina. “L’Argentina affronta la sfida di dover preservare le sue riserve in un contesto avverso per la peggiore siccità della storia che ha ridotto di 15 miliardi di dollari le entrate delle esportazioni”, aveva spiegato Massa, sottolineando quindi che l’operazione era funzionale al pagamento in yuan di importazioni per un equivalente di oltre 1,7 miliardi di dollari. Successivamente i rapporti si sono intensificati con l’Argentina che è entrata nel piano di investimenti della Belt & road cinese e Pechibo che ha ottenuto il via libera alla realizzazione di un porto a Tierra del Fuego, porta all’Antartide.
 
Ma a questo punto della storia fra gli investitori internazionali c’è massima attenzione su cosa potrebbe accadere dopo le elezioni. Milein ga già annunciato un allineamento con l’occidente e chiusura a qualsiasi relazione politica e commerciale con la Cina. “La mia posizione internazionale è essere allineato con l’Occidente, i miei soci internazionali saranno gli Stati Uniti ed Israele”, ha affermato. “Io non faccio affari con comunisti e non vedo perché dovrei promuoverli a livello statale. Che sia una decisione dei privati”, ha chiarito in maniera netta anticipando tempi decisamente nuovi.  
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