Allarme di Leo, dalla tassa Extraprofitti, mancano 8 miliardi
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ApprofondimentiEnergia Mer 03 maggio 2023

L'allarme di Leo sul buco di Draghi: "Tassa Extraprofitti, mancano 8 miliardi"

Un buco da 8 miliardi nei conti dello Stato dovuti ai mancati incassi sugli extraprofitti delle compagnie energetiche. L'allarme di Leo sul buco di Draghi: "Tassa Extraprofitti, mancano 8 miliardi" MAURIZIO LEO SOTTOSEGRETARIO ECONOMIA
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

La tassa extraprofitti nelle casse dello Stato

C’è un buco da 8 miliardi nei conti dello Stato dovuti ai mancati incassi sugli extraprofitti delle compagnie energetiche. A lanciare l’allarme è il viceministro Maurizio Leo, in audizione in Parlamento sulla riforma fiscale. “Purtroppo il meccanismo degli extraprofitti basato sui flussi Iva non ha colto nel segno. Rispetto agli 11 miliardi attesi, ne abbiamo incassati solo 2,8. Quindi c’è un differenziale di 8 miliardi. Questa forse è una preoccupazione e vedremo come e se va coperta”, ha detto Leo.

La misura del governo Draghi

Che il contributo introdotto dal governo Draghi per bilanciare gli effetti degli aumenti dei prezzi dell’energia non avesse prodotto gli effetti sperati era già chiaro almeno da dicembre scorso.  A giugno 2020 dovevano arrivare quattro miliardi, secondo le previsioni del governo. Ma gli incassi si sono fermati a 2 miliardi. L’incasso della seconda rata, a fine di novembre, avrebbe dovuto portare il totale a 10,9 miliardi. L’incasso totale si è invece fermato ai 2,8 miliardi annunciati da Leo in Parlamento. Un miliardo è arrivato dalla sola Eni.

Cosa sono gli extraprofitti

La tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche è stata fortemente voluta dallo stesso Mario Draghi, che per primo l’ha ipotizzata durante la conferenza stampa di fine anno del 2021. La misura avrebbe dovuto, nelle intenzioni del legislatore, rappresentare una sorta di “contributo di solidarietà” da parte delle imprese produttrici di energia da fonti di energia da fonti rinnovabili. Il presupposto è che il prezzo di produzione per le rinnovabili è fisso e indipendente dall’andamento del prezzo delle fonti fossili come gas, petrolio o carbone. Da qui gli extraprofitti che queste società avrebbero realizzato con l’aumento esponenziale dei prezzi del gas visto nel 2022 come effetto della guerra in Ucraina. I proventi avrebbero dovuto finanziare le misure contro il caro-bollette.

La rimodulazione del 2023

Evidentemente, al momento di stimare gli incassi al Tesoro hanno sbagliato i conti. E gli incassi effettivi sono stati nettamente inferiori a quanto indicato nel bilancio previsionale dello Stato. Più che il principio in sé, a non funzionare è stato il meccanismo per il calcolo del contributo, basato sui flussi Iva. La sua rimodulazione, effettuata con la legge di Bilancio 2023 dal governo Meloni, non compensa il vuoto lasciato dai mancati incassi del 2022.

La mina dei ricorsi

A peggiorare ulteriormente il quadro potrebbe essere l’esito dei numerosi ricorsi promossi dalle aziende del settore. Nel dicembre scorso il Tar della Lombardia aveva accolto il ricorso di 800 operatori del solare. In novembre invece il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso intanto da una serie di big del settore contro l’Agenzia delle Entrate. In particolare, le aziende hanno contestato l’atto con il quale l’Agenzie ha fissato gli adempimenti e le modalità di versamento del contributo straordinario. Ma il giudice amministrativo ha stabilito che il ricorso non fosse ammissibile

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