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AperturaEconomia Ven 19 maggio 2023

Diamanti russi, il Belgio blocca ancora le sanzioni

L'export delle pietre preziose vale oltre 4 miliardi per le casse di Mosca. Lo stop è sul tavolo del G7 ma un accordo sembra ancora lontano Diamanti russi, il Belgio blocca ancora le sanzioni DIAMANTI TAGLIO BRILLANTI DIAMANTE BRILLANTE INVESTIMENTO INVESTIMENTI
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Il Belgio blocca ancora le sanzioni sui diamanti russi

Un chilometro quadrato nel cuore dell’Europa. Dal quale transita l’86% dei diamanti grezzi del mondo, il 50% dei diamanti puliti e il 40% dei diamanti per uso industriale. Oltre 1500 imprese, che generano un volume d’affari di circa 50 miliardi di euro all’anno. Il Diamond district di Anversa è anche la ragione per la quale, finora, le pietre preziose sono rimaste escluse dalle sanzioni europee e americane per l’invasione dell’Ucraina. Un buco che potrebbe essere colmato con il nuovo pacchetto di sanzioni Ue, l’undicesimo. Del blocco ai diamanti russi si parla anche al G7 di Hiroshima, in Giappone. Ma che si arrivi a una decisione a breve sembra improbabile. D’altra parte sembrava fatta già in ottobre, con l’ottavo pacchetto di sanzioni. E poi con il nono e ancora con il decimo, in febbraio.

L’export russo vale oltre 4 miliardi

Per la Russia, l’export dei diamanti vale oltre quattro miliardi di dollari – 4,5 miliardi, secondo gli Usa -. Escludendo i prodotti energetici, è una delle prime voci dell’export russo. Un bene di lusso, destinato il larga parte all’industria orafa. E certamente meno strategico, per le economie occidentali, di gas, grano e metalli provenienti da Mosca. Eppure, almeno finora, il veto del Belgio ha bloccato l’Europa.  

La retromarcia di ottobre

Nell’ottobre scorso, dopo vari tentennamenti, sembrava fatta. A fine settembre la stessa Ursula von der Layen aveva citato esplicitamente le pietre preziose tra i beni che sarebbero stati sanzionati. Invece, malgrado le attese, nel testo finale dell’ottavo round di sanzioni europee i diamanti erano assenti. Così come era assente a sorpresa Alrosa, società statale che commercializza oltre il 90% dei diamanti estratti in Russia. Il suo numero si chiama Sergei Ivanov e per il Dipartimento di Stato americano è uno dei personaggi più vicini a Vladimir Putin. Ivanov è stato inserito già nel primo pacchetto di sanzioni, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Alrosa è ancora esclusa, malgrado gli Usa abbiano bloccato l’importazione di diamanti grezzi dalla Russia. Alrosa che, tra l’altro, viene indicata anche come “finanziatrice” di un sottomarino della flotta russa da guerra. Un cadaeux di Ivanov al suo amico Vladimir.

I timori del Belgio

Polonia, Paesi baltici e Olanda premono da mesi sull’Unione europea per inserire i diamanti tra i beni sanzionati. Il Belgio si oppone, temendo le ripercussioni sulla propria economia. E, più a lungo termine, che Anversa possa perdere la centralità nel settore diamantifero che ha mantenuto per 500 anni. A favore di piazze in rapida crescita come Tel Aviv, Dubai e Mumbai. Finora, nonostante le aperture di principio, il lavoro dietro le quinte dei diplomatici belgi ha funzionato. 

Ma l’accordo non c’è ancora

I timori belgi sono in qualche misura fondati. Il blocco alle importazioni imposto dagli Usa ai diamanti grezzi viene agilmente scavalcato: i diamanti russi vengono lavorati in India e da lì esportati in Usa. Senza un sistema di tracciamento delle pietre, come chiede l’industria belga del settore, il bando rischia di essere solo una misura di facciata

“Pensiamo che sia necessario limitare le esportazioni russe in questo ambito”, ha affermato un funzionario europeo citato dall’agenzia Afp a margine dei lavori del G7. Aggiungendo che “poco probabilmente” si raggiungerà un accordo finale in questi giorni a Hiroshima.

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