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GovernoIn evidenza Lun 19 dicembre 2022

Manovra, tanti i nodi da sciogliere. E torna lo spettro dell'esercizio provvisorio come nel 1988

Tremila emendamenti e l'opposizione che fa ostruzionismo. Ma il governo è ottimista. La Russa: "chiuderemo tutto nei tempi" Manovra, tanti i nodi da sciogliere. E torna lo spettro dell'esercizio provvisorio come nel 1988 Il presidente del Senato, Ignazio La Russa
Redazione Verità&Affari
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Tremila emendamenti, 600 solo quelli che vengono dalla maggioranza

Il governo di Giorgia Meloni spinge per chiudere la partita della manovra a stretto giro. Ma aleggia lo spettro del ricorso all’esercizio provvisorio che scatterebbe nel caso in cui il teso non fosse licenziato entro il 31 dicembre. Al momento, il livello di conflittualità è elevato e il confronto procede decisamente a rilento. Ma nella maggioranza c’è ottimismo.

“Siamo nei tempi previsti, se nessuno pensa di dover esaminare la manovra con l’intento di danneggiarne il percorso, invece che con il corretto intento di valutarla, modificarla e pure cambiarla, come è giusto. Ma penso che nessuno voglia questo, non ho alcun timore riguardo ai tempi, penso che prima del 30 concluderemo i lavori” ha dichiarato il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Sono convinto che tutto finirà nella norma, che vuol dire anche con contrasto e polemiche accettabili, ma senza pregiudizi per il testo” ha aggiunto.

Allo stato attuale si prevede lo slittamento a dopo Natale per il voto finale del testo emendato alla Camera e successivamente al Senato a ridosso di Capodanno. E’ evidente quindi che un qualsiasi intoppo porterebbe dritti verso l’esercizio provvisorio che può durare al massimo quattro mesi.

Ma quali sono le conseguenze dell’esercizio provvisorio?

Nel caso in cui si sfori la scadenza di fine anno per il via libera alla manovra, scatta la gestione della spesa pubblica per dodicesimi, ovvero ogni mese si può utilizzare al massimo un dodicesimo delle poste iscritte nei capitoli del progetto di bilancio. Fanno eccezione, naturalmente, i pagamenti di pensioni e stipendi. E’ evidente che una situazione simile toglie margini di manovra all’esecutivo e non è certamente auspicabile nel momento in cui si attende anche una nuova tranche del Pnrr da 19 miliardi. A patto che vengano centrati i 20 obiettivi mancanti entro dicembre.  

Per 33 volte i governi italiani non hanno rispettato la scadenza del 31 dicembre

Non sarebbe la prima volta che un governo italiano sfora i tempi di approvazione. E’ già successo 33 volte. In verità, ai tempi della Prima Repubblica, il ricorso all’esercizio provvisorio era quasi una prassi. Tanto che nel 1969 fece notizia la manovra approvata nei termini con il democristiano Mariano Rumor. Successivamente, il ricorso all’esercizio provvisorio si è via via ridotto anche per effetto dei vincoli imposti da Bruxelles. L’ultima occasione in cui venne utilizzato fu il 1998 con il democristiano Giovanni Goria

Il testo è stato redatto in tempi record

Mai prima nella storia del Paese erano state indette votazioni politiche in autunno come è accaduto per l’ultima tornata elettorale. La motivazione sta proprio nei tempi ristretti per arrivare al via libera della manovra entro il 31 dicembre. L’esecutivo è riuscito a licenziare il testo in tempi record. Il governo si è infatti insediato ad ottobre ed ha avuto circa un mese e mezzo per mettere a punto il testo che prevede un intervento da 35 miliardi di cui 21 destinati a tamponare la crisi energetica di famiglie e imprese. 

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