Grande distribuzione, i francesi salutano l'Italia: anche Carrefour taglia - V&A
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EconomiaIn evidenza Mer 18 gennaio 2023

Grande distribuzione, i francesi in ritirata dall'Italia: anche Carrefour fa passi indietro

Elevata concorrenza nella grande distribuzione e lo sviluppo dell'e-commerce spingono Carrefour a rivedere la campagna d'Italia Grande distribuzione, i francesi in ritirata dall'Italia: anche Carrefour fa passi indietro Carrefour
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Grande distribuzione, i francesi dicono adieu all’Italia 

L’amore della grande distribuzione francese per l’Italia sta finendo. Non solo Auchan che nel 2019 ha ceduto i suoi asset alla Conad. Anche Carrefour sta ridimensionando gli obiettivi della campagna d’Italia. Il gruppo francese, quotato alla Borsa di Parigi, sta infatti riducendo i punti vendita di proprietà. A differenza della connazionale rivale, l’azienda guidata da Alexandre Bompard non venderà un ramo d’azienda, ma sta promuovendo la cessione di negozi in francising, affidandoli a piccoli imprenditori locali. In questo modo, il gruppo sta alleggerendo la sua struttura. Ma, come denunciano i sindacati, il problema è che questa soluzione pesa sulle spalle dei lavoratori che si ritrovano ad essere più precari. 

“L’intenzione strategica dell’azienda è promuovere una pesante cessione di negozi in franchising, affidandoli a piccoli imprenditori locali. Questa pratica, che Carrefour aveva già iniziato da tempo, l’ha trasformata nel primo franchisor d’Italia: sono infatti oltre 1000 i negozi ad insegna Carrefour ad essere gestiti da dei franchisee (circa 400)” spiega Mattia Scolari, segretario della Federazione lavoratori artigiani industria e commercio (Flaica) CUB di Milano. 

Tutto è iniziato nel 2021

È stato nel 2021 che Carrefour ha presentato il “Piano di Trasformazione”. Un progetto di investimento? Tutt’altro. In sostanza, il gruppo lamentava una notevole flessione del giro d’affari per Ipermercati, Cash&Carry e Market diffusi in buona parte del territorio nazionale. Così aveva annunciato 769 esuberi e la chiusura di 106 punti vendita.

In effetti i numeri non erano particolarmente entusiasmanti: nel 2021 il fatturato di Carrefour Italia era sceso a 4,41 miliardi (-3%) rispetto al 2020, anno in cui aveva registrato una perdita da 181 milioni. Ecco perché il gruppo “ad ottobre ha annunciato il trasferimento in francising di oltre 50 negozi e di altri 25 nel corso del primo trimestre 2022” come si legge nel bilancio consolidato dello scorso anno. 

Il piano d’azione di Carrefour è semplice

“Gli obiettivi del progetto di riorganizzazione del gruppo Carrefour sono molto semplici – riprende il sindacalista -: da una parte
avere una forte riduzione del costo del lavoro, scaricando gli oneri su queste piccole imprese che per cercare di resistere alla concorrenza nel settore andranno ad applicare modalità di lavoro più flessibili, contrazioni del personale, sicuramente anche discipline contrattuali individuali e collettive peggiorative. Dall’altra, favorire la scomposizione dei lavoratori per indebolirne le rivendicazioni sindacali, disperdendoli tra centinaia di datori di lavoro diversi”.

Grande distribuzione in Italia, una vecchia liason finita male

I francesi sono da decenni presenti in Italia. Carrefour è sbarcata in Italia nel 1972. Fu allora che aprì il primo punto vendita a Milano Carugate in partnership con la Standa, che all’epoca apparteneva a Montedison. Il grande salto arrivò poi nel 2000 quando i Benetton, che avevano acquistato dall’Iri i supermercati GS, decisero di uscire dal business vendendo tutto a Carrefour. I francesi ringraziarono, gli italiani pure perché quell’operazione, realizzata svendendo un gioiello comprato dallo Stato italiano, fruttò 4,5 miliardi di lire (2,44 milioni di euro)  di plusvalenza per i Benetton e Leonardo Del Vecchio. Di qui iniziò per Carrefour un’espansione veloce.

La rivale Auchan non fu da meno. Entrata In Italia grazie ad un’intesa con la Rinascente degli Agnelli, il marchio francese che fa capo alla famiglia Mulliez allargò il suo raggio d’azione nel 2004. All’epoca l’Ifil degli Agnelli decise di vendere ad Auchan il 50% della Società Italiana Distribuzione Moderna della Rinascente per poco più di un miliardo dicendo addio ai marchi Sma e Cityper. Ma il promettente mercato d’Oltrape è poi cambiato. Così Auchan ha deciso di battere in ritirata lasciando la sua rete a Conad che è oggi il primo gruppo per fatturato in Italia con circa 17 miliardi di vendite pari al 6,5% di un mercato italiano che vale circa 260 miliardi.

I motivi della crisi?

Per Auchan non ha funzionato il modello degli hyper, delle vere e proprie cattedrali nel deserto. Per Carrefour invece il discorso è più complesso. I risultati non sono mancati, ma la pressione competitiva sul mercato è elevata. Con Conad e Coop che fanno la parte del leone. Inoltre sta pesando anche la progressiva diffusione dell’e-commerce con gruppi come Esselunga che sono particolarmente attivi.

Per non parlare che l’evoluzione della grande distribuzione non è ancora terminata come testimonia anche lo sbarco nel settore di Amazon che si appoggia a reti di supermercati locali per la distribuzione di prodotti freschi. “Il mondo della grande distribuzione è molto cambiato in questi anni, ma la trasformazione delle aziende non può avvenire a danno dei lavoratori che peraltro proprio in queste ore si stanno battendo per il rinnovo di un contratto che vorrebbe cancellare le qualifiche, appiattire tutti sullo stesso livello, con garanzie sempre minori” conclude il sindacalista. C‘est du déjà-vu, come direbbero i francesi. 

Per il mercato il gruppo è da premiare

Per gli investitori però la strategia di Carrefour è vincente. La ragione sta nei numeri. “Sulla base delle buone performance operative registrate nel terzo trimestre 2022 e del seguito delle tendenze osservate recentemente per la fine dell’anno, il gruppo anticipa ormai una generazione di Cash flow netto decisamente superiore al miliardo di euro nel 2022”, commentano gli analisti.

Una performance simile è decisamente non comune, soprattutto nel difficile mondo della grande distribuzione. Così per Ubs la raccomandazione sul titolo è buy con prezzo obiettivo a 21 euro (ieri il titolo era a 17,49 euro), mentre, considerata la crisi, per Goldman Sachs è meglio restare neutri perché l’azione si stabilizzerà attorno ai 16 euro.

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