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ImpreseIn evidenza Gio 13 aprile 2023

Sanità privata, redditività in calo ma ricavi sopra i livelli pre-crisi

Secondo un report dell'Area studi di Mediobanca la sanità privata ha registrato una redditività in calo ma ricavi sopra i livelli pre-crisi Sanità privata, redditività in calo ma ricavi sopra i livelli pre-crisi
Redazione Verità&Affari
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Sanità privata, redditività in calo ma ricavi sopra livelli pre-crisi

(Teleborsa) – Le strutture sanitarie operanti in Italia erano 28.980 nel 2021 (57% private e 43% pubbliche), in crescita di 2.898 unità sul 2010, cumulo dell’aumento dei presidi privati (+2.519 unità) e pubblici (+379). Circa la tipologia assistenziale, presentano un saldo negativo sia quella ospedaliera (-170 unità) che la specialistica ambulatoriale (-857), con quest’ultima oggetto di un importante consolidamento nel decennio. Per contro, l’assistenza territoriale residenziale (dalle RSA ai centri specializzati in Alzheimer o altre patologie) è cresciuta di 1.831 unità, mentre l’altra assistenza territoriale di 1.550. È quanto emerge da un nuovo report dell’Area Studi Mediobanca sul tema.

Gli analisti sottolineano che il settore delle residenze sanitarie assistite (RSA) è ampiamente parcellizzato, con la prevalenza di operatori di piccole dimensioni e ampia presenza di strutture gestite da Onlus, Cooperative ed enti ecclesiastici. In Italia la classifica per numero di posti letto vede sul podio Segesta (Gruppo Korian) con 7 mila posti (dati stimati), seguita da KOS (Gruppo Cir) con 6.200 posti e da S.O. Holding con circa 5.600.

Chi sono i big in Italia

Escludendo le società consortili, il report ha individuato 28 player privati attivi nell’assistenza ospedaliera e distrettuale con fatturato individuale superiori a 100 milioni di euro nel 2021. Tra questi, 19 sono specializzati nell’assistenza ospedaliera, tre nella gestione di RSA (KOS, Segesta e S.O. Holding), tre nella diagnostica medica (Cerba Healthcare Italia, Synlab e C.D.I.) e tre nella riabilitazione funzionale (Don Gnocchi, Istituti Clinici Scientifici Maugeri e il San Raffaele di Roma).

Al primo posto per ricavi si colloca Papiniano (1.633 mln, holding del Gruppo Ospedaliero San Donato e Ospedale San Raffaele di Milano) che precede Humanitas (1.084 mln), GVM – Gruppo Villa Maria (798 mln), Policlinico Universitario A. Gemelli (787 mln) e KOS (660 mln).

Diversificazione geografica ed estero

La diversificazione geografica più ampia spetta a KOS, S.O. Holding e Don Gnocchi, presenti in almeno nove regioni italiane, seppur con maggiore radicamento al Nord. Tra le ospedaliere si distinguono GVM e Gruppo Garofalo con attività, rispettivamente, in nove e otto regioni. Papiniano e Humanitas sono invece concentrati in Lombardia, con il primo attivo anche in Emilia-Romagna, dove sviluppa il 5,1% dei ricavi, e il secondo presente anche in Piemonte e Sicilia dove genera il 21% circa del fatturato.

Solo otto tra gli operatori selezionati gestiscono strutture oltreconfine, trattandosi per lo più di presenze marginali. Fanno eccezione GVM, con 13 presidi esteri (di cui uno in Ucraina e uno in Russia) che realizzano il 14% dei ricavi nel 2021, e KOS con 47 RSA in Germania responsabili del 27% del fatturato totale.

