Lobby, il governo ci prova. Parte il tavolo per scrivere la legge
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AperturaGoverno Mer 05 aprile 2023

Lobby, parte il tavolo per scrivere una legge attesa da 20 anni

L'esecutivo punta ad arrivare alla legge sulle lobby entro la fine della primavera 2024. Marchese (Il Chiostro): "Inquadrare la professione" Lobby, parte il tavolo per scrivere una legge attesa da 20 anni parlamento
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La legge sulle lobby

Parte oggi (mercoledì 5 aprile) un tavolo di superesperti, istituito dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, l’onorevole Nazario Pagano di Forza Italia. Diciannove costituzionalisti si confronteranno sulle problematiche legate innanzitutto alla definizione del perimetro di attività delle lobby, sui limiti e sul conflitto d’interessi. Obiettivo: scrivere una legge attesa da vent’anni.

La partita è estremamente delicata

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Angela Marchese, presidente dell’associazione Il Chiostro

Passa innanzitutto per l’inquadramento professionale e la formazione. “Il rappresentante di interessi è un tecnico con competenze che spaziano tra una varietà di materie socio-politiche, economiche, giuridiche e numerose altre” spiega Angela Marchese, presidente dell’associazione di lobbisti Il Chiostro.

Non a caso anche nel precedente governo erano stati presentati diversi disegni di legge. La speranza era di arrivare a un testo prima della fine della legislatura. Ma poi le cose sono andate diversamente. E ora si riparte con l’esecutivo di Giorgia Meloni.

Intanto però il settore non sta con le mani in mano

Il Chiostro ha siglato una convenzione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale di Sapienza (Università di Roma) per avviare alta formazione. “L’accesso alla professione richiede competenze specifiche” riprende l’esperta. “La rappresentanza di interessi è una materia a sé che incorpora conoscenze diverse. Non si tratta certamente di comunicazione né tanto meno di marketing” aggiunge Marchese che da tempo si batte anche contro le poltrone girevoli che non danno trasparenza alla professione.

L’argomento non è da poco. Basti pensare che in Italia non esiste, in camera di commercio, neanche un codice Ateco esclusivo per l’attività di rappresentanza di interessi. In pratica, il lobbying viene mescolato ad altre attività senza dargli una chiara dimensione giuridica e professionale. Eppure sul mercato italiano sono attivi circa 3mila lobbisti riconosciuti con aziende anche di un certo spessore e alcune di queste con fatturati che superano le decine di milioni di euro.

E’ un’attività  importante su cui si appoggiano anche i gruppi stranieri che spesso e volentieri non riescono ad interpretare né le leggi né le dinamiche del nostro Paese e hanno necessità di identificare professionisti qualificati che li rappresentino presso le istituzioni sulle tematiche di loro interesse. “Tutto si muove nella trasparenza e nella legalità. Certo sarebbe tutto più facile con un inquadramento professionale chiaro, oltre ad una legge sul conflitto d’interesse e contro il revolving doors fra istituzioni e attività di lobby”.

A questo punto della storia, il nuovo tavolo voluto da Pagano lascia però ben sperare

Dopo la prima riunione, i diciannove studiosi saranno divisi in tre gruppi, tra “comparatisti”, per “la ricognizione della normativa esistente” e per le “prospettive di riforma”. Dal confronto si spera si possa arrivare alla definizione di una normativa nazionale per la regolamentazione del sistema della rappresentanza di interessi. I tempi? Questa volta si spera brevi. Entro la prossima primavera.

Certo le resistenze sono ancora elevate. “Siamo sulla buona strada. L’indagine coniscitiva avviata in prima Commissione, è un fattore positivo. Dal canto nostro, porteremo la nostra esperienza  concentrandoci soprattutto sulla necessità di accesso alla professione con una formazione di base specifica e sull’avere poche regole ma chiare e uguali per tutti” conclude la presidente de Il Chiostro. Così anche l’Italia potrà finalmente avere il suo quadro regolamentare.

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