Generali ci prova: Marsaglia al posto di Caltagirone in Cda
Il braccio di ferro tra maggioranza e minoranza nel consiglio delle Generali va avanti. La possibilità è che si vada in tribunale.
La nomina in Generali
Il braccio di ferro tra maggioranza e minoranza nel consiglio delle Generali va avanti. E questo punto la possibilità che si trasferisca dalla compagnia alla aule di tribunale diventa sempre più concreta. Andiamo con ordine. Il cda ha deciso ieri di cooptare Stefano Marsaglia, uno dei nomi nella lista presentata dalla Vm 2006 per il rinnovo del board, per superare l’impasse e reintegrare il consiglio stesso dopo le dimissioni dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone nonché azionista con poco meno del 10%.
I due fronti per Generali
Impasse causato dalla volontà dello stesso Caltagirone di nominare nel board Luciano Cirinà. La motivazione: Cirinà, ex manager della prima linea delle Generali, non rispetterebbe i requisiti «fit and proper» per far parte consiglio. Requisiti interni, deliberati dalla compagnia ma richiesti dall’Ivass sulla base della normativa Solvency II. Ma sui quali la compagnia aveva anche chiesto supporto a due studi legali, che hanno rilasciato pareri che confermano questa tesi. Tesi però respinta dalla minoranza, che ha sottolineato come lo stesso Cirinà sia stato ritenuto eleggibile in consiglio al momento della presentazione della lista.
Della mediazione tra le due parti si è occupato Andrea Sironi, presidente del consiglio di amministrazione e del comitato nomine. Che per due mesi ha cercato un nome diverso da quello di Cirinà che potesse ottenere l’unanimità in consiglio (ed essere quindi votato anche dai due consiglieri superstiti espressi dalla minoranza, Flavio Cattaneo e Marina Brogi). Due mesi passati infruttuosamente, stante il rifiuto di cooptare Cirinà da un lato e la fermezza della minoranza nel ritenere l’ex manager del Leone l’unico candidato disponibile.
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