Lavoro autonomo, l'allarme Federagenti Cisal
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AperturaLavoro Sab 25 novembre 2023

Lavoro autonomo, l'allarme Federagenti Cisal: "In dieci anni 50mila agenti di commercio in meno"

La pandemia e l'aumento dei prezzi dei carburanti hanno messo a dura prova la categoria degli agenti. E ora c'è la sfida del commercio elettronico Lavoro autonomo, l'allarme Federagenti Cisal: "In dieci anni 50mila agenti di commercio in meno" CENTRO COMMERCIALE MAXIMO
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non sono tempi facili per gli agenti di commercio. Non solo perchè la crisi morde il freno ed è più difficile vendere, ma anche perchè, nell’era post-Covid, il commercio elettronico ha cambiato le regole del gioco, minando a lungo termine anche la sostenibilità finanziaria della casa previdenziale Enasarco per effetto del dominio delle mutinazionali dell’online. Non è un caso quindi che solo negli ultimi due anni, in Italia abbiano chiuso l’attività autonoma ben 321mila lavoratori. “Se a febbraio 2020 (mese pre-pandemia), il numero complessivo ammmontava a 5.194.000, a dicembre 2021 è sceso al minimo storico di 4.873.000 unità, con una riduzione del 6,2%” spiega Luca Gaburro, segretario generale Federagenti Cisal.

In dieci anni la flessione è stata ancora più marcata segnando un -16%. Nello stesso periodo il numero di agenti è crollato di 50mila unità. Numeri che raccontano un cambiamento epocale per la categoria. Tutti  nero su bianco in un’analisi condotta da Federagenti, in collaborazione con l’Osservatorio sulle dinamiche lavorative dell’Enbic, diffusa in occasione della presentazione del rinnovo del contratto di categoria siglato con Anpit-Azienda Italia e Unsic, associazione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori. 

Luca Gaburro,segretario generale di FederAgenti Cisal

La pandemia ha segnato un passaggio difficile

I governi che si sono succeduti hanno varato una serie di provvedimenti che non sempre sono stati adeguati a rispondere alle esigenze di un settore che con il lockdown ha registrato una pesante battuta d’arresto. “Pur apprezzando lo sforzo dei governi Conte e Draghi, i decreti emanati hanno contemplato risorse assolutamente insufficienri e, a nostro avviso, si doveva e si poteva fare moltodi più per gli agenti” spiega lo studio.

Anche perchè, come riferisce Federagenti Cisal, stiamo parlando di una categoria che prima della pandemia intermediava il 70% del Pil nazionale, percorreva 6 miliardi di Km l’anno, comprava auto per 2 miliardi l’anno (il 3% del mercato delle quattro ruote) e spendeva 4 miliardi di euro in traffico telefonico.

La guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche hanno complicato il quadro

L’aumento dei prezzi dell’energia ha infatti inciso sulla categoria. “Gli agendi di commercio percorrtono mediamente 50mila km annui – spiega l’analisi – il prezzo dei carburanti è aumentato in modo esponenziale. A questo si aggiungono i costi dei pedaggi autostradali quantificabili in circa 100 euro al mese e quelli per la manutenzioe dell’autovettura”. Così anche lo sconto alla pompa varato dal governo Draghi, poi dimezzato, è stato solo una panacea che peraltro ha riguardato tutti gli automobilisti senza tener conto delle specificità del settore. “Non solo si è trattato di una misura insufficiente – evidenzia lo studio – ma riteniamo che debbano essere adottati interventi ad hoc per quelle categorie – come gli agenti e i rappresentanti di commercio – che non solo usano il veicolo per lavorare, ma lo usano con maggiore frequenza”.

L’ultima frontiera è il commercio elettronico

Secondo i dati Istat, dall’inizio della pandemia il commercio elettronico è cresciuto del 40%. Chiaramente la quota di vendite online è diversa a seconda del settore. Ma è indubbio che il lockdown abbia segnato un cambiamento epocale. Basti pensare che, come riferisce l’analisi, “nel 72% dei casi le aziende utilizzano un proprio sito web, mentre nel 63% dei casi il canale di vendita è rappresentato da piattaforme digitali di intermediazione. In particolare quest’ultimo canale è molto utilizzato nella ristorazione (89,3%) e nei servizi ricettivi (91,8%)” si legge nel documento.

“Il risultato è che gli agenti risultano scavalcati nella filiera dell’intermediazione e perdono ingiustamente provvigioni – spiega l’analisi – Per contrastare tale fenomeno, riteniamo si debba intervenire sia a livello pattizio, con accordi economici collettivi, sia a livello normativo consentendo ad Enasarco di incamerare tutti i contributi gerenatidall’attività dei giganti dell’ecommerce. Questi contributi saranno fondamentali per la sostenibilità finanziaria dell’ente nel lungo periodo e per riconoscere le pensioni di coloro che oggi sono agenti di commercio che stanno perdendo fatturato e contributi proprio a causa dell’evoluzione incontrollata del commercio elettronico” si legge.

Il presidente di Anpit Federico Iadicicco

Il nuovo contratto è un punto di partenza

Per Federagenti Cisal l’accordo appena concluso con Anpit rappresenta un passo importante per affrontare le sfide del futuro non solo perchè mette l’accento sul tema delle indennità, del welfare e del commercio elettronico, ma perchè dimostra che la contrattazione fra le parti funziona. Ma c’è bisogno di più.

“Riteniamo fondamentale, anor più nell’attuale contesto socio economico che il governo voglia maggiormente coinvolgere in una fase consultiva le associazioni di categoria e offrire maggiori tutele per scongiurare una vera e propria chiusura di massa, considerando altresì che gli agenti sono lavoratori particolarmente vulnerabili, pochè, in caso di chiusura dell’attività, non godono di ammortizzatori sociali e potrebbero perdere – in determinate condizioni – anche i versamenti pensionistici Enasarco accantonati” conclude il documento.

 

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