Il regime d’accreditamento

La ripartizione delle attività tra regime d’accreditamento e solvenza evidenzia una situazione variegata tra gli operatori. Nel 2021 l’incidenza minima dell’accreditamento è segnata da C.D.I. i cui servizi di diagnostica sono in massima parte intermediati da fondi integrativi e assicurazioni (41,8% dei ricavi complessivi), da privati (22,4%) e da aziende (11,4%). Tra gli altri player le spese dei solventi registrano una maggiore incidenza per KOS (36%) e IEO (35,4%), mentre il San Raffaele di Roma genera il 94% dei ricavi in accreditamento.

Il giro d’affari

Nel 2021 i ricavi aggregati dei 24 operatori per i quali sono disponibili i bilanci analitici completi sono stati pari a 8,8 miliardi di euro, in crescita del 15,2% sul 2020 e del 6,3% sul 2019. Queste variazioni seguono il calo annuo del 7,8% nel 2020, dipeso dalla sospensione parziale delle attività sanitarie e dal differimento delle ospedalizzazioni programmate non urgenti. Il superamento dei livelli pre-crisi non è stato tuttavia generalizzato: i ricavi sono saliti del 6,7% per gli operatori ospedalieri e del 44,1% per la diagnostica, mentre la ripresa non si è concretizzata per i player della riabilitazione (-0,3% sul 2019) e per i gestori di RSA (-0,2%).

Il valore aggregato della forza lavoro è aumentato del 4,5% nel triennio 2019-2021, sfiorando le 72 mila unità nel 2021. I numerosi bandi di assunzione indetti dalle ASL durante la pandemia hanno causato, tra gli operatori privati, una carenza di personale medico e paramedico. Il costo del lavoro aggregato dei maggiori operatori privati è così aumentato del 13,6% nel triennio, in virtù dell’ampio ricorso a personale interinale e all’erogazione di compensi aggiuntivi volti a trattenere i sanitari rispetto alle più allettanti offerte del settore pubblico.

La redditività è in recupero, ma ancora inferiore ai livelli pre-pandemici: le misure di contrasto all’epidemia hanno causato un sensibile aumento dei costi di produzione, solo in parte coperti dai ristori previsti da apposite normative emergenziali. L’ebit margin aggregato è così risultato negativo nel 2020 (-0,6%), ma l’intensa campagna vaccinale e la minor virulenza del Covid-19 hanno consentito il recupero dell’attività clinica e il miglioramento dell’EBIT margin salito al 3,7% nel 2021, seppur ancora inferiore al 6,0% del 2019.

A livello di singola società, cinque gruppi chiudono in rosso il 2021, rispetto ai dieci nel 2020. Il ROE aggregato è in riduzione dal 7,2% del 2019 al 4,1% del 2021. I valori più elevati sono quelli di Humanitas (17,2%), della molisana Pro.Med (16,6%) e del San Raffaele di Roma (12,6%).

La struttura patrimoniale nel 2021 permane complessivamente solida, con i debiti finanziari al 107,7% dei mezzi propri (111,4% nel 2019). Rimangono particolarmente elevate le disponibilità liquide che superano quota 1,8mld a fine 2021, pari al 39% dell’indebitamento finanziario. Le posizioni più solide sono quelle dei gruppi IEO, Auxologico Italiano, C.D.I., Salus, Istituto Don Calabria e Humanitas, con debiti finanziari pressoché assenti per il primo e inferiori al 30% del patrimonio netto per gli altri

Le aspettative per il settore

La fine dello stato di emergenza sanitaria nel marzo 2022 e la contestuale riduzione delle limitazioni che hanno contraddistinto il biennio 2020-2021 hanno comportato una progressiva ripresa delle attività del settore sanitario e il contestuale recupero delle liste d’attesa accumulate durante il periodo pandemico. Le prime evidenze per il 2022 consentono di stimare una crescita del giro d’affari a livello aggregato dei maggiori operatori sanitari privati nell’ordine del 4% sul 2021, peraltro non generalizzabile a tutti i comparti: è il caso del settore delle residenze sanitarie assistite per le quali si stima un ritorno alla saturazione dei posti letto sui livelli pre-Covid non prima del 2025.

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