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AperturaGoverno Lun 08 gennaio 2024

Ex Ilva: rottura tra governo e Mittal, serve un miliardo per gli impianti

L'incontro a Palazzo Chigi: il gruppo franco-indiano indisponibile a mettere altri soldi. Giovedì prossimo convocati i sindacati Ex Ilva: rottura tra governo e Mittal, serve un miliardo per gli impianti
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Rottura tra governo e ArcelorMittal sul futuro dell’ex Ilva. Con il gruppo socio di Acciaierie d’Italia accanto a Invitalia che si chiama fuori dalla partnership. L’incontro di oggi, lunedì 8 gennaio, che doveva sancire il chiarimento tra le parti dopo mesi di contrasti, ha in realtà formalizzato la distanza del gruppo franco-indiano da ogni volontà di rilancio della partnership con lo Stato italiano per il gruppo dell’acciaio.

La palla ai legali

Per governo e ArcelorMittal si aprono adesso le porte di una complessa controversia legale. Per gli impianti ex Ilva di Taranto, Cornigliano e Novi Ligure, serve un assegno di almeno un miliardo per garantire l’operatività nella prima parte dell’anno. Oltre ai 320 milioni indispensabili per chiudere il bilancio 2023. Soldi pubblici, in attesa che il governo trovi un nuovo partner che sappia dare un futuro al colosso dell’acciaio. 

L’indisponibilità del gruppo

“Nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto – è scritto in una nota di Palazzo Chigi -, la delegazione del Governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Il Governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. Le organizzazioni sindacali saranno convocate dall’esecutivo per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio“.

L’incontro

All’incontro hanno partecipato, per il governo, i ministri Raffaele Fitto (politiche europee), Adolfo Urso (Mimit), Giancarlo Giorgetti (Economia) e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Per ArcelorMittal era presente Aditya Mittal, amministratore delegato del colosso dell’acciaio. L’incontro era iniziato sotto auspici diversi, con il governo che contava su una soluzione della controversia non traumatica con il cambio di maggioranza nel capitale di AdI e una modifica della governance che avrebbe dato più peso ai rappresentanti di Invitalia. Ma la posizione dei Mittal è stata ferma: ad AdI non andrà più un euro. Secondo il gruppo, il governo sarebbe stato inadempiente rispetto agli impegni presi al momento della stipula degli accordi che hanno portato alla nascita di AdI.   

Le ipotesi

A questo il governo ha poche possibilità di manovra per assicurare l’operatività degli impianti. Mandare AdI in amministrazione straordinaria non sembra praticabile: la società di fatto non ha asset  – impianti e dipendenti sono in affitto dall’amministrazione straordinaria di Ilva – e dunque non ha i requisiti per accedere alla procedura. L’altra ipotesi è quella di una dichiarazione d’insolvenza, che farebbe tornare gli asset nella disponibilità della vecchia Ilva, che darebbe la gestione a un nuovo partner industriale. 

 
 
 
 
 
 
 
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