Powell e Lagarde si confermano falco: i possibili riflessi sull'economia
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ApprofondimentiEconomia Lun 28 agosto 2023

Powell e Lagarde si confermano falco: ecco i possibili riflessi sull'economia

La banca centrale americana manterrà una politica restrittiva finchè l'inflazione si muoverà verso il suo target del 2% Powell e Lagarde si confermano falco: ecco i possibili riflessi sull'economia
Redazione Verità&Affari
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Ancora indicazioni da falco sono arrivate dalla Fed e dalla BCE a Jackson Hole, a dispetto di chi attendeva una svolta nella politica monetaria e la promessa di una inversione di tendenza a breve. Nulla di tutto ciò, anzi, il Presidente Jerome Powell ha continuato a ripetere il suo mantra, sottolineando che le decisioni dipenderanno dai dati e che la banca centrale americana manterrà una politica restrittiva sino a quando non sarà sicura che l’inflazione si sta muovendo verso il suo target del 2%. Una promessa che è la stessa della BCE, che non può che seguire la scia, nonostante in Europa vi siano già chiari segnali di recessione.

Powell: avanti tutta con tassi più alti

“Il lavoro della Federal Reserve è di riportare l’inflazione al 2% e lo faremo”, ha chiarito Powell, aggiungendo “abbiamo alzato i tassi in maniera significativa e sebbene l’inflazione sia scesa rispetto al picco, uno sviluppo gradito, rimane troppo alta e pertanto rimaniamo intenzionati ad alzare i tassi ancora fino a che l’inflazione scenderà verso l’obiettivo del 2%”.

Il numero uno della Fed ha poi ribadito che ripristinare la stabilità dei prezzi è cruciale per sodisfare il doppio mandato di assicurare una bassa inflazione ed un solido mercato del lavoro e “servirà la stabilità dei prezzi per ottenere un periodo sostenuto di forti condizioni del mercato del lavoro a beneficio di tutti”.

Lagarde: non è finita, avanti con attenzione

Considerazioni analoghe son state consegnate dalla Presidente della BCE Christine Lagarde, che però si sta confrontando con uno scenario più complesso dove la recessione è già una realtà. Secondo Lagarde, “la sfida contro l’inflazione non è ancora vinta” e l’Istituto di Francoforte deve “stabilire i tassi di interesse a un livello sufficientemente restrittivo per il tempo necessario per raggiungere in maniera tempestiva il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%”.

“Guardando avanti dobbiamo restare chiari nel nostro obiettivo, flessibili nelle nostre analisi e umili nel come comunichiamo“, ha ammesso la Presidente riconoscendo che non esiste un “manuale di istruzioni” per gestire la situazione attuale e che in una fase di incertezza come quella attuale “è anche più importante che le banche centrali forniscano un’ancora numerica per le economie e che assicurino la stabilità dei prezzi in linea con i loro mandati”.

La BCE alle prese con un euro più forte e rendimenti obbligazionari troppo elevati

“Il fatto che la Fed continuerà a dipendere dai dati e potrebbe alzare ancora i tassi in risposta alla forte crescita e alla tenuta del mercato del lavoro, mantenendo una politica restrittiva per un periodo prolungato, ha implicazioni importanti per l’Europa e la Bce”, sottolinea Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price.

Per l’economista “ci sono chiari segnali che l’economia europea sta scivolando verso la recessione” e l’ipotesi che la Fed alzi ancora i tassi “indebolirebbe l’euro nei confronti del dollaro” e “darebbe sollievo all’industria manifatturiera europea in difficoltà”, ma “l’inflazione rimarrebbe più a lungo al di sopra dell’obiettivo rispetto a quanto previsto in precedenza” a causa dei rincari del costo delle materie prime in euro.

“La Bce potrebbe quindi essere costretta a rialzare nuovamente i tassi o a mantenere la politica più restrittiva più a lungo“, sostiene Wieladek, secondo cui vi sarebbe anche “un aumento dei rendimenti obbligazionari globali, il che rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità del debito della periferia europea”.

“Il rapporto debito/PIL in Italia supera ormai il 150% e le prospettive di crescita a lungo termine sono deboli. Ciò comporta il rischio che i mercati tornino a percepire la dinamica del debito italiano come insostenibile. Ciò significa anche che sarà difficile per la Bce svincolare completamente dal proprio bilancio i BTP in suo possesso. A causa di questi rischi, il QT della Bce potrebbe quindi avere una portata più limitata rispetto a quello di altre banche centrali”.

(Teleborsa) 

 

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