Case green, approvata la direttiva: cosa cambia entro il 2030
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AperturaImmobiliare Ven 12 aprile 2024

Case green, approvata la direttiva: cosa cambia. Per l'Italia conto da 270 miliardi

La Casa green incassa il sì definitivo del Consiglio Ue, con il voto contrario dell'Italia insieme all'Ungheria. Case green, approvata la direttiva: cosa cambia. Per l'Italia conto da 270 miliardi
Redazione Verità&Affari
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Una direttiva dai vincoli più soft rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, che concede maggiore flessibilità ai singoli Paesi per le ristrutturazioni. Ma che va nella direzione di prevedere requisiti più stringenti di efficienza per gli immobili e zero emissioni per le case nuove. La Casa green incassa il sì definitivo del Consiglio Ue, con il voto contrario dell’Italia insieme all’Ungheria.
“È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”, ha dichiarato il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.

Secondo le nuove norme, entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, ed entro il 2050 il patrimonio edilizio dell’Ue dovrebbe essere trasformato in uno stock a emissioni zero. Per gli edifici non residenziali, la direttiva rivista introduce standard minimi di prestazione energetica, garantendo che non superino la quantità massima specificata di energia primaria o finale che possono utilizzare per metro quadrato ogni anno. A preoccupare è soprattutto il conto da 270 miliardi di euro per gli immobili. La stima l’ha fatta il Centro studi di Unimpresa, alla luce delle nuove regole contenute nella direttiva Case green secondo le quali entro il 2050 tutte le case in Europa dovranno essere a impatto ambientale zero. Su quasi 12,5 milioni di unità totali, sono oltre 7,6 milioni (61%) gli immobili italiani classificati nelle peggiori classi energetiche, ovvero F e G, quindi rientranti fra quelli che, sulla base delle nuove regole europee, dovranno essere riqualificati, con importanti investimenti a carico di famiglie e imprese. La spesa per ristrutturare tre abitazioni su cinque – si legge nel comunicato di Unimpresa – quelle che non rispettano i parametri della direttiva Ue, si attesta a circa 270 miliardi, calcolata considerando un investimento che oscilla, per ciascun immobile dai 20mila euro ai 55mila euro.

“Questo provvedimento dimostra come l’Unione europea non guardi agli interessi complessivi, ma operi molto frequentemente sulla base di ideologie. Con il risultato che alcuni paesi risultano avvantaggiati e altri, come l’Italia, ma anche la Spagna, la Grecia e il Portogallo, arrancano e pagano un conto molto salato – commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara -. Serve un ripensamento, soprattutto determinazione da parte dei partiti italiani e di quelli che rappresentano i paesi europei più danneggiati dalle nuove norme. I governi hanno due anni di tempo per attuare nei rispettivi ordinamenti questa follia normativa dell’Ue e a giugno si insedierà, dopo le elezioni, il nuovo Parlamento europeo. Esiste lo spazio teorico, dunque, ma va riempito con la volontà politica, di cambiare le regole perché stavolta si corre il rischio di danneggiare seriamente l’economia italiana”.

Ecco i principali punto del testo:

Edifici nuovi

A partire dal 2030, tutti gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero. Per quelli di proprietà pubblica, la scadenza è anticipata al 2028.

Ristrutturazioni

Abbandonata l’idea delle classi energetiche armonizzate, si stabilisce che entro il 2030 almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato, con un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% per le case entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Questo richiederà interventi come l’installazione di cappotti termici, la sostituzione degli infissi e l’adozione di caldaie a condensazione e pannelli solari.

Pannelli Solari

L’obbligo di installare pannelli solari riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo dal 2026 al 2030. Inoltre, dovranno essere implementate strategie nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.

Caldaie a Gas

I Paesi avranno tempo fino al 2040 per eliminare le caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 saranno aboliti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili, incoraggiando invece il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili.

Flessibilità e esenzioni

Saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo di efficienza le misure di ristrutturazione adottate dal 2020, mentre saranno previste esenzioni per edifici storici, agricoli, luoghi di culto e immobili a uso militare.

Entrata in vigore e Piani nazionali

L’accordo dovrà essere confermato dai governi nazionali e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entrando in vigore venti giorni più tardi. I Paesi avranno due anni di tempo per presentare a Bruxelles i loro piani nazionali per centrare gli obiettivi di efficientamento.

Investimenti

Si prevede che saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui entro il 2030 per la svolta energetica del parco immobiliare, con la possibilità di attingere ai fondi Ue per sostenere questa trasformazione.

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