Poste Italiane: dal Consiglio dei ministri il via alla parziale privatizzazione - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Primo piano/Finanza
FinanzaPrimo piano Ven 26 gennaio 2024

Poste Italiane: dal Consiglio dei ministri il via alla parziale privatizzazione

Via libera del governo al piano per mettere sul mercato una quota del gruppo. La maggioranza resterà in mano pubblica Poste Italiane: dal Consiglio dei ministri il via alla parziale privatizzazione
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Il governo dà formalmente il via alla privatizzazione di Poste Italiane, primo step di un più ampio piano di dismissioni pubbliche, che ha la finalità di raccogliere circa 20 miliardi di euro in tre anni, pari a circa l’1% del PIL. La vendita di una quota di minoranza di Poste è solo la prima di una serie di operazioni che saranno annunciate nei prossimi mei e segue la vendita del 25% di Banca Mps.

Il Consiglio dei Ministri di ieri, giovedì 25 gennaio, ha esaminato il tema relativo alla “definizione dei criteri per l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze in Poste Italiane” ed ha “approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef nel capitale di Poste Italiane”.

Ipotesi di cessione del 13%

La vendita della quota – assicura Palazzo Chigi – sarà “tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico“, mentre “le modalità di alienazione tenderanno anche a favorire la tutela dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario“.

Il Mef attualmente detiene una quota del 29,6% di Poste Italiane ed un altro 35% è nel portafoglio della Cassa Depositi e Prestiti. Una “salda” maggioranza di circa il 75% che potrebbe essere ridotta mantenendo sempre il controllo della società che gestisce il servizio postale universale. Secondo le ipotesi circolate nell’ultimo periodo, il Tesoro sarebbe intenzionato a porre sul mercato una quota del 13%, mantenendo comunque una salda maggioranza.

Il Governo ha così materialmente dato il via ad un più ampio piano di dismissioni pubbliche, che nei prossimi mesi vedrà anche la vendita di un 4% in Eni, che varrebbe 2 miliardi di euro. L’operazione però dovrà attendere ancora un po’, perché a società del cane a sei zampe sta al momento completando un piano di buyback azionario (entro aprile), cui sarebbe subordinata la dismissione della quota in capo al Mef. Poi sarà la volta delle Ferrovie dello Stato, società ancora in mano pubblica, per la quale non si esclude neanche una quotazione in Borsa, e di un’altra tranche del pacchetto del 39% di Mps ancora in mano pubblica.

Condividi articolo