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In evidenza Mar 07 febbraio 2023

Tim, il Financial Times spinge l'offerta Kkr, Cdp prepara le munizioni

Cdp starebbe sondando altri fondi oltre a Macquarie per preparare un rilancio sulla rete: si fanno i nomi di Gip, Brookfield e Blackstone Tim, il Financial Times spinge l'offerta Kkr, Cdp prepara le munizioni PER GOOGLE CLOUD EVENTO DI LANCIO DELLA CLOUD REGION DI MILANO E TORINO, STAND, TIM
Redazione Verità&Affari
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L’endorsement del Financial Times

Invoca una svolta per Tim. E considera l’offerta del fondo Usa Kkr per la rete – della quale peraltro non si conoscono ancora i dettagli – un’offerta che merita di essere valutata. L’endorsement pro Kkr arriva dalla severa Lex Column del Financial Times che spinge per una soluzione di mercato. Per Tim, stretta tra debito e la necessità di investire sulla fibra, “è il momento di cambiare”, per questo motivo secondo il quotidiano inglese l’offerta da 20 miliardi di Kkr “merita di essere considerata con attenzione” sia dal consiglio di amministrazione di Tim che si riunirà il prossimo 24 febbraio che dal Governo. 

Tim, il silenzio di Vivendi parla americano

E a dir il vero il governo non ha chiuso le porte al private equity. Certo, probabilmente non tutti nell’esecutivo Meloni hanno la stessa posizione sul tema, ma di certo le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non sono di chiusura totale.  “Credo che non potremo giudicare l’offerta di Kkr – che per altro ancora non conosciamo dettagliatamente – esclusivamente secondo i principi di redditività o profitto perché la rete è un’infrastruttura strategica per il Paese ed è in questo aspetto che bisogna capire come vengano garantiti gli interessi generali”. Le parole del titolare del Mef richiamano alla necessità di tutelare l’occupazione (Tim conta su circa 42 mila dipendenti) in primis ma anche come ovvio sulla tutela della rete che è considerato un asset strategico.

Il nodo della governance

Tutto sta a capire se c’è la possibilità di dare queste garanzie lasciando la maggioranza a Kkr e facendo entrare in minoranza con poteri rafforzati di governance una controllata del Tesoro (probabilmente non Cdp). Poi c’è la questione rilancio. Tutto sembra pronto (ma non è la prima volta) per la controfferta di Cassa Depositi e Prestiti. Dal Cda di Cassa del 23 febbraio che precede di un giorno quello di Tim potrebbe arrivare il via libera a una proposta che per essere concorrenziale con quella di Kkr dovrebbe risolvere i problemi Antitrust. Cdp infatti, oltre a essere secondo azionista di Tim con una quota di poco inferiore al 10% è anche primo azionista di Open Fiber, ha il 60% della società che si occupa della realizzazione dell’infrastruttura in fibra FTTH, mentre il restante 40% fa capo agli australiani di Macquarie. Da quanto si capisce, Kkr mette sul piatto circa 20 miliardi (escludendo le clausole di earn out) per un perimetro che esclude il backbone, la dorsale della rete che da sola viene valutata non meno di 3 miliardi. 

Dove prende i soldi Cdp?

Con quali soldi? Data per scontata la partecipazione di Macquarie (anche se bisognerà far digerire agli investitori la necessità di mettere dei soldi in una rete che è in concorrenza con la società nella quale hanno già investito) sembra che la società controllata dal Mef stia sondando altri fondi. Si è parlato di Gip (che in Italia controlla Italo) e di Brookfield, mentre oggi il Sole 24 Ore rilancia l’ipotesi Blackstone. 

Tutta benzina per il motore del titolo che ovviamente tifa per un rilancio che comporterebbe una maggior valutazione della società. Anche oggi Tim apre in territorio positivo di mezzo punto percentuale e prosegue con il segno fino a metà giornata quando guadagna circa due punti e mezzo.     

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