Bce e Fed sempre più distanti, litigano sulla transizione verde
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AperturaEconomia Mar 10 gennaio 2023

Bce e Fed nemici sulla transizione verde

La banca europea ha annunciato che indirizzerà le sue scelte verso la transizione verde. Quella americana no Bce e Fed nemici sulla transizione verde
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Il confronto tra Bce e Fed

Bce e Fed sono sempre più lontane. Non solo sulla politica monetaria ma anche sugli obiettivi strategici. La banca europea ha annunciato che indirizzerà le sue scelte verso la transizione verde. Quella americana, invece, lo ha escluso tassativamente. Non è la prima volta che le due più grandi banche centrali del mondo prendono strade diverse. Fin ora, però, si era trattato di sfasamenti di politica monetaria.

Nel 2008 la Fed allentò subito i tassi per fronteggiare la crisi innescata dal fallimento di Lehman mentre Claude Trichet li alzava in maniera inopportuna mettendo le basi  per l’arrembaggio all’euro. La Fed ha cominciato il quantitative easing prima di Francoforte, lo ha chiuso prima e ha subito cominciato a stringere il credito. Christine Lagarde si è mossa molto più lentamente e non sempre in maniera efficace.

Fin qui, però, si è trattato di aggiustamenti su percorsi comunque paralleli. Stavolta invece siamo alla rottura. Jay Powell annuncia che la Fed non utilizzerà la politica monetaria per obiettivi green. “Sarebbe inappropriato per noi utilizzare la politica monetaria o gli strumenti di supervisione per promuovere un’economia più verde o per raggiungere altri obiettivi basati sul clima. Non siamo, e non saremo, un decisore delle politiche climatiche”, dichiara Powell.

Come si muove la Bce

Opposto l’atteggiamento della Bce che invece non avrà scrupoli a utilizzare la politica monetaria per favorire la transizione verde. “Il drastico cambiamento del contesto macroeconomico e finanziario nell’ultimo anno richiede anche alle banche centrali di rivedere la portata del proprio contributo alla transizione verde”, dice Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce.

La spaccatura è ancora più evidente perché i due banchieri si alternano alla tribuna di un seminario organizzato a Stoccolma dalla banca centrale svedese. La ruggine si deposita sul microfono: “Fatto salvo che il mandato primario è la stabilità dei prezzi dobbiamo comunque garantire che tutte le politiche della Bce siano in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius”. Un’adesione alle scelte dei governi che Powell respinge “L’indipendenza della Federal Reserve ha servito bene il pubblico. La sua autonomia è al sicuro, ma dobbiamo continuare ad attenerci al raggiungere i nostri obiettivi”.

Lo scontro dimostra che, in realtà l’indipendenza delle banche centrali, come si è sempre saputo, è  una foglia di fico usata per coprire qualche vergogna. Guido Carli, da governatore della Banca d’Italia affermava che il banchiere centrale non può assumere atteggiamenti “sediziosi” nei confronti del governo. Quindi alla fine si deve adattare a quello che gli viene chiesto. Il copione si ripete: gli Stati Uniti, grande produttore di petrolio, ha un approccio molto prudente sul clima.

Non a caso solo l’anno scorso sono rientrati negli accordi di Parigi dopo l’uscita imposta da Trump. A questo proposito vale la pena ricordare che Powell è stato nominato proprio dalla vecchia amministrazione. La Ue, invece, completamente priva di materie prime energetiche ha puntato tutto sulla transizione energetica. La Bce appoggia questa scelta. Ovviamente sempre in nome dell’indipendenza.

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